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Belgio, prove tecniche di inquisizione politica PDF Stampa E-mail
Scritto da Karl Tür   
Mercoledì 12 Maggio 2004 01:00

La via giudiziaria per fermare l'indipendenza.Il partito indipendentista delle Fiandre, Vlaams Blok, è stato condannato per xenofobia: propone un rigido controllo dell'immigrazione clandestina

Un nuovo spettro si aggira per l'Europa: l'indipendentismo. Il risveglio dei popoli sembra essere la maggiore paura del XXI° secolo. Nella Ue che ha appena aperto le sue porte a 10 nuovi Paesi, si negano ancora i più elementari diritti di espressione e associazione politica. Sotto il maglio degli Stati centralisti, stanno cadendo partiti politici diversi fra loro. Storie e ideologie quasi agli antipodi, accomunate dalla matrice marcatamente autonomista. Perseguitato è il movimento secessionista basco di estrema sinistra Batasuna, dichiarato illegale attraverso un cavillo giudiziario e grazie a una legge ad hoc votata trasversalmente da Popolari e Socialisti. Una sorte analoga sta travolgendo il Vlaams Blok, l'organizzazione secessionista che si batte per la separazione delle Fiandre dal Belgio. La formazione politica, nata nel 1977 dalla fusione fra Vlaams Nazionale Partij (Partito nazionale fiammingo) e Vlaamse Volkspartij (Partito del popolo fiammingo), è stata dichiarata dal tribunale di Gant "razzista"; accusa che di fatto, rischia di comprometterne le attività future. La sentenza della Corte, poggia sul fatto che nel programma del Blok si propone un rigido controllo dell'immigrazione clandestina, spesso sintetizzato nell'efficace slogan "o integrazione o ritorno al Paese d'origine". Questo per i togati belgi, violerebbe una legge del 1981 contro la xenofobia. L'atto giudiziario, arrivato al termine di un procedimento durato oltre tre anni, è stato emesso nei confronti di tre associazioni che gravitano nell'orbita del VB e ne garantiscono la propaganda sul territorio (in Belgio i partiti non hanno personalità giuridica, ndr). Per ora gli effetti si sono tradotti in una multa pecuniaria di diverse migliaia di euro, ma se la sentenza venisse confermata anche dalla Cassazione, avrebbe un effetto letale bloccando il finanziamento pubblico del partito costringendolo allo scioglimento. In questo Paese, i partiti vivono grazie ai trasferimenti dello Stato, stabiliti sulla base dei voti ottenuti alle elezioni, perché una norma approvata alcuni anni fa, vieta le sovvenzioni private di una certa consistenza alle organizzazioni politiche.
Il Vlaams Blok sui nostri giornali, anche su quelli più blasonati, viene rapidamente bollato come "di estrema destra" e al massimo merita qualche riga in una "breve" nelle pagine degli Esteri. Il lettore potrebbe pensare che si tratti di una realtà di scarsa o nessuna importanza. Non è così. Presente in Parlamento fin dalla sua prima comparsa sulla schede elettorali del regno, vanta un trend di consensi in costante aumento. Alle politiche del 24 novembre 1991, scatena un vero terremoto politico incassando il 10,4% nelle Fiandre: i suoi deputati alla Camera dei Rappresentanti passano da 2 a 12 e al Senato da 1 a 6. L'establishment corre ai ripari e stringe una sorta di santa alleanza per escludere il Blok da qualsiasi governo, sia nazionale che locale. Il Vlaams Blok, ebbe a dire un ministro socialista, Louis Tobbak, «è una malattia, non un fattore politico e deve essere combattuta con ogni mezzo». La "medicina", quasi sempre è rappresentata da attentati, intimidazioni e assalti squadristi di autonomi e disobbedienti. L'ostracismo però non basta a frenare l'ascesa del VB. La lotta contro la società multirazziale, contro la criminalità e per l'autodeterminazione delle Fiandre convince sempre di più i cittadini fiamminghi. Alle Europee del 1994, il Blok si presenta agli elettori con lo slogan anti-corruzione "facciamo pulizia" (una grande scopa, capeggia sui manifesti arancioni
 
Una città “glaciale” che imbarazza la Casa Bianca PDF Stampa E-mail
Scritto da Il Messaggero   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Esce il 28 maggio "L'Alba del Giorno Dopo", film catastrofico-ecologista che prende di mira la politica anti-ambientalista di Bush

