Il mandato di cattura europeo ci sara’… ma forse e’ meglio cosi’! |
|
|
|
Scritto da di John Kleeves,Italicum
|
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00 |
Il 29 ottobre 2003, il Presidente della Repubblica Ciampi, parlando al Consiglio Superiore della Magistratura, ha detto che il mandato di cattura europeo “ deve essere in armonia con i diritti della persona, garantiti dalla nostra Costituzione".
Questa affermazione, scandita immagino coi soliti toni enfatici cui ci ha abituato questo personaggio, è falsamente rassicurante. A mio avviso, anzi, ci annuncia a lettere piuttosto chiare che sta arrivando il peggio. Per due motivi. Il primo è che evidentemente Ciampi il mandato di cattura europeo lo da per scontato. Non ha detto se questo mandato ci debba essere o no ; ha detto - direttamente, senza premesse e senza distinguo - come deve essere : lo ha trattato dunque come un acquisto già deciso, giusto sul cui prezzo magari si potrà tentare di risparmiare. Come sapete l’adozione del mandato di cattura europeo sinora è stato bloccato in sede comunitaria proprio e solo dall’Italia, per volontà della Lega e del suo ministro della Giustizia Castelli, ma la questione è stata posta nell’agenda del Parlamento: ebbene, Ciampi ci ha appena detto che il Parlamento sconfesserà l’opposizione di Castelli e della Lega ed approverà il mandato di cattura europeo, permettendone così l’adozione pratica e ufficiale in tutta la Comunità. Il secondo motivo di preoccupazione è che ricordiamo tutti le parole pronunciate dallo stesso Ciampi ad Asti il 3 aprile scorso: “nessun soldato italiano è andato né andrà in Iraq “. Così disse, naturalmente con quel suo solito tono super enfatico, pontificale, e però ora di soldati italiani in Iraq ce ne sono 1.200, agli ordini dei polacchi (a loro volta - si intende - agli ordini degli statunitensi). Ciò considerato, io direi che il futuro può essere dato per certo : il nostro Parlamento darà il via libera al mandato di cattura europeo e la Costituzione italiana altro che non essere rispettata : sarà fatta in mille pezzi, polverizzata. A questo punto sembrerebbe d’obbligo disperarsi, e fra un ciuffo e l’altro di capelli strappati fare il drammatico annuncio, tipo questo: Popolo ! Nell’Unione Europea, e quindi in Italia e in tutto il resto dell’Europa, sia occidentale che orientale con l’esclusione - ironia della sorte ! - della sola Russia, sta per arrivare la fine dello Stato di diritto, la fine di ogni libertà politica, di parola, di espressione, di stampa, sta per arrivare la repressione del dissenso e la deportazione degli oppositori, l’incubo di ogni democratico sta per divenire realtà, il regime del Terrore sta per cadere su di noi ! Ma non lo faccio un annuncio del genere. Perché in Europa, certamente non in quella orientale ma neanche in quella occidentale, lo Stato di diritto e tutte quelle libertà non ci sono mai state. Prendiamo l’Italia, proprio quella che dopo il 1945 è stata e continua a essere pubblicamente osannata come “democratica”. Stato di diritto ? Libertà di parola-espressione-stampa ? Libertà di opposizione politica ? Quando mai ! Sono sempre state parole, declamazioni, prolusioni accademiche, tromboneschi discorsi “ a reti unificate “, teorie di biblioteca e temi di liceo classico, veri sogni forse per qualcuno e concrete aspirazioni per qualche altro povero ingenuo, ma non fatti concreti ; fantasmi inutilmente ancorché indefessamente evocati, non
|
Eurasia: Continente autarchico! |
|
|
|
Scritto da Stefano Vernole
|
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00 |
Non è un’utopia, ma lo confermano i freddi dati economici; per scongiurare tale eventualità, che metterebbe la parola fine alla globalizzazione capitalistica, i moloch del libero mercato stanno correndo ai ripari.
