Ricerca

Dossier Ricerca

Partner

orion

Centro Studi Polaris

polaris

 

rivista polaris

Agenda

<<  Agosto 2021  >>
 Lu  Ma  Me  Gi  Ve  Sa  Do 
        1
  2  3  4  5  6  7  8
  9101112131415
16171819202122
23242526272829
3031     

NOEVENTS

Altri Mondi

casapound
Comunità solidarista Popoli
L'uomo libero
vivamafarka
foro753
2 punto 11
movimento augusto
zetazeroalfa
la testa di ferro
novopress italia
Circolo Futurista Casalbertone
librad

Sondaggi

Ti piace il nuovo noreporter?
 
Alterview
L'isteria PDF Stampa E-mail
Scritto da alaindebenoist.com   
Martedì 25 Maggio 2004 01:00

Siamo nell'era dell'isteria. Nella società dello spettacolo tutti si trasformano in un pericolo potenziale, tutti sono sospetti. Per questo l’isteria domina ed il potere può dormire sonni tranquilli.

Il mondo è entrato in un periodo di isteria. Su scala internazionale, l’abominevole

aggressione scatenata il 20 marzo contro l’Iraq ne è un perfetto esempio. Ad eccezione

degli americani, nessuno voleva questa guerra. È bastato che gli americani la volessero

per farla scoppiare. Perché la volevano? Robert Kagan ha fornito la risposta: “La politica

degli Stati Uniti mira da molto tempo a preservare la loro supremazia nel mondo”. E gli

americani sanno che il tempo gioca a loro sfavore. Sanno che possono vincere delle

guerre ma rischiano di perdere la pace. Sanno di essere oggi l’unica grande potenza

mondiale ma sanno anche che stanno per emergere potenze rivali. Da quando è andata al

potere la squadra di petroassassini deliranti – neoconservatori imperialisti e cristiani

fondamentalisti, rappresentanti del complesso militar-industriale e membri della lobby

petrolifera texana – di cui George W. Bush è il portavoce, essi hanno scelto la fuga in

avanti. Superindebitati, piombati in piena recessione industriale e commerciale,

economicamente dipendenti dal resto del mondo, non resta loro che un unico mezzo per

tentare di rendere perenne il proprio dominio planetario: fare la guerra. Da ciò questa

nuova sanguinosa impresa, il primo grande crimine contro l’umanità del XX secolo, che

 

Un'altra spedizione italiana conquista l'Everest senza ossigeno PDF Stampa E-mail
Scritto da repubblica.it   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Impresa made in Italy sull'Everest: due valdostani, un altoatesino e un bergamasco sono infatti i primi alpinisti italiani della spedizione 'K2 2004' che sono riusciti a raggiungere la vetta del monte più alto del mondo, a 8850 metri di quota. Un'impresa da primato, tanto più che nessuno di loro durante l'ascensione ha utilizzato l'ossigeno.

I quattro alpinisti, i valdostani Alex Busca, sottufficiale degli alpini presso il Centro Addestramento Alpino di Aosta,e Claudio Bastrentaz, insieme con il gardenese Karl Unterkircher e il bergamasco Mario Merelli, hanno raggiunto la vetta dell'Everest la notte scorsa nell'ambito della spedizione organizzata per il 50mo anniversario della scalata proprio del K2 da parte di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni.

I quattro italiani sono partiti alle 1.15 locali (le 21.15 in Italia) dal campo III, a 8.300 metri di quota, e dopo oltre otto ore di marcia alle 9.40 hanno raggiunto la vetta senza utilizzare ossigeno. Gli alpinisti hanno posizionato sulla cima la mira ottica (per le misure con il teodolite e distanziometro) e il georadar-Gps con il quale hanno effettuato misurazioni sull'altezza della montagna. Intorno alle 12.10 locali i rilevamenti scientifici sono terminati ed è iniziato il rientro a valle.

A precederli sulla vetta erano stati ieri tre alpinisti tibetani, Lapa, Tashi Tsering e la giovane Lhaki, che fanno sempre parte della spedizione italiana guidata da Agostino Da Polenza e da Soro Dorotei. L'impresa dei quattro italiani "è stata una prestazione di alto livello sportivo, scientifico e umano",
ha commentato Da Polenza aggiungendo che "i nostri quattro alpinisti sono arrivati in vetta bene, dimostrando grande professionalità e resistenza, ma soprattutto senza utilizzare l'ossigeno".

