Siti Internet: obbligo di deposito legale |
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Scritto da (Pc self)
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Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00 |
O multa fino a 1500 euro. Sono previsti 1500 euro di multa per chi non deposita il sito Internet in biblioteca. Siti Internet: obbligo di deposito legale o multa fino a 1500 euro. Sono previsti 1500 euro di multa per chi non deposita il sito Internet in biblioteca.
Chiunque abbia un sito Internet con contenuti pubblici sarà obbligato, tra sei mesi, ad inviarne il contenuto alle Biblioteche Centrali di Roma e Firenze, in caso di mancata ottemperanza sarà perseguito con una multa fino a 1.500 euro, che non esonera comunque il soggetto obbligato dal deposito degli esemplari dovuti.
Questo quanto previsto dalla legge 106/2004 del 15 aprile 2004 "Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all'uso pubblico", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 27 aprile 2004.
Entro sei mesi dovra' essere emanato un regolamento attuativo per questa nuova disposizione.
La nuova legge, che naturalmente desta molte perplessità, modifica le vecchie norme regie del 1939 sulla consegna obbligatoria alle autorità di 5 copie di ogni stampato (ai fini del controllo delle notizie sovversive), ha incluso anche i "documenti diffusi tramite rete informatica", che dovranno essere depositati presso le due Biblioteche centrali anche al fine di consentirne l’accesso al pubblico.
L'Unione Nazionale Consumatori ha immediatamente sollevato delle critiche ritenendo la legge " puramente persecutoria, inutile e ingestibile."
In un comunicato stampa diffuso oggi, si legge: ''Centinaia di migliaia di utenti con un sito internet -scrive l'Unione Consumatori- dovranno inviare ogni anno alle due biblioteche centrali, per e-mail o dischetto, informazioni che per lo piu' cambiano o vengono aggiornate continuamente e che sono gia' a disposizione del pubblico. Oltretutto, le due biblioteche centrali di Firenze e di Roma non avranno materialmente la possibilita' di gestire e catalogare la massa enorme di informazioni provenienti da centinaia di migliaia di siti e tutto si risolvera' in un obbligo inutile e fastidioso''.
Nel testo della legge 106/2004 disponibile sul sito del Parlamento ,all'articolo 3 (Soggetti obbligati) troviamo:
1. I soggetti obbligati al deposito legale sono:
a) l'editore o comunque il responsabile della pubblicazione, sia persona fisica che giuridica;
b) il tipografo, ove manchi l'editore;
c) il produttore o il distributore di documenti non librari o di prodotti editoriali similari;
d) il Ministero per i beni e le attività culturali, nonché il produttore di opere filmiche.
All'articolo 4 (Categorie di documenti destinati al deposito legale):
1. Le categorie di documenti destinati al deposito legale sono: a) libri;
b) opuscoli;
c) pubblicazioni periodiche;
d) carte geografiche e topografiche;
e) atlanti;
f) grafica d'arte;
g) video d'artista;
h) manifesti;
i) musica a stampa;
l) microforme;
m) documenti fotografici;
n) documenti sonori e video;
o) film iscritti nel pubblico registro della cinematografia tenuto dalla Società italiana autori ed editori (SIAE);
p) soggetti, trattamenti e sceneggiature di film italiani ammessi alle provvidenze previste dall'articolo 20 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28;
q) documenti diffusi su supporto informatico;
r) documenti diffusi tramite rete informatica non rientranti nelle lettere da a) a q) |
Gli USA e la conquista dell'Eurasia |
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Scritto da Tiberio Graziani
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Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00 |
L'accerchiamento mondialista dell'Eurasia prevede che l'Europa funga da "testa di ponte" dell'America sul continente.  Con il crollo del muro di Berlino e con il collasso dell’Unione Sovietica, gli Usa diventano l’iperpotenza che oggi noi tutti conosciamo. L’Europa occidentale secondo i think tank americani assume ora il ruolo di una “testa di ponte” gettata sul cuore del continente euroasiatico. Il teorico principale di tale strategia è l’ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente J. Carter, Z. Brzezinski.