Che l’Eurasia possa divenire un continente autarchico non è un’utopia, ma lo confermano i freddi dati economici; per scongiurare tale eventualità, che metterebbe la parola fine alla globalizzazione capitalistica, i moloch del libero mercato stanno correndo ai ripari.Peraltro, l’Eurasia è l’unico blocco potenziale che negli ultimi 25 anni abbia ridotto i consumi di petrolio a vantaggio di altre fonti energetiche, idrogeno, energia solare … e con il protocollo di Kyoto abbia almeno ipotizzato la possibilità di uno sviluppo economico alternativo. Analizzando le stime accertate per quanto riguarda le riserve di greggio, gas naturale e carbone, possiamo facilmente comprendere gli scopi delle guerre statunitensi contro Afghanistan e Iraq: un disperato tentativo di accaparrarsi immensi giacimenti di materie prime, evitare un declino ormai irreversibile e mantenere uno stile di vita insostenibile (36,1% di emissioni di anidride carbonica nel mondo, a fronte di una popolazione del 4% circa dell’intero pianeta).
Ma lasciamo parlare le cifre. (1)
Il 65,4% delle riserve petrolifere accertate alla fine del 2002 si trovano in Medio Oriente, il 9,4% in Sudamerica e solo il 4,8% in America settentrionale; 8 milioni di barili di greggio vengono estratti ogni giorno in Arabia Saudita, 7,8 in Russia, 5,8 negli USA, 3,5 in Iran, 3,3 in Cina, 3,05 in Messico.
* Riserve di greggio (accertate al 2002 in miliardi di barili): Asia del Pacifico: 38,7 Nord America: 49,9
Africa: 97,5
Eurasia: 97,5
Sud e Centro America: 98,6
Medio Oriente: 685,6
* Giacimenti di gas naturale (accertati al 2002, in migliaia di miliardi di
m3):
Sud e Centro America: 7,08
Nord America: 7,15
Africa: 11,84
Asia del Pacifico: 12,61
Medio Oriente: 56,06
Eurasia: 61,04
* Disponibilità di carbone (accertate al 2002 in miliardi di tonnellate) Medio Oriente: 1,7 Sud e Centro America: 21,8
Africa: 55,4
Nord America: 257,8
Asia del Pacifico: 292,5
Eurasia: 355,4
Ricapitolando, l’Eurasia possiede il doppio delle riserve di greggio degli Stati Uniti (la cui supremazia è ancora schiacciantemente detenuta dal Medio Oriente), è superiore di nove volte per quanto riguarda i giacimenti di gas naturale rispetto a quelli nordamericani e ha disponibilità di carbone per oltre 1/3 maggiore.
Teniamo inoltre presente che -in base agli scenari individuati dai ricercatori della multinazionale Royal Dutch Shell- si assisterà nei prossimi anni a una vera e propria corsa verso il gas naturale -risorsa della quale la Russia è ricchissima-; entro il 2010, esso sostituirà il carbone (che oggi costituisce il 24% della produzione d’energia primaria nel mondo), entro il 2020 il petrolio (ora al 35%).
Se teniamo presente la disponibilità manifestata da vari paesi arabi di vendere il proprio petrolio in euro (Iraq -poi aggredito- Libia, ma anche paesi dell’OPEC e Russia), riusciamo a immaginare facilmente perché oggi gli Stati Uniti stiano giocando allo «scontro di civiltà» e di quale portata sia il tradimento operato da quelle classi dirigenti europee che insistono a mantenerci legati al carro di Washington.