"Dopo lo sforzo per la salita - ha aggiunto Da Polenza - hanno trascorso quasi tre ore sulla cima per effettuare le misurazioni, spostandosi avanti e indietro con le attrezzature per seguire i consigli che gli venivano comunicati via radio dal campo base. Una grande fatica, per cui vanno elogiati e ammirati".

Domani è previsto un altro tentativo di ascensione alla vetta da parte della seconda squadra di 'K2 2004', guidata da Soro Dorotei e composta da Giulio Maggioni, Marco Confortola, Michele Compagnoni, Silvio Mondinelli e Marco Panzeri; questo gruppo di alpinisti si trova al campo III e attende il rientro dei compagni dalla cima. E' probabile che anche loro cercheranno di conquistare l'Everest senza ossigeno, come in passato hanno fatto circa 150 alpinisti sui 1700 saliti in vetta.

Dopo l'Everest, la spedizione si sposterà nella valle del Baltoro per l'assalto alla vetta del K2, a 8.611 metri di quota. Un primo gruppo di alpinisti sta già dirigendosi verso il campo base con oltre otto tonnellate di materiale, gli altri alpinisti li raggiungeranno all'inizio di giugno. Per l'ascensione a quella che è considerata una delle vette più difficili del mondo bisognerà attendere almeno fino alla fine di luglio.

 
Dollaro USA contro euro: un altro motivo per l’invasione dell’Iraq PDF Stampa E-mail
Scritto da Noreporter.org   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Tratto dal libro: "Censura: le notizie più censurate del 2003". Nuovi Mondi Media.

Il presidente Nixon ha tolto la valuta statunitense dal sistema monetario aureo nel 1971. Da allora, la fornitura mondiale di petrolio è stata trattata in dollari a corso forzoso, facendo del dollaro la valuta pregiata dominante il mondo. Gli altri paesi devono fornire gli Stati Uniti di merci e servizi in cambio di dollari…che gli USA possono stampare liberamente. Per acquistare energia ed estinguere eventuali debiti con il FMI, tutti i paesi devono possedere ingenti riserve in dollari.
Il mondo è vincolato a una valuta che un solo paese può produrre a volontà.
Ciò significa che, oltre a controllare il commercio mondiale, gli Stati Uniti importano notevoli quantità di merci e servizi a costi relativi molto bassi. L’euro ha iniziato a emergere come una seria minaccia per l’egemonia del dollaro e per il predominio economico statunitense. Il dollaro può anche prevalere in tutto l’emisfero occidentale, ma si scontra con l’euro nell’ex Unione Sovietica, in Asia Centrale, nell’Africa Sub-sahariana e in Medio Oriente. Nel novembre 2000 l’Iraq è stata la prima nazione dell’OPEC a vendere il proprio petrolio in cambio di euro. Da allora, il valore dell’euro è aumentato del 17% e il dollaro ha cominciato a calare. Un’importante ragione dell’invasione e dell’insediamento di un governo controllato dagli USA in Iraq è stata quella di costringere il paese a tornare agli scambi in dollari. Un altro motivo per l’invasione è scoraggiare altri slanci dell’OPEC verso l’euro, in particolare da parte dell’Iran, il secondo produttore dell’OPEC, che stava attivamente discutendo il passaggio all’euro per le esportazioni di petrolio.
A causa degli enormi deficit commerciali, si stima che il dollaro sia attualmente sopravvalutato di almeno il 40%. Viceversa, la zona dell’euro non ha enormi deficit, applica tassi d’interesse più elevati e possiede una quota crescente nel commercio internazionale. Via via che l’euro si rafforza e il suo uso si diffonde, il dollaro non sarà più l’unica scelta a livello mondiale. A quel punto, sarebbe più facile per altre nazioni esercitare la leva finanziaria contro gli Stati Uniti senza nuocere a se stesse o al sistema finanziario globale nel suo insieme.
Di fronte al declino della propria potenza economica internazionale, la superiorità militare è l’unico strumento rimasto agli USA per dominare il mondo. Sebbene il costo di tale controllo militare sia insostenibile, il giornalista William Clark sostiene che «uno dei piccoli sporchi segreti dell’ordinamento internazionale odierno è che il resto del globo potrebbe rovesciare gli Stati Uniti dalla loro posizione egemonica, se solo volessero, con l’abbandono concertato del regime monetario basato sul dollaro. Questo è il principale e ineluttabile tallone di Achille dell’America». Se a un certo punto il potere americano fosse percepito a livello mondiale come un peso maggiore di quanto lo siano i rischi di rovesciare l’ordine internazionale, i sistemi statunitensi di controllo potrebbero essere annullati e demoliti. Se gli USA agiscono contro l’opinione pubblica mondiale, come in Iraq, un consenso internazionale potrebbe marchiarli come «nazione canaglia».

