Bolivia. Stragi nel silenzio |
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Scritto da www.alternativa-antagonista.com
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Martedì 20 Aprile 2004 01:00 |
146 morti, 77 dal 10 al 17 di ottobre, più di 400 feriti, La Paz e El Alto epicentri degli scontri con le forze dell’ordine. Questo il bilancio dei conflitti sociali avvenuti negli scorsi mesi in Bolivia.  Una situazione esplosiva che si è protatta per tutti i 14 mesi di governo di Gonzalo Sanchez de Losada.
Ma cosa è realmente accaduto in quella nazione?
Leggiamo una recente dichiarazione del Dipartimento di Stato USA, che loda "l’impegno di Sanchez de Losada verso la democrazia e il benessere del suo Paese"… aggiungiamoci che l’ex presidente si è rifugiato, "casualmente", negli Stati Uniti… ricordiamo le situazioni analoghe esistenti in altri stati dell’America Latina, come il Venezuela, il Perù, il Messico, l’Argentina, il Brasile… gli ingredienti sembrano esservi tutti per dire che ciò che è accaduto in Bolivia sia l’ennesima rivolta di popolo contro un governo filo-americano, sostenuto da poteri forti e Grande Capitale, tendente a svendere le ricchezze nazionali a multinazionali, impoverendo la popolazione locale, rapinandola. In effetti anche qui, come in altre analoghe rivolte, a ribellarsi al potere centrale sono stati movimenti sociali, indios, campesinos, sindacalisti, piccoli produttori e minatori… Guardando i fatti, vediamo che i primi violenti e mortali scontri accaddero quando Sanchez de Losada tentò di imporre una nuova tassa sui salari dei lavoratori; ma a scatenare le proteste più feroci da parte della popolazione è stata la questione dell’esportazione del gas: questa è, infatti, una delle maggiori ricchezze naturali della Bolivia, ma la legge vigente sugli idrocarburi stabilisce che le compagnie petrolifere internazionali operanti nel Paese paghino allo Stato royalties solamente del 18% sul ricavato (quando invece l’opposizione chiede che l’imposta salga al 50%). Inutile dire su chi gravi questa situazione di svendita delle risorse nazionali e chi tragga giovamento…
Da ciò la cacciata del presidente boliviano, la sua fuga a Miami, la sostituzione con l’ex vice-presidente Carlos Mesa Gisbert, la creazione di un governo di transizione per convocare nuove elezioni e l’Assemblea costituente, nonché indire un referendum vincolante sull’esportazione del gas e riformare la legge sugli idrocarburi. Il tutto con una parvenza di tregua, dove però la protesta è pronta a riesplodere, soprattutto per mano dei contadini indigeni dell’etnia Aimara.
Una battaglia, quindi, al nemico centrale neoliberista, come peraltro ufficializzato da tutte le realtà scese in campo contro il governo de Losada. Ecco il perchè, dunque, gli Stati Uniti eran prontamente corsi in aiuto dell’ex presidente de Losada; ma non era il presidente George W. Bush a benedire le proteste studentesche in Iran perché, a suo dir, il popolo ha sempre ragione???
Questa la situazione in Bolivia. Secondo voi, idealmente con chi ci schieriamo noi? Una nostra risposta ci sembra scontata… |
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Iraq: Truppe Usa, media suicidi altissima |
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Scritto da Agi
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Lunedì 19 Aprile 2004 01:00 |
Lo rivela uno studio compiuto proprio dall'esercito
statunitense: secondo la ricerca, il morale basso e' correlato al fatto che i soldati non hanno alcuna certezza su quanto a lungo rimarranno in Iraq  C'e' un altro subdolo avversario, oltre alla guerriglia, che mette a rischio la vita dei soldati statunitensi in Iraq: la depressione. Tristezza e morale sotto i piedi attanagliano quasi tre quarti dei soldati, tra i quali la media dei suicidi rimane altissima, decisamente piu' alta che nel resto dell'esercito Usa. Lo rivela uno studio compiuto proprio dall'esercito statunitense: secondo la ricerca, il morale basso e' correlato al fatto che i soldati non hanno alcuna certezza su quanto a lungo rimarranno in Iraq e sul fatto che i turni di servizio sono molto piu' lunghi di quello che si attendessero. Lo studio, il primo del genere in una zona di combattimento, fu ordinato da un ufficiale medico dell'esercito, a luglio, dopo una raffica di cinque suicidi successivi. Lo scorso anno la media di suicidi e' stata di 17,3 ogni 100.000 soldati, rispetto a una media nell'esercito di 12,8 ogni 100.000. L'altissimo tasso di suicidi e' comunque piu' basso della media registrata nella popolazione statunitense, tra i giovani tra i 10 e i 34 anni, che e' di 21,5 ogni 100.000. (AGI) |
Scritto da M.Zambelli-Rinascita
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Lunedì 19 Aprile 2004 01:00 |
Caos.Viaggio nell'era del dopo Apartheid.