Una sovranità limitata che la nazione italiana paga in modo particolare; nel maggio 1994 viene completamente liberalizzato il prezzo dei prodotti petroliferi, dopo un lungo periodo nel quale esso veniva stabilito dal governo attraverso il CIP (Comitato interministeriale prezzi). Premesso che il prezzo del petrolio incide in minima parte sul prezzo finale e che il 68% di quello di un litro di carburante è costituito da gravame fiscale che finisce nelle casse dello Stato, bisogna ricordare che rincari o ribassi del restante 32% segue l’andamento di logiche particolari, spesso legate al rapporto domanda-offerta ma che hanno in linea di massima origine negli Stati Uniti (che dominano il mercato mondiale |
Pasta geneticamente modificata |
|
|
|
Scritto da Normanno.com
|
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00 |
Dal 19 aprile diventa obbligatoria l'etichettatura con l'indicazione del contenuto degli OGM su circa 30mila prodotti alimentari e sui mangimi, qualora la concentrazione sia superiore allo 0,9%.  Pochi sanno pero' che- come sostiene Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc (Associazione degli utenti e dei consumatori) - da oltre vent'anni ci nutriamo quotidianamente con pasta geneticamente mutata proveniente da una varieta' di grano duro, il Creso, ottenuto presso il Centro di studi nucleari della Casaccia (Roma).
Il grano duro Creso e' stato ottenuto da un incrocio tra una varieta' messicana, la Cymmit, e una italiana, la Cappelli, la quale e' stata precedentemente sottoposta a bombardamento con raggi X: insomma Cymmit piu' il mutante di Cappelli Cp B144.
Ovviamente il nostro piatto di pastasciutta non emette radiazioni, ma l'informazione che la pasta che compriamo e' fatta di grano duro Creso non e' scritta su nessuna confezione, obbligo che invece scatta per i prodotti che contengono OGM (organismi geneticamente modificati) in quantita' superiore allo 0,9%.
Si può discettare sulla differenza tra organismi geneticamente modificati o mutati: si tratta in ogni caso di cambiamenti nella struttura del DNA dell'organismo preso in considerazione.
Che il consumatore sia informato e' diritto inalienabile e, proprio perche' tale, dovrebbe coinvolgere tutti i prodotti che hanno visto modificare la propria originaria struttura genetica. |
Scritto da P.E. Cicerone (L'Espresso)
|
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00 |
Le autorità sanitarie degli Stati Uniti danno il via libera al consumo di animali duplicati. Sono come gli altri, dicono. I consumatori insorgono.  Sono hamburger da cento dollari l'uno, quelli che potrebbero arrivare tra poco sulle nostre tavole. È il prezzo della carne di animali clonati. Che l'Fda, l'organismo americano che tutela la sicurezza alimentare, sta per mettere sul mercato, insieme al latte da loro prodotto. Per ora è stata diffusa una dichiarazione preliminare da cui risulta che questi prodotti sono da considerarsi sicuri, rinviando alla prossima primavera le normative sull'etichettatura delle bistecche clonate. Normative che potrebbero anche non arrivare, se l'Fda confermasse il punto di vista espresso finora. E cioè che non è necessario informare i consumatori dell'origine di ciò che stanno acquistando, dato che gli animali clonati (e il loro latte ) sono uguali a quelli prodotti con metodi naturali. O almeno, la precisazione è d'obbligo, naturali quanto ci si può aspettare da animali di allevamento, quasi tutti figli della fecondazione artificiale, generati da sperma congelato di pochi maschi iperselezionati e da ovociti di mucche già macellate da impiantare poi in una fattrice, oppure da femmine di cui è stata sincronizzata chimicamente la fase dell'ovulazione per rendere più economico ed efficiente il processo riproduttivo. La clonazione dunque non è che il punto di arrivo di un processo avviato anni fa. "Per la precisione, quella di cui si sta discutendo ora è la clonazione da cellule somatiche di individui adulti", spiega Cesare Galli, docente all'Università di Bologna e direttore del Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione di Cremona dove sono nati il toro Galileo e altri animali clonati. Esiste poi la clonazione da cellule embrionali, già diffusa senza troppo clamore alla fine degli anni '80, quando negli Stati Uniti c'erano aziende come la Granada Corporation o l'American Breeder Service che puntavano su questo nuovo business. "Di questi animali ce ne sono ancora in circolazione, in Giappone la carne di manzo clonato è sul mercato da dieci anni", sostiene Galli. Ma oggi gli allevatori preferiscono pensare di poter sfruttare in eterno le copie dei loro animali più belli e redditizi. "La tecnica è sostanzialmente la stessa, ma piuttosto che utilizzare le cellule di un embrione, di cui non si conosce la riuscita, si preferisce prenderle dal corpo di individui adulti scelti per le loro caratteristiche", spiega Galli. O addirittura da bistecche, come hanno fatto nel 2002 i ricercatori dell'Università della Georgia insieme a Prolinia, un azienda specializzata in clonazione: per la buona ragione che certe informazioni sulla qualità della carne si ottengono solo dopo la macellazione. L'autorizzazione dell'Fda è arrivata dopo più di due anni di indagini e polemiche, quando già nel 2002 la National Academy of Sciences americana aveva decretato sicure le carni degli animali clonati. Per ora si tratta di una decisione limitata, che riguarda solo cloni convenzionali, anche se la clonazione è uno dei metodi con il quale potrebbero essere prodotti animali transgenici. La Fda ha comunque ammesso di aver bisogno di nuovi dati, visto che quelli disponibili sono scarsi e riguardano quasi solo i bovini. E mentre i pochi produttori già in possesso di bovini clonati (negli Stati Uniti dovrebbe essercene qualche centinaio, molti dei quali però nati da clonazione embrionale) da anni buttano tonnellate di latte e congelano decine di provette di seme, in attesa di tempi migliori, la parziale apertura alle carni clonate annunciata a fine ottobre è bastata a scatenare le polemiche. Creando un'inedita alleanza tra movimenti dei consumatori, ricercatori prudenti che invocano il principio di precauzione e animalisti preoccupati del benessere degli animali. "La clonazione è ammissibile in un'ottica riduzionista che considera gli animali esseri senz'anima, macchine per produrre carne o latte", dice la Humane society americana. Molte preoccupazioni nascono dalla diffusione di |
Comunione e Liberazione - il Meeting dell'americanizzazione? cronaca di una svolta cruciale |
|
|
|
Scritto da G. Vinciguerra
|
Giovedì 22 Aprile 2004 01:00 |
Il contenuto del Meeting è costantemente cambiato nel corso degli anni, riflettendo gli spostamenti dei promotori, e gli ultimi accostamenti, sia culturali che politici, puzzano di pesce.  da: www.indentitàeuropea.org
I promotori fanno acrobazie veramente ammirevoli per spiegare che in realtà la Manifestazione riflette una preoccupazione innanzitutto educativa con grandi ed obbligati riferimenti al "senso religioso" giussaniano, ma sempre più si constata che c’è dell’altro, in quantità sempre maggiore, e questo altro francamente ci piace sempre di menoIl Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini, che da vent’anni e passa si raduna nell’agosto canicolare della Riviera, in Italia è come la Mamma: non se ne può parlar che bene. Grande prova di forza organizzativa annuale di (una volta) Comunione e Liberazione - (a suo tempo) Movimento Popolare - (ed ora) Compagnia delle Opere, tradizionale vetrina d’estate per tutti i Governi e le opposizioni che in Italia si sono succedute negli ultimi decenni, da quando c’è il governo Berlusconi bis è anche un catalogo ragionato degli Enti locali di centro-destra italiani, che con efficacia prussiana vengono tassati per finanziare la manifestazione in cambio di una fila interminabile di stands tristissimi che diffondono montagne di dèpliant turistici ad un pubblico che è lì per tutt’altro. Ma si tratta di una manifestazione che costa milioni di Euro, e qualcuno deve pure