 
L’Europa protegge il suo verde, ovvero quanto ne resta PDF Stampa E-mail
Scritto da Ansa   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Al via la sesta edizione della Giornata Europea dei Parchi indetta da Europarc (l'associazione europea dei parchi). L'anniversario ricorre oggi per ricordare questo giorno del 1909, quando il Parlamento svedese, per primo, su pressione dell'Accademia Reale delle Scienze, decise di istituire il proprio sistema di aree a parco, in luoghi incontaminati

 
Il vampiro belga ancora sotto processo PDF Stampa E-mail
Scritto da France Presse   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Il processo al mostro, rapitore e violentatore di un numero impressionante di bambini, ha trovato di fronte agli inquirenti una serie di omertà e di muri invalicabili: tutto questo ha convinto i Belgi dell’esistenza di una potentissima e ben radicata lobby di pedofili in un Paese che già si era contrassegnato per misteri raccapriccianti.

Arlon (Belgio) Il processo al pedofili Marc Dutroux davanti all’ assise di Arlon raggiunge lunedì 24, la seconda settimana di requisitoria, una lunga linea diritta che si sovrappone ad un lungo defilè di testimoni che non ha apportato le rivelazioni che ci si aspettava.

“Dodici settimane di processo, 569 testimonianze e nemmeno una nuova certezza” si lamentava il quotidiano belga De Standard. “Durante l’intero defilè genitori e osservatori hanno capito che il dibattito non avrebbe condotto ad altro che a un nulla di fatto”, sottolineava Le Soir.

Il processo al mostro, rapitore e violentatore di un numero impressionante di bambini, ha trovato di fronte agli inquirenti una serie di omertà e di muri invalicabili: tutto questo ha convinto i Belgi dell’esistenza di una potentissima e ben radicata lobby di pedofili in un Paese che già si era contrassegnato per misteri raccapriccianti (come la banda del Brabant).

La sin troppo facile evasione qualche anno fa del Dutroux (che però s’imbatté in un cacciatore che lo ricondusse in carcere), ha convinto tutti che i complici dell’ineffabile siano particolarmente altolocati.

 
Mens insana in corpore insano PDF Stampa E-mail
Scritto da Ansa   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Stando alle statistiche gli italiani sarebbero i più pigri d’Europa. Ne soffre il cuore ma anche il cervello. Non come ai tempi del tanto deriso Starace.

Tanto per essere chiari, bastano 15-20 minuti di cyclette da camera al mattino o alla sera, un traguardo alla portata di tutti. Lo stesso risultato può essere ottenuto con 45 minuti di palestra per tre volte a settimana, cui andrebbero aggiunti, per ogni seduta 10 minuti di riscaldamento e 5 minuti di recupero o defatigamento. Ma lo stesso risultato si può raggiungere ancora con 2-3 ore di corsa, o di piscina o di bicicletta a settimana.

In pratica, spiegano i cardiologi, e' sufficiente mettere le scarpe ai piedi, che siano da ginnastica, da bicicletta o da ballo purché si ottenga un movimento regolare e continuato delle grosse masse muscolari degli arti inferiori, un abbassamento dei valori del colesterolo cattivo (ldlc) e dei trigliceridi, un innalzamento del colesterolo buono e una maggiore sensazione di benessere. Tutto ciò con un cuore più in forma.