Nel suo saggio, La grande scacchiera (Milano, 1998), anticipato nell’articolo “A Geostrategy for Eurasia”, apparso sulla rivista del Council on Foreign Relations, “Foreign Affairs” (76, 5), afferma esplicitamente che l’Europa occidentale è semplicemente “la testa di ponte essenziale dell’America sul continente euroasiatico” e molto realisticamente sottolinea che “enorme è la posta geostrategica americana in Europa.
Diversamente dai rapporti fra Stati Uniti e Giappone, all’interno dell’Alleanza atlantica l’influenza politica e la potenza militare americane incidono direttamente sul continente euroasiatico. In questa fase delle relazioni euroamericane, che vede gli alleati europei tuttora dipendenti, in larga misura, dal sistema di sicurezza americano, l’allargamento dell’Europa si traduce automaticamente in un’espansione della sfera d’influenza diretta degli Stati Uniti. In assenza di stretti legami transatlantici, per contro, il primato dell’America in Eurasia svanirebbe in men che non si dica. E ciò comprometterebbe seriamente la possibilità di estendere più in profondo l’influenza americana in Eurasia” (pag. 83).
Il controllo del continente euroasiatico è dunque il vero scopo della politica espansionista americana. Una volta assegnato all’Europa occidentale il ruolo geostrategico di testa di ponte, l’obiettivo primario degli Usa è quello di contenere ed influenzare sul piano militare e politico la Federazione Russa mediante partnership create ad hoc con i paesi dell’ex-blocco sovietico e persino con un accordo diretto come il recente trattato Nato-Russia.
La disintegrazione dei Balcani, , la questione del Kosovo e Metohija, il sostegno all’UCK, la demonizzazione di Milosevic, come anche l’appoggio dato dagli Usa ai terroristi secessionisti del Daghestan e della Cecenia, come un tempo venne dato a Bin Laden e compagni contro i sovietici nella guerra afghana, appartengono alla strategia mondialista degli anglo-americani. In questa stessa strategia rientra dunque anche la creazione della cosiddetta ”dorsale verde”.
Infatti i fenomeni secessionisti, come quello del Kosovo e Metohija, del Daghestan o della Cecenia, prima richiamati, che esplodono apparentemente in nome del principio di autodeterminazione dei popoli o di una specificità religiosa, nella generalità dei casi (a causa della loro posizione geostrategica) sono pretesti, che hanno dato e danno un senso alla cosiddetta ingerenza umanitaria ed al presidio militare dei governi di Washingt |
SI' DELLA CAMERA AL MANDATO DI ARRESTO EUROPEO |
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Scritto da ANSA
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Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00 |
Si' dell'Aula della Camera al provvedimento che recepisce nell'ordinamento italiano il mandato di arresto europeo. La Lega ha votato contro. Il testo ora passa al Senato.
Scritto da Rinascita
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Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00 |
La casta dei magistrati non vuole perdere una briciola del suo potere. E sciopera Dopo lunga gravidanza, la commissione Giustizia della Camera ha approvato quel topolino che viene dichiarato “riforma dell’ordinamento giudiziario”. Il testo, che ha raccolto il voto contrario del centrosinistra, è atteso in aula per lunedì prossimo, quando comincerà la discussione generale.
Il ddl, che ha già ottenuto un primo via libera dal Senato, contiene le norme per “la riforma dell’ordinamento giudiziario, il decentramento del ministero della Giustizia, la modifica della disciplina di accesso alle funzioni presso organi di giurisdizione superiore amministrativa, la modifica della disciplina concernente il Consiglio di presidenza della Corte dei Conti e il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, nonché l’emanazione di un testo unico”.
La nuova norma quadro non è un granché. Annacquata da tutte le parti è stata resa digeribile in mesi e mesi di negoziati e compromessi sottobanco tra maggioranza parlamentare e di governo e opposizione “togata”.