pagarla. Bruciato il dovuto grano di incenso alle dimensioni e all’efficacia della macchina, rimane da guardare alla sua direzione e al suo contenuto. E qui oseremo dire qualcosa di politicamente scorrettissimo, soprattutto all’interno di una maggioranza di centro-destra dove si deve andare d’amore e d’accordo sennò il capofila si incazza: il contenuto del Meeting è costantemente cambiato nel corso degli anni, riflettendo gli spostamenti dei promotori, e gli ultimi accostamenti, sia culturali che politici, puzzano di pesce. I promotori fanno acrobazie veramente ammirevoli per spiegare che in realtà la Manifestazione riflette una preoccupazione innanzitutto educativa con grandi ed obbligati riferimenti al "senso religioso" giussaniano, ma sempre più si constata che c’è dell’altro, in quantità sempre maggiore, e questo altro francamente ci piace sempre di meno.Il primo dato che ci ha colpito scorrendo il Programma del Meeting 2003 è la sproporzione della presenza della Compagnia delle Opere, dilagante oltre ogni limite: nata come aggregazione delle iniziative economiche promosse dall’ambiente dell’ex-Movimento Popolare è oggi la vera padrona del Meeting. Ha gestito direttamente (a proprio nome) tre cicli di incontri che hanno occupato le sale e gli orari migliori della settimana, ed ha svolto un ruolo discreto ma ferreo nel scegliere e pilotare tutte le altre iniziative interne alla settimana del Meeting: per cui il Meeting gode della curiosa caratteristica di essere fatto in Romagna ma pensato e gestito dalla Lombardia, e la CDO ha un peso enorme – misurato in Euro - nel pilotare le scelte milanesi.Questo peso si fa sentire soprattutto nella selezione dei contenuti culturali del Meeting, così come li si può percepire estrapolando dal Programma della settimana le iniziative culturali non concesse graziosamente a terzi in spazi collaterali e periferici, e che impegnano direttamente il nome della manifestazione. Nel corso degli ultimi due anni, sotto il peso di una pesantissima lobby economico-culturale, sono stati progressivamente emarginati tutti i contenuti "scomodi" per il potere: svuotato l’interesse per una rilettura critica della storia (quella che anni fa era definita "l’avventura del popolo cristiano"), cancellate dall’alto le Mostre che possano far a qualsiasi titolo discutere riducendole a compitini senza infamia e senza lode di volonterose comunità di studenti universitari interni al movimento, ridotti i problemi della scuola al finanziamento alle scuole private (e pertanto cancellando, in ossequio alla linea Morattiana, ogni riferimento al problema dei libri di testi faziosi come se non fosse mai esistito), quest’anno si è giunti a |
Gli Eurasiatisti sognano l'"Impero d'Oriente" |
|
|
|
Scritto da Alfonso Piscitelli
|
Giovedì 22 Aprile 2004 01:00 |
Tutti pazzi per Putin
Dughin e De Benoist ispiratori di una nuova corrente geopolitica
Linea Quotidiano ANNO VII NUMERO 97 MERCOLEDÌ 7 APRILE 2004
Neoconservatori contro Eurasiatisti. Fedeltà atlantica da un lato, mito dell'Europa unita dall'Atlantico a Vladivostock dall'altro. Sarà questa la futura contrapposizione tra scuole geopolitiche del ventunesimo secolo? Negli anni in cui l'America compie il massimo sforzo di esibizione della propria muscolatura, lentamente si fa strada l'idea che un ordine mondiale alternativo a quello di New York – Washington – Hollywood sia possibile. Per adesso sono idee... l'insubordinazione di Francia e Germania alla chiamata alle armi del marzo scorso non basta a costruire una nuova coalizione militare. Il rafforzamento interno operato da Putin non è sufficiente a rimediare ai danni del marxismo e a ristrutturare la Russia come superpotenza. Eppure il fatto che Parigi, Berlino, Mosca inviino segnali intermittenti di sovranità basta ad accendere nella mente di alcuni geopolitici la fantasia di un grande blocco eurasiatico, che copra la più vasta distesa di terra del pianeta (l'"Heartland") e ponga un freno o almeno una misura ai sogni messianici di dominio degli Anglo-Americani.
