La cucina futurista |
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Scritto da Noreporter.org |
Domenica 25 Aprile 2004 01:00 |
Luce su un Manifesto dai contenuti moderni, poco noto alle cronache storiche, ennesima testimonianza di movimento dai tratti universali. ![]() La prima esperienza di pranzo futuristasi ebbe nel 1931, nella Taverna Santopalato a Torino, allestita da Fillia e Nicolay Diulgheroff "come una grossa scatola cubica innestata, per un lato, in un'altra più piccina: adorna di colonne semincolori interamente luminose e di grossi occhi metallici, pur luminosi, incastrati a metà parete; fasciata, per il resto, di purissimo alluminio, dal soffitto al pavimento", preceduta solamente dalla embrionale esperienzatenutasia Trieste nel 1910 con una cena che, si dice, salvò Giulio Onesti dal suicidio.La filosofia futurista del mangiare si esplica appieno con il “Manifesto della Cucina Futurista”, di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato nel 1930 sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino, e raccolto poi, organicamente ampliato, grazie al fondamentale apporto di Luigi Colombo, meglio conosciuto come Fillia, due anni più tardi, nel volume "La Cucina Futurista", edito da Sonzogno. Dalla Premessa di "La Cucina Futurista", Sonzogno, 1932. F. T. Marinetti: Manifesto della CucinaFuturista, pubblicato nella Gazzetta del Popolo di Torino, 28 agosto 1930. F.T. Martinetti: |
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