Ma l’indipendenza e la sovranità del potere legislativo, del Parlamento, si sa, non è bene accetta dalla casta dei magistrati, arroccata da sempre nella difesa più strenua dei suoi privilegi di carriera e di remunerazione. E, con tanti saluti a Montesquieu, il “sindacato” dei giudici, l’Associazione nazionale magistrati presieduta da Edmondo Bruti Liberati, ha già dato fuoco alle polveri immaginando tre giorni di sciopero della lobby contro la legge che sta per essere emanata.
E dire che proprio per evitare tali eventualità, i costituenti del 1948, avevano ben distinto tra due poteri (esecutivo e legislativo) ed un “ordine” giudiziario: proprio per marcare le differenze di potere dei tre organi istituzionali a prescindere dalla propria indipendenza. La magistratura italiana dovrebbe essere ben consapevole dei poteri-doveri che derivano dal richiamato principio costituzionale, ma non è purtroppo provvista né di alcuna moderazione, né del necessario buonsenso, né di un pizzico di retta umiltà, quando qualcosa minaccia di turbare l’intaccabile dominio dell’ordine giudiziario.
Ma ormai non c’è più Stato né ordine sociale, in Italia. E la ragione della forza, dell’arroganza, sembra ovunque prevalere sulla forza della ragione. |
Piso: Solidarietà ad Action e Veltroni; Roma merita D’Erme Sindaco |
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Scritto da noreporter.org
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Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00 |
Comunicato stampa del presidente della Federazione Romana di Alleanza Nazionale sull'attacco alla sede di Forza Nuova  “Esprimo tutta la mia personale solidarietà al centinaio di militanti dei centri sociali, che ieri sono dovuti intervenire nel quartiere Appio, per sloggiare un nutrito assembramento di sette pericolosissimi fascisti. Preceduti da un volantino dei non violenti di Action, che invitava a sopprimere pacificamente gli squadristi. Gli esponenti della sinistra venivano provocatoriamente presi a testate, che fortunatamente si infrangevano sulle spranghe, i bastoni ed i caschi dei pacifisti.
Addirittura alcuni fascisti, gesticolando con la solita violenza, infilavano le loro mani su alcuni coltelli che i giovani democratici avevano aperto, per toeletta alle unghie delle mani. Comprendiamo commossi, lo schifo degli antifascisti alla vista del sangue degli squadristi che lordava le loro mani. Estendo poi la solidarietà al sindaco Veltroni, incompreso, fino ad oggi, in questo Suo nobile tentativo di dialogo e promozione, di questa splendida realtà di Action e dei centri Sociali, ragazzi sempre pronti a perorare la pace e la democrazia. Non è giusto che un sindaco si sforzi tanto, e gli organi di stampa nulla o poco dicano della meritoria opera che costoro compiono quotidianamente in città. Anzi ritengo giusto che, dopo le Europee, sarebbe bello candidare Nunzio D’Erme a sindaco di Roma, rappresenterebbe bene il concetto di democrazia, da sempre caro alla sinistra e poi se Veltroni si oppone, potremmo sempre dire che è un fascista”.