Chi sono gli Eurasiatisti? Tutto cominciò durante la lunga malattia terminale del comunismo. L'Unione Sovietica si disfaceva giorno per giorno e un gruppo di intellettuali si poneva l'obiettivo di salvare la Santa Madre Russia dal naufragio del marxismo. Gli Eurasiatisti avversavano il regime, riscoprivano la religiosità, addirittura leggevano Evola e Guenon. Per loro l'egemonia sovietica sull'Est era l'inversione satanica di una prospettiva più sublime: la creazione di un impero che saldasse Russia ed Europa:Slavi, Latini, Germanici insieme. Un impero proiettato ad Oriente, dove sorge il Sole, e dove Spengler aveva profetizzato che sarebbe sorta una nuova civiltà dopo il tramonto dell'Occidente materialistico.
Su tali fantasie geopolitiche molto influiva il mito della "Terza Roma", Mosca erede di Roma e Costantinopoli. Ricordo quando Alexander Dughin venne a Roma per partecipare al convegno nel ventennale della morte di Evola. Classico russo da cartolina, con capelli fluenti e grandi occhi acquosi, Dughin salì sul palco e dichiarò solenne: "In onore della grandezza e della eternità di Roma pronuncerò il mio discorso in lingua italiana". Per un attimo temetti che avesse voluto parlare in Latino... così come la coerenza di fondo dell'introduzione richiedeva. È stato Dughin a introdurre Evola e Guenon in Russia, come pure a creare un ponte tra i nuovi panslavisti russi e la Nouvelle Droite francese. Ultimamente proprio il cenacolo della Nuova Destra francese (il
G.R.E.C.E.) ha dedicato il suo ultimo convegno internazionale alla prospettiva euro-asiatica.
Il 18 gennaio scorso, De Benoist e compagni hanno sondato la possibilità di un nuovo "asse" Parigi-Berlino-Mosca, di un coordinamento che vada al di là della intesa verificatasi agli inizi dell'aggressione all'Irak. L'eco del convegno è rimbalzata in Italia sulle pagine di "Orion" che ha dedicato il numero di febbraio all'argomento, con articoli che inneggiano apertamente a Vladimir Putin. È stata proprio la trionfale rielezione di Putin alla presidenza russa a dare nuova linfa agli entusiasmi degli Eurasiatisti. Putin che governa la Russia con pugno di ferro e combatte gli "oligarchi" (ovvero la piovra finanziaria che ha monopolizzato le ricchezze russe al crollo del comunismo), che rivolge parole cortesi ai partner europei e iscrive le figlie alla scuola tedesca sta diventando il mito di una larga schiera di pensatori "irregolari". Essi non obbediscono a Rumsfield, non simpatizzano per Bin Laden, avversano le lobby finanziarie ma non si rassegnano al dissolvimento dell'Europa nel mare caldo dell'Islam e dell'Africa. Già, ma l'alternativa di un'Europa slavizzata, piccola appendice fisica dell'Asia accompagna come un ombra le tesi pur interessanti degli Eurasiatisti. Va bene la |
Cane tedesco razzista: ferma solo spacciatori di colore |
|
|
|
Scritto da Noreporter.org
|
Mercoledì 21 Aprile 2004 01:00 |
Succede in America: Dolpho, pastore tedesco proveniente dall'Europa e specializzato nell'individuazione di sospetti trafficanti di droga sembra in procinto di terminare la sua carriera di cane poliziotto ed essere rispedito a casa con ignominia. Il motivo? È accusato di razzismo, o quantomeno di forte parzialità. Sembra infatti che quando è in servizio fermi solamente gli spacciatori di colore, spesso aggredendoli. Il compagno di lavoro del cane, l'agente Berger, difende il suo amico dicendo che "diventa aggressivo solo quando capisce che qualcuno ha paura di lui, quando qualcuno si mette a correre per