 
USA: è facile costruire bombe atomiche fatte in casa PDF Stampa E-mail
Scritto da Repubblica.it   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Allarme nucleare negli Usa:un gruppo di ricercatori ha messo insieme un ordigno senza violare alcuna legge. Secondo uno studio, negli arsenali statunitensi c'è poca sorveglianza

WASHINGTON - La notizia suona come la conferma dei presagi più oscuri. La possibilità che una bomba atomica vada a finire in mani sbagliare esiste ed è reale. Un gruppo di scienziati americani è riuscito a confezionare un ordigno nucleare acquistando componenti sul mercato libero e lavorando senza alcuna struttura messa a disposizione dal governo. Un tentativo che era stato commissionato dalla commissione esteri del Senato Usa. E quando l'ordigno, privo del materiale fissile, è stato introdotto in un'aula di massima sicurezza del Senato, i timori di molti si sono trasformati in realtà.

"Gli scienziati ci hanno spiegato come sono stati in grado di costruire la bomba senza commettere alcun atto illecito" dice il senatore democratico Joseph Biden. E se ci sono riusciti loro, è il ragionamento, possono riuscirci anche altre persone. Animate da ben altre intenzioni.

A questo esperimento si ispira un nuovo rapporto dell'Università di Harvard, a cura di Matthew Bun e Anthony Wier. Uno studio di 111 pagine in cui si denuncia l'insufficienza dell'impegno dell'amministrazione americana nel proteggere gli arsenali di materiali fissili nel mondo e il "pericoloso mito" degli stati "canaglia" come fonte di armi di sterminio per gruppi terroristici. I dati parlano chiaro: a due anni e mezzo dagli attentati dell'11 settembre, vi è meno materiale fissile in siti sicuri che non prima di allora. Ed ancora: la metà degli equipaggiamenti inviati in Russia quattro anni fa per proteggere in loco uranio altamente arricchito e plutonio sono ancora inutilizzati. Una sottovalutazione che l'ex senatore Sam Nunn, che aveva dato il nome alla legge per acquistare materiali fissili dall'ex Unione Sovietica, ora presidente della Nuclear Threat Initiative che ha finanziato lo studio, commenta così: "Manca il senso d'urgenz
 
Il potere del dollaro nero PDF Stampa E-mail
Scritto da da: «Il crollo economico del 2006-2007»   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Di seguito è riportato un modo diverso di vedere quello che sta accadendo a proposito del dollaro e dell’euro. Il più delle volte, il modo migliore per tentare di capire questioni di tipo monetario è di analizzarle più volte secondo diverse angolazioni.

«Fate finta di essere sommersi dai debiti ma ogni giorno fate assegni per milioni di dollari che non avete: l’ennesima auto di lusso, una casa di vacanze sulla spiaggia, il giro attorno al mondo che avete sempre sognato.
I vostri assegni non dovrebbero valere niente ma continuano a permettervi di comperare cose perché i vostri assegni non arrivano mai in banca! Avete un accordo con i proprietari di una cosa che tutti vogliono, per esempio benzina o metano, e secondo quest’accordo loro sono tenuti ad accettare solo i vostri assegni come pagamento. Ciò significa che tutti devono fare incetta dei vostri assegni così possono usarli anche per comperare altre cose. Staccate un assegno per comperare un televisore, il proprietario del negozio scambia il vostro assegno con benzina o metano; quell’esercente lo usa per acquistare della verdura dal fruttivendolo, il fruttivendolo lo passa per comperare pane, il fornaio lo usa per comperare la farina e così di seguito, senza fermarsi, ma non ritorna mai alla banca.