Vincenzo Piso
12 Maggio2004 |
Belgio, prove tecniche di inquisizione politica |
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Scritto da Karl Tür
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Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00 |
La via giudiziaria per fermare l'indipendenza.Il partito indipendentista delle Fiandre, Vlaams Blok, è stato condannato per xenofobia: propone un rigido controllo dell'immigrazione clandestina Un nuovo spettro si aggira per l'Europa: l'indipendentismo. Il risveglio dei popoli sembra essere la maggiore paura del XXI° secolo. Nella Ue che ha appena aperto le sue porte a 10 nuovi Paesi, si negano ancora i più elementari diritti di espressione e associazione politica. Sotto il maglio degli Stati centralisti, stanno cadendo partiti politici diversi fra loro. Storie e ideologie quasi agli antipodi, accomunate dalla matrice marcatamente autonomista. Perseguitato è il movimento secessionista basco di estrema sinistra Batasuna, dichiarato illegale attraverso un cavillo giudiziario e grazie a una legge ad hoc votata trasversalmente da Popolari e Socialisti. Una sorte analoga sta travolgendo il Vlaams Blok, l'organizzazione secessionista che si batte per la separazione delle Fiandre dal Belgio. La formazione politica, nata nel 1977 dalla fusione fra Vlaams Nazionale Partij (Partito nazionale fiammingo) e Vlaamse Volkspartij (Partito del popolo fiammingo), è stata dichiarata dal tribunale di Gant "razzista"; accusa che di fatto, rischia di comprometterne le attività future. La sentenza della Corte, poggia sul fatto che nel programma del Blok si propone un rigido controllo dell'immigrazione clandestina, spesso sintetizzato nell'efficace slogan "o integrazione o ritorno al Paese d'origine". Questo per i togati belgi, violerebbe una legge del 1981 contro la xenofobia. L'atto giudiziario, arrivato al termine di un procedimento durato oltre tre anni, è stato emesso nei confronti di tre associazioni che gravitano nell'orbita del VB e ne garantiscono la propaganda sul territorio (in Belgio i partiti non hanno personalità giuridica, ndr). Per ora gli effetti si sono tradotti in una multa pecuniaria di diverse migliaia di euro, ma se la sentenza venisse confermata anche dalla Cassazione, avrebbe un effetto letale bloccando il finanziamento pubblico del partito costringendolo allo scioglimento. In questo Paese, i partiti vivono grazie ai trasferimenti dello Stato, stabiliti sulla base dei voti ottenuti alle elezioni, perché una norma approvata alcuni anni fa, vieta le sovvenzioni private di una certa consistenza alle organizzazioni politiche. Il Vlaams Blok sui nostri giornali, anche su quelli più blasonati, viene rapidamente bollato come "di estrema destra" e al massimo merita qualche riga in una "breve" nelle pagine degli Esteri. Il lettore potrebbe pensare che si tratti di una realtà di scarsa o nessuna importanza. Non è così. Presente in Parlamento fin dalla sua prima comparsa sulla schede elettorali del regno, vanta un trend di consensi in costante aumento. Alle politiche del 24 novembre 1991, scatena un vero terremoto politico incassando il 10,4% nelle Fiandre: i suoi deputati alla Camera dei Rappresentanti passano da 2 a 12 e al Senato da 1 a 6. L'establishment corre ai ripari e stringe una sorta di santa alleanza per escludere il Blok da qualsiasi governo, sia nazionale che locale. Il Vlaams Blok, ebbe a dire un ministro socialista, Louis Tobbak, «è una malattia, non un fattore politico e deve essere combattuta con ogni mezzo». La "medicina", quasi sempre è rappresentata da attentati, intimidazioni e assalti squadristi di autonomi e disobbedienti. L'ostracismo però non basta a frenare l'ascesa del VB. La lotta contro la società multirazziale, contro la criminalità e per l'autodeterminazione delle Fiandre convince sempre di più i cittadini fiamminghi. Alle Europee del 1994, il Blok si presenta agli elettori con lo slogan anti-corruzione "facciamo pulizia" (una grande scopa, capeggia sui manifesti arancioni
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Una città “glaciale” che imbarazza la Casa Bianca |
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Scritto da Il Messaggero
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Martedì 11 Maggio 2004 01:00 |