Dopo la fine dell’apartheid il Sudafrica è divenuto una sorta d’icona mondialista sbandierata a destra e a sinistra al fine di puntellare le crepe del nuovo ordine globale. In realtà, dall’inizio della democrazia cosmopolita la situazione in Sudafrica è andata via via peggiorando col passare dei mesi e delle settimane…
Altro che paese dell’arcobaleno della pacifica e proficua convivenza delle etnie. Si tratta di una falsificazione della realtà che sfiora i limiti della paranoia. Eppure i media europei e americani hanno continuato ad alimentare il falso mito della multirazzialità, nonché laboratorio eccellente del mescolazionismo.
Un caso emblematico è stato un servizio del Tg2 dossier di qualche tempo fa: un insieme di osservazioni progressisticamente preconcette che contrastavano
drammaticamente con le stesse immagini proiettate (seppure attentamente sottoposte alla rigida censura mondialista). Infatti, tra arcaiche visioni di paradisi naturali e coppie multirazziali ostentate con malcelato secondo
fine, pochissime e sfuggenti erano le zoomate su Joannesburg, città con la più alta percentuale di omicidi al mondo, aggressioni in aumento esponenziale, centro finanziario e commerciale in stato di abbandono e decadenza. Di contro, il giornalista democratico si lanciava a decantare le sorti magnifiche e progressive di una ditta di farmers neri, dimenticandosi di far notare come le ditte a conduzione nera vincano ormai tutti i possibili appalti a prescindere da tutto.Pochi minuti sul disastro Aids, molto tempo invece speso dal progressista infame per visitare Oranje, ultima ridotta di bianchi afrikaneer (circa 600), e commentare con disprezzo l’attaccamento di quest’ultimi alla propria tradizione etno-razziale.
Infine per dare un tocco di obiettività a questo squallido esempio di
propaganda cosmopolita ecco una breve panoramica su Soweto, mostrata obiettivamente nelle sue drammatiche condizioni attuali (ebbene sì, nonostante i vari Mandela al potere).Eppure il giornalista si dimenticava di mettere a conoscenza del telespettatore di come l’economia sia ormai in caduta libera, il randa in costante ribasso (nel 1994 1 rand equivaleva a 500 lire italiane, nel 2002 1 rand = 198 lire). La criminalità oramai alle stelle (secondo le statistiche della polizia Sudafricana -SAPD- relativa ai crimini denunciati nell’anno 2001: in media ogni giorno 27 omicidi, 68 stupri e tentati stupri, 4 rapimenti, 333 aggressioni comuni, 357 aggressioni con intento di ferire, 65 crimini connessi alla droga, 278 furti, 411 furti con scasso… (Queste statistiche sono comunque considerate inferiori al reale). Un anno dopo in data 17 gennaio il Daily Telegraph riportava addirittura un incremento: «quello che è innegabile è che ci siano 59 omicidi e 752 stupri ogni giorno,in Sudafrica il secondo paese più violento al mondo dopo la Colo |
Falluja, 450 morti in una settimana |
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Scritto da TgCom
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Domenica 18 Aprile 2004 01:00 |
Lo hanno riferito fonti mediche 09-04-2004 E' drammatico il bilancio dei morti degli ultimi scontri a Falluja. Nell'ultima settimana sono almeno 450 gli iracheni rimasti uccisi e un migliaio i feriti. Lo ha riferito il direttore del maggiore ospedale della città sunnita. Al momento a Falluja le truppe Usa hanno interrotto le operazioni militari per aprire una trattativa. Ma la tregua, annunciata unilateralmente dalle forze americane e dal governatore civile Paul Bremer, potrebbe crollare.
I marines statunitensi avevano lanciato un vasta operazione lo scorso fine settimana per affrontare i guerriglieri presenti a Falluja e l'esercito americano ha ora deciso di sospendere temporaneamente le operazioni nella città. |
Scritto da censurarossa
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Sabato 17 Aprile 2004 01:00 |
Scende la "cortina de hierro" sulla libertá. Chavez assicura che ha le armi per mantenere la rivoluzione  Come sempre nel suo show " Hello, President " che si ripete giá da ben 5 anni per ore tutte le domeniche, Hugo Chavez, presidente della repubblica del Venezuela ha chiarito alcuni punti che forse potevano far sorgere dubbi sull' assoluta dittatura castro-bolivariana che si sta instaurando nella nazione sudamericana.
Le affermazioni del leader pseudo"rivoluzionario" si riferiscono alle condanne che alcuni organismi internazionali hanno emesso di fronte alle repressioni violente e ingiustificate, compiute dal regimesialo scorso11Aprile 2002,che in quelle del Febbraio 2004.
La OIT, organizzazione mondiale del Lavoro con sedea Ginevra e che raggruppa 145 Paesi, ha condannato il regime chavista, il quale deve riassumere ben 18.000 lavoratori petrolieri licenziati per ever partecipato allo sciopero generale iniziatoa Dicembre 2002 e terminatoa Febbraio 2003. La OIT ha deciso che, secondo le leggi internazionali, tale sciopero si configura nelle azioni legali di protesta e pertanto non dá luogo a l' interruzione del contratto di lavoro. La risposta di Chavez é stata letteralmente " La OIT puede ir a freir monos " che significa che della OITpuó andare a farsi friggere,perché Venezuela é una nazione sovrana e pertanto qua comanda solo lui.