Avete un debito nei libri contabili, ma finché l’assegno non arriva alla banca, non dovete pagare. In realtà, avete avuto il televisore per niente. Questa è la posizione di cui gli USA hanno goduto per oltre 30 anni: hanno sfruttato il commercio mondiale per tutto questo tempo. Hanno ricevuto un enorme sussidio da tutti quanti. Poiché il debito ha continuato a crescere, hanno dovuto emettere più soldi (staccare più assegni) per continuare a fare affari. Non c’è da stupirsi se è una potenza economica.
Finché un giorno, un benzinaio dice che accetterà anche gli assegni di qualcun altro; altri pensano che potrebbe essere una buona idea. Se la tendenza prende piede, non ci sarà più la corsa ai vostri assegni che fileranno dritti diritti in banca. Visto che in banca non avete abbastanza soldi per onorare tutti gli assegni, vi ritroverete immersi nei guai fino al collo!
I dollari emessi dagli Stati Uniti, gli “assegni” staccati, inizieranno a essere presentati per il pagamento, grattando via l’illusione di valore che li sosteneva. La situazione economica reale degli Stati Uniti naviga in acque profonde; sono la nazione più indebitata della terra, devono pagare circa 12.000 dollari per ogni singolo individuo dei suoi 280 milioni di uomini, donne e bambini. Si trovano in una posizione peggiore dell’Indonesia quando un paio di anni fa implose economicamente, o in quella più recente dell’Argentina».

Attenti alle manifestazioni di panico
A questo punto non ci vuole molta fantasia per capire che il petrolio quotato in euro è molto più pericoloso per gli Stati Uniti di tutte le armi di distruzione di massa magicamente svanite che, a quel che si dice, Saddam sarebbe stato sul punto di usare contro gli americani. Alla luce di questi fatti, molti europei sostengono animatamente che la “vera” ragione che ha spinto Bush a invadere l’Iraq è il petrolio. Chi può dire che si sbagliano? Bush, l’erede di una dinastia di petrolieri? Cheney, la cui ricchezza personale deriva dal petrolio?
Come non può essere per il petrolio? L’occupazione di Baghdad farà sì che l’Iraq ritorni a usare il dollaro. Un giunta irachena “democraticamente” formata e appoggiata dall’America permetterebbe
agli Stati Uniti di infischiarsene della produzione dell’OPEC e del cartello per i prezzi del petrolio. Poiché l’Iraq possiede la seconda riserva di petrolio del mondo ed è in grado, con ulteriori investimenti, di pompare circa 7 milioni di barili di petrolio al giorno, l’Iraq è secondo solo all’Arabia Saudita come bene immobiliare più prezioso del mondo. Gli Stati Uniti possono incrementare la produzione di petrolio dell’Iraq a livelli

 
Gli opachi poteri della Commissione Trilateral PDF Stampa E-mail
Scritto da Le Monde Diplomatique   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

I trent’anni di un’istituzione segreta. Di Olivier Boiral da «Le Monde Diplomatique» novembre 2003.

Dirigenti delle multinazionali, governanti dei paesi ricchi e sostenitori del liberismo economico hanno rapidamente compreso che dovevano agire di concerto se volevano imporre la propria visione del mondo. Nel luglio 1973, in mondo allora bipolare, David Rockefeller lancia la Commissione trilaterale, che segnerà il punto di partenza della guerra ideologica moderna. Meno mediatizzata del forum di Davos, la Trilaterale è molto attiva, attraverso una rete di influenze dalle molteplici ramificazioni.
Trent’anni fa, nel luglio 1973, su iniziativa di David Rockefeller, figura di spicco del capitalismo americano, nasceva la Commissione trilaterale. Cenacolo dell’élite politica ed economica internazionale, questo circolo chiusissimo e sempre attivo formato da alti dirigenti ha suscitato, soprattutto ai suoi inizi, molte controversie (1). All’epoca, la Commissione si prefiggeva di diventare un organo privato di concertazione e orientamento della politica internazionale dei paesi della triade (Stati uniti, Europa, Giappone). L’atto costitutivo spiega: «Basata sull’analisi delle più rilevanti questioni con cui si confrontano l’America e il Giappone, la Commissione si sforza di sviluppare proposte pratiche per un’azione congiunta. I membri della Commissione comprendono più di 200 insigni cittadini impegnati in settori diversi e provenienti dalle tre regioni». (2)

La creazione di questa organizzazione opaca in cui a porte chiuse e al riparo da qualsiasi intromissione mediatica si ritrovano fianco a fianco dirigenti di multinazionali, banchieri, uomini politici, esperti di politica internazionale e universitari, coincideva all’epoca con un periodo di incertezza e turbolenza della politica mondiale. La direzione dell’economia internazionale sembrava sfuggire alle élite dei paesi ricchi, le forze di sinistra apparivano potenti, soprattutto in Europa, e la crescente interdipendenza delle questioni economiche chiamava le grandi potenze a una cooperazione più stretta. Rapidamente, la Commissione trilaterale si impone come uno dei principali strumenti di questa concertazione, attenta al tempo stesso a proteggere gli interessi delle multinazionali e a «chiarire» attraverso le proprie analisi le decisioni dei dirigenti politici. (3)