paura oppure si agita troppo". Ma l'avvocato che ha raccolto le denunce di numerosi spacciatori afro-americani non è dello stesso avviso: "Questo cane fa differenza tra bianchi e neri". In alcuni casi avrebbe addirittura chiuso un occhio al cospetto di spacciatori bianchi. Alcuni giorni fa, ad esempio, dopo aver fermato un bianco sospetto in macchina, l'agente ha intimato l'uomo di scendere. Il cane, invece di fermare lo spacciatore, ha aggredito un ragazzino di colore, mordendogli un piede. Continua l'avvocato: "In altre occasioni, il cane si è comportato nello stesso modo, aggredendo le persone di colore. Penso che il cane faccia distinzione tra bianchi e neri. È un razzista". |
Scritto da Stefano Vernole
|
Mercoledì 21 Aprile 2004 01:00 |
breve storia delle varie anime della politica estera nordamericana  Se ormai sono abbastanza conosciute le strategie dell’attuale Amministrazione Bush - che rispecchiano le indicazioni della fondazione “Project for a New American Century” (il sito è www.newamericancentury.org) e sono volte all’instaurazione di una leadership planetaria americana - risulta utile tracciare un quadro storico degli orientamenti di politica estera del paese a stelle e strisce, tenendo presente che la piega negativa presa dagli avvenimenti in Iraq e Afghanistan potrebbe costringere le lobbies mondialiste a effettuare una virata a 360° in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Prima, però, ricordiamo gli assunti fondamentali della “Dottrina Bush”, presentata il primo giugno 2002 dallo stesso Presidente alla prestigiosa accademia nazionale di West Point (la lettura del testo originale è reperibile su www.whitehouse.gov/nsc/nss.pdf ) :
1) Lotta al terrorismo tramite il “liberismo armato” ed ’”esportazione della democrazia”;
2) Assimilazione delle Nazioni Unite a sorta di ONG dedite agli aiuti umanitari;
3) Possibilità di attacchi preventivi, anche da soli, contro i cd. Stati-canaglia;
4) Imposizione a tutto il pianeta di un unico modello economico, senza prestare attenzione alle controindicazioni ecologiche o sociali;
5) Mancato riconoscimento dei tribunali internazionali nel caso vogliano sottoporre a giudizio personale statunitense.
|
Mondiali 2006:Usa, calcio e libero mercato |
|
|
|
Scritto da AFP
|
Mercoledì 21 Aprile 2004 01:00 |
Monaco: Il governo regionale della Baviera si è detto estremamente preoccupato per il divieto di vendere birre e salsicce tedesche durante i mondiali 2006 di calcio.
La Federazione internazionale di football (Fifa) infatti ha stipulato un contratto d’esclusiva con un gigante della birra ed una catena di fast food, entrambi americani.
In virtù di questo contratto di 40 milioni di euro, i trenta stand ufficiali dei due stadi bavaresi di Monaco e di Norimberga non dovranno proporre prodotti che non siano americani.
Posto di fronte al fatto compiuto, lo Stato regionale si rivolgerò al Comitato d’organizzazione dei Mondiali per trovare una soluzione, ha affermato il porta parola del ministero regionale della Cultura, Monika Hohlmeier.
Secondo i termini del contratto, le società locali non possono vendere i loro prodotti all’interno del circuito del Mondiale 2006 se non "a patto di non entrare in concorrenza con il fornitore ufficiale della Fifa". |
Bush o Kerry? Se guardate attentamente il pericolo è lo stesso |
|
|
|
Scritto da John Pilger
|
Martedì 20 Aprile 2004 01:00 |
Un mito simile alla favola delle armi di distruzione di massa dell'Iraq guadagna forza su entrambe le sponde dell'Atlantico.