Esce il 28 maggio "L'Alba del Giorno Dopo", film catastrofico-ecologista che prende di mira la politica anti-ambientalista di Bush  ROMA - Un mostro di nome Godzilla attaccò la Terra nel 1998: ne uscimmo dignitosamente. Un pericolosissimo gruppo di alieni aveva tentato la stessa impresa nel ’96: in quel caso il mondo fu salvato da un nero, un ebreo e un alcolista. Oggi dietro la macchina da presa c’è lo stesso regista, ma il nemico è cambiato. Questa volta, ad attaccare la Terra sono gli uomini: i mostri siamo noi. Dopo Godzilla e Indipendence Day, Roland Emmerich torna al cinema con The day after tomorrow - L’alba del giorno dopo , un altro disaster movie , nel quale racconta di come il surriscaldamento del globo terrestre provocherà un disastro ambientale fatto di tornado, uragani e grandine con chicchi formato “palle da tennis”. Tornerà l’Era Glaciale e il clima è un nemico che non si può annientare. «L’unico vero elemento di fantascienza del film - dice il regista, a Roma per presentare la pellicola - l’ho messo nel finale, quando il vicepresidente degli Stati Uniti si pente di quel che ha fatto e ammette il proprio errore. Avete mai visto un politico che riconosce le proprie colpe?». Nelle sale dal 28 maggio, L’alba del giorno dopo è interpretato da Dennis Quaid, il climatologo che si accorge del pericolo imminente, Jake Gillenhall e Ian Holm. Nel film, il climatologo non verrà ascoltato (soprattutto per colpa del vicepresidente) e la glaciazione, che puntualmente arriverà, trasformerà New York in una città sommersa dai ghiacci. «La verità - attacca Emmerich - è che la Casa Bianca ha le idee confuse su tante cose e anche sui rischi di una catastrofe ambientale. Tanto che il mio film oramai è diventato oggetto di dibattito nella campagna elettorale in America: per noi alla fine è un bene, perché si tratta di pubblicità. L’Amministrazione Bush, però, cambia idea ogni giorno: una volta chiede alla Nasa di non commentare il film, il giorno dopo sostiene di non averlo mai chiesto. Esattamente come accade con la storia delle armi di distruzione di massa: “Le avevano, le abbiamo viste”; “Non si sa, non l’abbiamo mai detto”... Il fatto è che quando Bush ha battuto Al Gore nelle ultime elezioni, ho intuito che la faccenda si metteva male: ho capito che avremmo vissuto guidati dal presidente sbagliato». |
Scritto da Marco Tarchi
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Martedì 11 Maggio 2004 01:00 |
La capacità del pregiudizio filoamericano di propagarsi a macchia d’olio all’interno della mentalità collettiva è strettamente legata alla sua elasticità. C’è un americanismo "di destra", uno "di sinistra", uno ideologicamente neutrale.  A proposito di pregiudizi
"Quello che mi ha sempre irritato […] è il perenne bambinismo, l’ingenuità degli americani. Pensano che tutti siano come loro, non concepiscono come legittime teste diverse dalle loro, mondi non uguali al loro. […] Gli americani non imparano mai nulla, anche ai più alti livelli esprimono un’incultura disperante, per cui credono che tutti siano simili a loro. Che il mondo insomma sia popolato di americani perfetti, loro, e di americani imperfetti, tutti gli altri, ma che comunque si possono intendere. In tutti gli anni che ho vissuto in America, questa è stata la mia esperienza costante. E anche la causa delle loro costanti sconfitte in politica estera".
Chi può aver pronunciato parole così ruvide sulla mentalità diffusa nella popolazione che abita il paese più forte militarmente, più ricco economicamente, più influente politicamente e più progredito tecnologicamente del mondo? C’è da scommettere che almeno nove su dieci fra coloro che hanno letto le righe che precedono si stanno ponendo un solo interrogativo prima di rispondere: la prosa citata appartiene a un intellettuale della sinistra radicale o a un suo omologo di destra? A un redattore di "Le Monde diplomatique" o a un esponente della Nouvelle Droite di Alain de Benoist? Nell’incertezza, a qualcuno verrà la tentazione di cavarsela con un’ipotesi generica, del tipo: da qualunque parte vengano, sono idee che possono espresse soltanto da un antiamericano, uno dei tanti affetti da quel deplorevole vezzo ideologico che consiste nell’attribuire agli Stati Uniti d’America tutte le nefandezze della nostra epoca e nel farli di continuo sedere sul banco degli imputati per invidia, rancore, nostalgia o, comunque, per voluta incomprensione del loro ruolo di difensori della pace, della sicurezza e della prosperità dell’Occidente.