Come i re filosofi della città platonica, che contemplavano il mondo delle idee per infondere la loro trascendente saggezza nella gestione degli affari terrestri, l’élite che si riunisce all’interno di questa istituzione molto poco democratica si adopera nel definire i criteri di un «buon governo» internazionale.
Veicola un ideale platonico di ordine e controllo, assicurato da una classe privilegiata di tecnocrati che mette la propria competenza e la propria esperienza al di sopra delle profane rivendicazioni dei semplici cittadini: «La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la techné è legge – commenta Gilbert Larochelle. E dove sentinelle dalle torri di guardia vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il maggio benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso». (4)
All’interno di questa oligarchia della politica internazionale, le cui riunioni annuale si svolgono in varie città della triade, i temi vengono dibattuti in una discrezione che nessun media sembra più voler disturbare. Essi sono oggetto di rapp

 
Il Mossad:"Agenti segreti cercansi" PDF Stampa E-mail
Scritto da repubblica.it   
Lunedì 24 Maggio 2004 01:00

Operazione trasparenza del servizio segreto israeliano. L'intelligence su Internet per battere la concorrenza dei privati

GERUSALEMME - "Camerieri, autisti e spie cercansi". E' questo,grosso modo, il messaggio lanciato dal super-servizio segreto israeliano nel suo sito Internet nuovo di zecca. Il Mossad, struttura d'intelligence d'eccellenza a livello internazionale, ha deciso di emergere dall'alone di oscurità e mistero che l'ha sempre caratterizzato. Per condurre questa "operazione trasparenza", l'intelligence israeliana ha scelto il Web.

Sul sito www.mossad.gov.il è possibile consultare decine di inserzioni per posizioni vacanti. Il servizio segreto cerca agenti, ingegneri, tecnici, ma anche un autista di bus e un barman anglofono. I candidati vengono accolti da un messaggio del direttore del Mossad, Méir Dagan: "Il Mossad è la sua gente. I nostri dipendenti sono il nostro vero cuore".

Fino a pochissimo tempo fa, il Mossad era un'elite ristretta nella quale gli agenti in servizio facevano entrare persone di fiducia. Venire a conoscenza di posti liberi era impresa pressoché impossibile. Questo, insieme alla sua proverbiale efficienza, aveva contribuito ad alimentarne il mito. La situazione è cambiata con il predecessore di Dagan, Ephraim Halevy, che nel 2000 decise di pubblicare sulla stampa israeliana inserzioni per la ricerca di personale. Il mutamento di rotta si deve principalmente alla concorrenza delle agenzie private, che rischiano di accaparrarsi i migliori cervelli.

Quello israeliano è solo l'ultimo servizio d'intelligence in ordine di tempo che sceglie la Rete per trovare rinforzi. La Cia statunitense ha un sito fin dal 1995. Il britannico Mi5 fa uso intensivo del Web: recentemente ha anche inaugurato una chat room per entrare in contatto con gli studenti e rendere appetibile agli occhi dei giovani una carriera da spia.

 
Chavez: via all’ultimo golpe PDF Stampa E-mail
Scritto da Il manifesto   
Domenica 23 Maggio 2004 01:00

È cominciato il conto alla rovescia. L'ennesimo ma probabilmente l'ultimo colpo, almeno sul terreno delle regole e della legalità, di uno scontro a morte cominciato nel 2000 e che ha già portato a due tentativi di rovesciare il legittimo capo di stato del Venezuela