Un mito simile alla favola delle armi di distruzione di massa dell'Iraq guadagna forza su entrambe le sponde dell'Atlantico. E' quello secondo il quale John Kerry offre una diversa visione del mondo da quella di George W Bush. Osservate crescere questa grande menzogna mentre Kerry viene incoronato come il candidato democratico ed il movimento "chiunque fuorché Bush" diventa una celebrata causa liberal. Mentre l'ascesa al potere della banda Bush, i neoconservatori, ha preoccupato in ritardo i media americani, il messaggio dei loro equivalenti nel Partito Democratico è stato di scarso interesse. Ma le somiglianze sono irresistibili. Poco prima dell' "elezione" di Bush nel 2000, il Project for the New American Century, il gruppo di pressione neoconservatore, ha pubblicato un programma ideologico per "mantenere la preminenza globale degli USA, precludendo l'ascesa di una grande potenza rivale e conformare l'ordine della sicurezza int ernazionale in linea con i principi e gli interessi americani". Tutte le sue raccomandazioni per l'aggressione e la conquista sono state adottate dall'amministrazione. Un anno più tardi, il Progressive Policy Institute, un braccio del Consiglio Direttivo Democratico, ha pubblicato un manifesto di 19 pagine per i "Nuovi Democratici", che comprendono tutti i principali candidati del Partito Democratico e specialmente John Kerry.
Questo evocava "il coraggioso esercizio della potenza americana" al cuore di "una nuova strategia democratica, basata sulla tradizione del partito di vigoroso internazionalismo". Una simile strategia "manterrebbe l'America più sicura che con la politica del fai da solo dei repubblicani", che si è alienata i nostri alleati naturali e sovraccaricato le nostre risorse. Noi miriamo a ricostruire le fondamenta morali della leadership globale degli USA...". Quale è la differenza con il vanaglorioso sproloquio di Bush? Esclusi gli eufemismi, non ve ne è nessuno. Tutti i candidati presidenziali democratici sostengono l'invasione dell'Iraq, eccetto uno: Howard Dean. Kerry non soltanto ha votato per l'invasione, ma ha espresso il suo disappunto che non sia andata secondo i piani. Ha detto alla rivista Rolling Stone: "Mi aspettavo che George Bush rovinasse tutto così malamente? Penso che nessuno se lo aspettasse". Né Kerry né nessuno degli altri candidati ha chiesto la fine della sanguinosa ed illegale occupazione; al contrario, tutti hanno chiesto più truppe per l'Iraq. Kerry ha chiesto altri "40.000 militari in servizio attivo". Ha sostenuto il continuo sanguinoso attacco di Bush all'Afghanistan ed i piani dell'amministrazione per "restituire l'America Latina alla leadership americana" sovvertendo la democrazia in Venezuela. Soprattutto, egli non ha in alcun modo messo in discussione la nozione della supremazia militare americana nel mondo che ha portato a più di 750 il numero delle basi USA. Nemmeno ha alluso al colpo di st ato del Pentagono a Washington ed al suo obiettivo dichiarato di "completo dominio dello spettro". Per quanto riguarda la politica "preventiva" di attaccare altri paesi di Bush, anche essa è ottima. Persino il più liberal del gruppo democratico, Howard Dean, ha detto che era preparatoad usare "le nostre coraggiose ed eccezionali forze armate" contro ogni "minaccia imminente". Questo è quello che ha detto lo stesso Bush. Quello a cui i Nuovi Democratici sono contrari è la schiettezza della banda di Bush, la sua cruda onestà se preferite, nel dichiarare apertamente i suoi piani e non dietro l'usuale velo o nell'usuale specioso codice del liberalismo imperiale e della sua "autorità morale". I Nuovi Democratici del tipo di Kerry sono tutti per l'impero americano; comprensibilmente essi preferirebbero che quelle parole rimanessero taciute. "Internazionalismo progressista" è molto più accettabile. Come i piani della banda Bush furono scritti dai neoconservatori, così John Kerry, nel libro della sua campagna, "A Call to Service", copia quasi parola |
|
|