Chi la pensa così, prenda nota che ad emettere i giudizi riportati in apertura è stato Giovanni Sartori, insigne scienziato politico, liberale a pieni carati, da oltre un quarto di secolo di casa più a Central Park che nel natio Oltrarno fiorentino, nell’intervista rilasciata a Ranieri Polese del "Corriere della Sera" sabato 10 novembre 2001, pubblicata sullo sfondo fotografico di un bandierone stars and stripes, nel contesto della campagna di supporto agli Usa avviata dal quotidiano milanese dopo gli attacchi subiti l’11 settembre. A quanto pare, la realtà è spesso più complessa dell’idea che ci se ne fa, e qualche argomento "antiamericano" può sfuggire di bocca anche a personaggi insospettabili, che, semplicemente, non temono di sfidare i tabù quando li reputano infondati.
Questa verità elementare è di difficile comprensione per tutti quegli osservatori, analisti e commentatori – numerosissimi – che da tempo, ma soprattutto negli ultimi mesi, si stracciano le vesti e gridano al delitto di lesa maestà ogniqualvolta compare all’orizzonte un giudizio negativo che abbia ad oggetto gli Stati Uniti d’America, la loro politica, il loro governo, la loro cultura e, peggio che mai, gli stereotipi comportamentali dei loro abitanti, meglio individuati con l’espressione american way of life. Per tutti costoro, ogni presa di posizione che vada in questa direzione è riflesso di un "pregiudizio", preannuncio di sventurate inclinazioni totalitarie, indizio di oscurantismo antimoderno.
Ora, a prescindere dal fatto che il termine "pregiudizio" andrebbe bandito da qualunque dibattito sen |
Nuovi segnali dall'asse Parigi-Berlino-Mosca |
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Scritto da éléments
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Martedì 11 Maggio 2004 01:00 |
Anche gli ambienti dell'informazione francese e russa mostrano interesse per le rinnovate relazioni tra Francia Germania e Russia.  L’agenzia d’informazione russa Novosti, che aveva già partecipato nel novembre 2003, a Berlino, all’incontro franco-tedesco-russo organizzato sul tema “Parigi-Berlino-Mosca, la forza motrice del partenariato strategico tra Russia ed Unione Europea?” (e che aveva anche inviato degli osservatori ai Rencontres de la pensée rebelle organizzati dal GRECE – l’associazione più rappresentativa della Nouvelle Droite di Alain de Benoist - lo scorso 19 gennaio) prenderà parte nel prossimo giugno, al fianco dei suoi confratelli della stampa francese, ad un incontro sullo stesso tema che si svolgerà a Parigi. L’idea di sviluppare delle relazioni strategiche trilaterali tra Francia Germania e Russia continua dunque a prendere corpo. |
Bufera sul calcio moderno |
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Scritto da AGI
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Martedì 11 Maggio 2004 01:00 |
Inchiesta antimafia per scommesse clandestine.
Decine di società nel mirino.
Minato il residuo di cerdibilità dello sport spettacolare di massa Napoli, 11 mag. - Perquisizioni sono in corso da questa mattina nelle sedi di varie squadre di calcio di serie A, B e C e nei confronti di alcuni calciatori per scommesse clandestine sui risultati di calcio, anche del campionato in corso. Le indagini, sulle quali viene mantenuto il massimo riserbo, sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotte dal centro Dia (Direzione investigativa antimafia) e dai carabinieri, i cui uomini hanno sequestrato documenti. Tra le squadre coinvolte figurerebbero il Siena, il Lumezzane, il Lecce, il Piacenza, l'Ascoli, il Chievo, la Reggina, il Taranto, il Crotone. Nell'elenco non figurerebbe la squadra del Napoli. I calciatori presso le cui abitazioni sono state effettuate delle perquisizioni, sarebbero quattro. Le indagini tendono ad accertare se vi siano state e di che entità scommesse clandestine sulle partite di calcio ed anche se in qualche modo si sia potuto condizionare l'esito degli incontri. |
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