ROMA - Un mostro di nome Godzilla attaccò la Terra nel 1998: ne uscimmo dignitosamente. Un pericolosissimo gruppo di alieni aveva tentato la stessa impresa nel ’96: in quel caso il mondo fu salvato da un nero, un ebreo e un alcolista. Oggi dietro la macchina da presa c’è lo stesso regista, ma il nemico è cambiato. Questa volta, ad attaccare la Terra sono gli uomini: i mostri siamo noi. Dopo Godzilla e Indipendence Day, Roland Emmerich torna al cinema con The day after tomorrow - L’alba del giorno dopo , un altro disaster movie , nel quale racconta di come il surriscaldamento del globo terrestre provocherà un disastro ambientale fatto di tornado, uragani e grandine con chicchi formato “palle da tennis”. Tornerà l’Era Glaciale e il clima è un nemico che non si può annientare.
«L’unico vero elemento di fantascienza del film - dice il regista, a Roma per presentare la pellicola - l’ho messo nel finale, quando il vicepresidente degli Stati Uniti si pente di quel che ha fatto e ammette il proprio errore. Avete mai visto un politico che riconosce le proprie colpe?». Nelle sale dal 28 maggio, L’alba del giorno dopo è interpretato da Dennis Quaid, il climatologo che si accorge del pericolo imminente, Jake Gillenhall e Ian Holm. Nel film, il climatologo non verrà ascoltato (soprattutto per colpa del vicepresidente) e la glaciazione, che puntualmente arriverà, trasformerà New York in una città sommersa dai ghiacci.
«La verità - attacca Emmerich - è che la Casa Bianca ha le idee confuse su tante cose e anche sui rischi di una catastrofe ambientale. Tanto che il mio film oramai è diventato oggetto di dibattito nella campagna elettorale in America: per noi alla fine è un bene, perché si tratta di pubblicità. L’Amministrazione Bush, però, cambia idea ogni giorno: una volta chiede alla Nasa di non commentare il film, il giorno dopo sostiene di non averlo mai chiesto. Esattamente come accade con la storia delle armi di distruzione di massa: “Le avevano, le abbiamo viste”; “Non si sa, non l’abbiamo mai detto”... Il fatto è che quando Bush ha battuto Al Gore nelle ultime elezioni, ho intuito che la faccenda si metteva male: ho capito che avremmo vissuto guidati dal presidente sbagliato».

 
Americanismo PDF Stampa E-mail
Scritto da Marco Tarchi   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

La capacità del pregiudizio filoamericano di propagarsi a macchia d’olio all’interno della mentalità collettiva è strettamente legata alla sua elasticità. C’è un americanismo "di destra", uno "di sinistra", uno ideologicamente neutrale.

A proposito di pregiudizi

"Quello che mi ha sempre irritato […] è il perenne bambinismo, l’ingenuità degli americani. Pensano che tutti siano come loro, non concepiscono come legittime teste diverse dalle loro, mondi non uguali al loro. […] Gli americani non imparano mai nulla, anche ai più alti livelli esprimono un’incultura disperante, per cui credono che tutti siano simili a loro. Che il mondo insomma sia popolato di americani perfetti, loro, e di americani imperfetti, tutti gli altri, ma che comunque si possono intendere. In tutti gli anni che ho vissuto in America, questa è stata la mia esperienza costante. E anche la causa delle loro costanti sconfitte in politica estera".

Chi può aver pronunciato parole così ruvide sulla mentalità diffusa nella popolazione che abita il paese più forte militarmente, più ricco economicamente, più influente politicamente e più progredito tecnologicamente del mondo? C’è da scommettere che almeno nove su dieci fra coloro che hanno letto le righe che precedono si stanno ponendo un solo interrogativo prima di rispondere: la prosa citata appartiene a un intellettuale della sinistra radicale o a un suo omologo di destra? A un redattore di "Le Monde diplomatique" o a un esponente della Nouvelle Droite di Alain de Benoist? Nell’incertezza, a qualcuno verrà la tentazione di cavarsela con un’ipotesi generica, del tipo: da qualunque parte vengano, sono idee che possono espresse soltanto da un antiamericano, uno dei tanti affetti da quel deplorevole vezzo ideologico che consiste nell’attribuire agli Stati Uniti d’America tutte le nefandezze della nostra epoca e nel farli di continuo sedere sul banco degli imputati per invidia, rancore, nostalgia o, comunque, per voluta incomprensione del loro ruolo di difensori della pace, della sicurezza e della prosperità dell’Occidente.