Comincia la convalida delle firme con cui l'opposizione vuol cacciare
Chavez. Grossi rischi
MAURIZIO MATTEUZZI
Per Hugo Chavez, il bollente ma legittimo presidente del Venezuela, e per la
Coordinadora democratica, l'insieme della recalcitrante e in buona parte
golpista opposizione, ieri è cominciato il conto alla rovescia. L'ennesimo
ma probabilmente l'ultimo, almeno sul terreno delle regole e della legalità,
di uno scontro a morte cominciato nel 2000 e che ha già portato a due
tentativi di rovesciarlo con le brutte: il golpe esplicito e di breve durata
dell'aprile 2002 e lo sciopero golpista (soprattutto nel vitale settore del
petrolio di cui è il quinto esportatore mondiale e il secondo negli Usa)
durato due mesi, fra il dicembre del 2002 e il gennaio del 2003. Entrambi
falliti. Dopo di che l'autoproclamata «società civile» che fa capo alla
Coordinadora ha puntato tutto sul referendum revocatorio. Un meccanismo
introdotto dalla costituzione bolivariana del 2000 che prevede la revoca per
via democratico-elettorale del capo dello stato e dei deputati
dell'Assemblea nazionale nel caso lo chieda, con apposite firme, il 20%
dell'elettorato: 2.4 milioni di elettori, in Venezuela. Dopo la raccolta
delle firme, fine novembre, la Coordinadora gridò al trionfo depositando
presso il Consiglio nazionale elettorale (Cne) 3.1 milioni di firme. Chavez
grido alla «frode». Il Cne e i mediatori-osservatori internazionali -
Organizzazione degli stati americani, Centro Carter, il Gruppo dei 5 paesi
amici: Brasile, Usa, Messico, Cile, Spagna e Portogallo - convalidò 1.9
milioni di firme. Le altre erano o false o dubbie. Per queste ultime - 1.2
milioni - era necessario un secondo turno di «reparo», ossia di conferma.

Una parte dell'opposizione quella più esagitata e golpista disse che era un
«golpe bianco» e che non stava più al gioco. Un'altra parte, anche per i
consigli degli osservatori internazionali, accettò di andare al «refirmazo».
Che Chavez ribattezzò per scherno in «refraudazo». Seguirno scontri
politico-giuridici lunghi e penosi fra i vari organi dello Stato accusati di
essere pro o contro Chavez o la Coordinadora.

Ieri infine è cominciato il conto alla rovescia che durera fino a domenica.
In questi tre giorni dovranno essere -o meno - convalidate le firme per il
referendum revocatorio richiesto contro 14 deputati dell'Assemblea nazionale
(uno del Movimiento Quinta Republica, la maggioranza chavista, 13 dei
diversi partiti dell'opposizione). E' l'aperitivo dell'altro e più atteso
«reparo» del 28-30 prossimi quando dovranno essere riconfermate - o meno -
le firme dubbie per il referendum revocatorio contro Chavez.

All'opposizione mancano 5 o 600 mila firme valide per raggiungere quei 2.4
milioni che costringerebbero Chavez a sottoporsi al referendum che potrebbe
scalzarlo dal palazzo di Miraflores di Caracas ben prima della scadenza
naturale del suo mandato, nel 2006. Entrambi i pugili, il detentore e lo
sfidante, lanciano proclami di vittoria. «Presidente Chavez, può già
cominciare a preparare le valigie», ha dichiarato Antonio Ledezma, uno dei
leader della Coordinadora. «Non ce la faranno. Sono sicuro di consegnare il
potere, quando dovrò farlo, a un altro governo rivoluzionario», ribatte
Chavez proponendosi fin d'ora come «pre-candidato» anche alle prossime
elezioni che potrebbero portarlo fino al 2013.

Una prospettiva che fa accapponare la pelle alla rabbiosa e frustrata
opposizione venezuelana; agli americani che vedono Chavez come il fumo negli
occhi - per loro peggio di lui, in America latina, c'è solo il suo amico
Fidel - e sono attiviss
 
<< Inizio < Prec. 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 Succ. > Fine >>

JPAGE_CURRENT_OF_TOTAL

Noreporter
- Tutti i nomi, i loghi e i marchi registrati citati o riportati appartengono ai rispettivi proprietari. È possibile diffondere liberamente i contenuti di questo sito .Tutti i contenuti originali prodotti per questo sito sono da intendersi pubblicati sotto la licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs-NonCommercial 1.0 che ne esclude l'utilizzo per fini commerciali.I testi dei vari autori citati sono riconducibili alla loro proprietà secondo la legacy vigente a livello nazionale sui diritti d'autore.