Chi la pensa così, prenda nota che ad emettere i giudizi riportati in apertura è stato Giovanni Sartori, insigne scienziato politico, liberale a pieni carati, da oltre un quarto di secolo di casa più a Central Park che nel natio Oltrarno fiorentino, nell’intervista rilasciata a Ranieri Polese del "Corriere della Sera" sabato 10 novembre 2001, pubblicata sullo sfondo fotografico di un bandierone stars and stripes, nel contesto della campagna di supporto agli Usa avviata dal quotidiano milanese dopo gli attacchi subiti l’11 settembre. A quanto pare, la realtà è spesso più complessa dell’idea che ci se ne fa, e qualche argomento "antiamericano" può sfuggire di bocca anche a personaggi insospettabili, che, semplicemente, non temono di sfidare i tabù quando li reputano infondati.

Questa verità elementare è di difficile comprensione per tutti quegli osservatori, analisti e commentatori – numerosissimi – che da tempo, ma soprattutto negli ultimi mesi, si stracciano le vesti e gridano al delitto di lesa maestà ogniqualvolta compare all’orizzonte un giudizio negativo che abbia ad oggetto gli Stati Uniti d’America, la loro politica, il loro governo, la loro cultura e, peggio che mai, gli stereotipi comportamentali dei loro abitanti, meglio individuati con l’espressione american way of life. Per tutti costoro, ogni presa di posizione che vada in questa direzione è riflesso di un "pregiudizio", preannuncio di sventurate inclinazioni totalitarie, indizio di oscurantismo antimoderno.

Ora, a prescindere dal fatto che il termine "pregiudizio" andrebbe bandito da qualunque dibattito sen

 
Nuovi segnali dall'asse Parigi-Berlino-Mosca PDF Stampa E-mail
Scritto da éléments   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Anche gli ambienti dell'informazione francese e russa mostrano interesse per le rinnovate relazioni tra Francia Germania e Russia.

L’agenzia d’informazione russa Novosti, che aveva già partecipato nel novembre 2003, a Berlino, all’incontro franco-tedesco-russo organizzato sul tema “Parigi-Berlino-Mosca, la forza motrice del partenariato strategico tra Russia ed Unione Europea?” (e che aveva anche inviato degli osservatori ai Rencontres de la pensée rebelle organizzati dal GRECE – l’associazione più rappresentativa della Nouvelle Droite di Alain de Benoist - lo scorso 19 gennaio) prenderà parte nel prossimo giugno, al fianco dei suoi confratelli della stampa francese, ad un incontro sullo stesso tema che si svolgerà a Parigi. L’idea di sviluppare delle relazioni strategiche trilaterali tra Francia Germania e Russia continua dunque a prendere corpo.

 
Bufera sul calcio moderno PDF Stampa E-mail
Scritto da AGI   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Inchiesta antimafia per scommesse clandestine. Decine di società nel mirino. Minato il residuo di cerdibilità dello sport spettacolare di massa

Napoli, 11 mag. - Perquisizioni sono in corso da questa mattina nelle sedi di varie squadre di calcio di serie A, B e C e nei confronti di alcuni calciatori per scommesse clandestine sui risultati di calcio, anche del campionato in corso. Le indagini, sulle quali viene mantenuto il massimo riserbo, sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotte dal centro Dia (Direzione investigativa antimafia) e dai carabinieri, i cui uomini hanno sequestrato documenti. Tra le squadre coinvolte figurerebbero il Siena, il Lumezzane, il Lecce, il Piacenza, l'Ascoli, il Chievo, la Reggina, il Taranto, il Crotone. Nell'elenco non figurerebbe la squadra del Napoli. I calciatori presso le cui abitazioni sono state effettuate delle perquisizioni, sarebbero quattro. Le indagini tendono ad accertare se vi siano state e di che entità scommesse clandestine sulle partite di calcio ed anche se in qualche modo si sia potuto condizionare l'esito degli incontri.

 
Blair pronto a dimettersi per salvare i laburisti PDF Stampa E-mail
Scritto da www.repubblica.it   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Sondaggi al minimo, il premier disposto a farsi da parteIl ministro Gordon Brown in pole position per la successione

Il primo ministro britannico, Tony Blair, è pronto a dimettersi se la sua permanenza a Downing Street dovesse danneggiare il partito laburista. Lo riferisce il quotidiano Guardian, citando fonti vicine al premier inglese. Nel caso Blair dovesse farsi da parte, il successore designato sarebbe Gordon Brown, attuale ministro del Tesoro.

Secondo gli ultimi sondaggi, se si votasse oggi in Gran Bretagna, i conservatori prevarrebbero sui laburisti, fermi al 32 per cento, il livello più basso degli ultimi 17 anni. Una tendenza che potrebbe essere invertita se Blair lasciasse il posto a Brown: in tal caso il partito Labour riuscirebbe a strappare più seggi degli avversari.

Secondo il Guardian, Blair non vuole ripetere l'errore di Margaret Thatcher, le cui manovre per ostacolare la candidatura del successore designato Michael Heseltine nel 1990 si rivelarono disastrose per il partito Tory.

Commentatori politici e alleati consigliano al primo ministro con sempre maggiore insistenza di prendere le distanze da Bush e di ammettere i suoi errori nella missione irachena. Come scrive il Financial Times "ha accettato di condividere la responsabilità della guerra, senza avere ricevuto in cambio alcuna autorità sul modo di gestirla: Bush al massimo ascolta, ma fa quello che vuole".

 
L'Unione Europea mostra i denti PDF Stampa E-mail
Scritto da Il Resto del Carlino   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Un sorprendente ultimatum alla Cina sull'acciaio. Si profila una guerra commerciale e un conflitto geostrategico di notevoli proporzioni.

Bruxelles - Fra Europa e la Cina spunta un ombra di un contenzioso commerciale: la Commissione UE ha infatti dato un ultimatum a Pechino affinché ponga fine alle restrizioni che ormai da tempo la Cina ha imposto sulle esportazioni del Carbone-Coke, misura che sta provocando seri danni all'industria siderurgica europea.

Il commissario del Commercio, Pascal Lamy, ha confermato che venerdì scorso l'UE ha dato 5 giorni di tempo affinché la Cina ritiri tali restrizioni sul Coke, del quale il paese asiaticoè il principale produttore.

Altrimenti provoca Bruxelles - l'UE sarà obbligata a chiedere al WTO sanzioni contro le esportazioni cinesi.

 
Plastica nei mari, allarme dall'Inghilterra PDF Stampa E-mail
Scritto da Corriere della Sera   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Il futuro? Di plastica. Secondo i ricercatori dell'Università di Plymouth piccoli frammenti tappezzano i fondali e contaminano i microrganismi, con il rischio che sostanze tossiche entrino nella catena alimentare.

MILANO - Il futuro? Di plastica. Le premesse ci sono tutte. E se l'ambiente continuerà ad andare alla deriva basterà soltanto aspettare e prima o poi mangeremo plastica, come già fanno i pesci nei mari e negli oceani. Gli scienziati fanno ancora una volta da «Cassandra» e lanciano l'allarme: la plastica sta letteralmente tappezzando i fondali con piccoli, quasi microscopici, frammenti i cui effetti sulla salubrità dell'ambiente e il benessere delle specie animali e vegetali potrebbero essere molto pericolosi.

LE PUBBLICAZIONI - La previsione allarmistica è pubblicata sulla rivista Science da un gruppo di ricercatori guidati da Richard Thompson dell'Università di Plymouth in Gran Bretagna. «Negli ultimi 40 anni - scrivono gli scienziati - grandi pezzi di plastica sono stati individuati negli habitat marini dai poli all'equatore. Sono stati segnalati anche frammenti più piccoli, ai quali però si è prestata meno attenzione». Per cercare di saperne qualcosa di più, i ricercatori hanno iniziato a studiare le spiagge nei pressi di Plymouth, sulla costa inglese della Manica. Hanno così scoperto che questi frammenti sono il frutto della rottura di quelli più grandi, sottoposti a sforzi meccanici come la violenza delle onde e l'urto con le spiagge. Proprio per questo si trovano soprattutto sui fondali sabbiosi, dove è stata identificata la presenza di ben nove plastiche di tipo diverso, usate per produrre vestiti, imballaggi e cavi. Poi hanno esaminato altre spiagge su tutta la costa del Regno Unito: come la gramigna in tutti gli habitat ricomparivano i microscopici frammenti plastici.

CAMPIONATURA - Esaminando i campioni di plancton raccolti a partire dal 1960 sulle rotte che collegano Aberdeen con le isole Shetland e la punta settentrionale della Scozia con l'Islanda, i ricercatori hanno constatato che al loro interno i frammenti plastici sono ricomparsi. Anzi, più i campioni erano recenti, maggiore era la quantità di plastica che si trovava al loro interno. «Probabilmente tutti questi frammenti rappresentano soltanto una minima parte di quelli realmente dispersi nell'ambiente», scrive ancora Thompson. Un'opinione condivisibile visto che ogni anno vengono prodotti milioni di tonnellate di plastica che si accumula nell'ambiente, perchè non biodegradabile. Quali gli effetti di questo velo di plastica che si sta stendendo sugli oceani? «È presto per dirlo», risponde Thompson. In alcuni esperimenti, però, si è visto che paguri e altri piccoli animaletti acquatici possono ingerire questi frammenti

 
Centocinquanta manganelli elettorali PDF Stampa E-mail
Scritto da Noreporter.org   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

Aggressione alla sede romana di Forza Nuova. Alla testa dei "vigilantes" un consigliere comunale di Rifondazione Comunista. L'estrema sinistra vittima della stupidità sceglie la retroguardia.

L'aggressione è stata effettuata alle diciannove e trenta di martedì 11 maggio. 150 persone, tra cui numerosi stranieri,armate con caschi e bastoni hanno aggredito la sede di forza nuova in via Nisco. 3 ragazzi che sostavano davanti alla sede sono stati feriti. Alla testa di questa vigliacca azione è stato riconosciuto dagli aggrediti il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Nunzio D'Erme che con tanto di megafono esortava i suoi compagni a "uccidere il fascista" e a "cacciare il fascista dal quartiere"... Evidentemente qualcuno si sente già in campagna elettorale e preferisce farla a basso costo. Cosa di meglio, per strappare qualche voto alle truppe disorientate della sinistra,che rilanciare la strategia della tensione in sedicesimo ? In pieno "scontro di civiltà" e senza progettualità di fronte alla "globalizzazione", schiacciare l'estrema sinistra su posizioni di retroguardia proprie ai vigilantes della borghesia illuminata non ha bisogno di commenti.
 
Tutti per uno, tutti contro uno. PDF Stampa E-mail
Scritto da Noreporter.org   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

La legge di Nunzio e il suo unico teorema. Un consigliere comunale di Roma di Rifondazione Comunista, prende parte all'aggressione ai danni di esponenti del movimento politico Forza Nuova. Chi è Nunzio D'Erme...

Dalla Cronaca:

Il giorno 11 maggio 2004 verso le 19 e 30 un folto gruppo composto di "Disobbedienti", No Global, sedicenti comunisti e immigrati, per un totale di circa 150 persone, si presentavano di fronte alla sede di Forza Nuova di via Nisco in Roma armati di caschi e bastoni. La marmaglia aggrediva alcuni giovani esponenti di Forza Nuova (in numero inferiore a 10) provocando lesioni a tre di essi. A capitanare l'eterogeneo ammasso veniva riconosciuto Nunzio D'erme, consigliere comunale di Roma ed esponente di Rifondazione Comunista. Questi si distingueva per veemenza verbale distribuendo alla massa incoraggiamenti al megafono (150 contro 10???) a colpire e a cacciare i fascisti.

Nunzio d'Erme - disobbediente alle Europee

Consigliere Comunale di Roma, che ama presentarsi in consiglio comunale con indosso la maglietta di Che-Guevara  ed esponente del Prc è passato alle cronache dell'italietta repubblicana per essere stato arrestato in seguito ai noti e recenti scontri NoGlobal-Forze dell' Ordine all'EUR in Roma e per aver rovesciato letame davanti alla residenza romana di Berlusconi (gesti che gli costarono anche le "deleghe" in comune per l' azione censoria di Veltroni) è diventato l'icona e il beniamino del colorito panorama dei Centri Sociali romani che non mancano di far sentire al Nunzio il continuo appoggio tramite Manifesti di sostegno alla candidatura  per le prossime elezioni europee. Alcuni appassionati di cose tristi si domandano come mai il "Baffo" che spalava merda ne "la Fattoria" sia stato mandato a casa e questo che invece la scarica stia ancora in giro.
Non avendo risposte ci auguriamo di non dover anche vedere la sua faccia e quella del "Che" tra i già grigissimi banchi di Bruxelles.

 
Ultimatum alla Cina sull'acciaio PDF Stampa E-mail
Scritto da Noreporter.org   
Martedì 11 Maggio 2004 01:00

No all'Europa alle restrizioni sull'export Coke

Bruxelles - Fra Europa e la Cina spunta un ombra di un contenzioso commerciale: la Commissione UE ha infatti dato un ultimatum a Pechino affinché ponga fine alle restrizioni che ormai da tempo la Cina ha imposto sulle esportazioni del Carbone-Coke, misura che sta provocando seri danni all'industria siderurgica europea. Il commissario del Commercio, Pascal Lamy, ha confermato che venerdì scorso l'UE ha dato 5 giorni di tempo affinché la Cina ritiri tali restrizioni sul Coke, del quale il paese asiaticoè il principale produttore. Altrimenti provoca Bruxelles - l'UE sarà obbligata a chiedere al WTO sanzioni contro le esportazioni cinesi
 
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