La seconda condanna é stata pronunciata nei giorniscorsi dalla commissione dei diritti umani della OSAe dell' ONU, condanna che si riferisce ai morti, feriti, torturati e scomparsi nelle ultime dimostrazioni di Febbraio 2004. Si riferisce anche alla campagna di terrore che il regime ha lanciato contro tutti coloro che hanno firmato per il referendm revocatorio minacciandoli di gravi sanzioni nel lavoroe in eventuali relazioni con enti statali - vedi i casi dei documenti, carta di identitá e passaporti negati- La risposta di Chavez é stata semplice, peró definitiva, affermando che tali commssioni sono dirette da Farisei e pertanto senza nessuna credibilitá, riassumendo di nuovo il concetto che il Venezuela é una nazione sovrana e pertanto non accetta intromissioni.
Éevidente il progressivo isolamentoverso ilquale si sta incamminando la nazione, isolamento volontario al fine di liberarsi dal peso delle leggi internazionali che oggi tuttora sono costituzionalmente valide, mapresto legalmente inapplicabili. Se un Paese come Cuba ha potuto sopravvivere 40 anni isolato per la propria volontá di Fidel Castro, ben potrá farlo il Venezuela c |
Scritto da Massimo Fini
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Sabato 17 Aprile 2004 01:00 |
Good Morning Occidente  Dopo gli scontri e le manifestazioni di Najaf, di Bagdad, di Bassora, di Nassiriya, che hanno provocato più di quaranta morti e 150 feriti fra gli iracheni e dieci morti e una trentina di feriti fra gli occidentali, dopo che i nostri carabinieri sono stati costretti a sparare su una folla in rivolta e a uccidere tredici civili, voglio vedere chi avrà il coraggio di sostenere che quella delle truppe americane e alleate in Irak è una «liberazione» e non un'occupazione e di negare che in quel Paese è in atto una guerra fra occupanti e resistenza popolare.
A ribellarsi in massa sono stati, questa volta, gli sciiti, cioè quella parte della popolazione irachena che, insieme ai curdi, più aveva subìto le violenze di Saddam. Ma evidentemente, pur se liberati dalla presenza del dittatore, gli sciiti sentono gli americani come occupanti. Anche perché tutti capiscono che questa storia della democrazia è una farsa.
Se si dovessero fare davvero elezioni regolari e libere in Irak gli sciiti, che sono il 65% della popolazione, le vincerebbero a redini basse e instaurerebbero una Repubblica teocratica, simile a quella iraniana, perché questo è il sentimento prevalente nella popolazione. Ma gli americani non lo possono tollerare.
Il nuovo governo di Bagdad, che dovrebbe «restituire l'Irak agli iracheni», sarà quindi un governo fantoccio in mano agli americani. Questo gli iracheni, sciiti o sunniti che siano, lo sanno benissimo. Col nuovo governo quindi la guerriglia non si fermerebbe, anzi si rafforzerebbe unendo, com'è già in parte ora, sciiti e sunniti nella lotta, in attesa di regolare i conti fra loro dopo aver cacciato l'invasore. E oggi nemmeno l'intervento dell'Onu, invocato dalle sinistre, risolverebbe nulla. Perché anche l'Onu è totalmente screditata. E a screditarla hanno provveduto proprio gli occidentali, prima aggredendo, senza l'autorizzazione delle Nazioni Unite e senza alcuna plausibile giustificazione, la Jugoslavia, poi aggredendo, sempre senza l'autorizzazione delle Nazioni Unite e sulla base di informazioni volutamente false, l'Irak.
La sola cosa da fare a questo punto, è che le truppe di occupazione si tolgano di mezzo al più presto. Ciò provocherà, con tutta probabilità, una guerra civile fra sciiti e sunniti, ma alla fine si avrà perlomeno una situazione stabile che rispecchi la realtà delle forze in campo e ciò che vuole la maggioranza della popolazione di quel Paese. Ostinarsi cocciutamente ad occupare l'Irak significa invece, come ha detto anche il sentore Ted Kennedy, infognarsi in un nuovo Vietnam.
E alla fine, come in Vietnam, ci sarebbe comunque il ritiro e il conseguente scontro, inevitabile dopo la cacciata di Saddam Hussein e la distruzione del vecchio, seppur feroce, equilibrio, fra sciiti e sunniti. E allora tanto vale anticipare i tempi in modo che il tributo di sangue non sia, com'è ora, sterile, del tutto inutile, senza futuro, senza senso e senza risultato. |
No Global: Chi paga il conto? |
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Scritto da Milena Zaffaroni
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Venerdì 16 Aprile 2004 01:00 |
La busta paga del movimento pacifista.  A Genova nel luglio 2001 il "Genoa Social Forum" di Agnoletto è riuscito a radunare oltre a, 300 mila persone , 700 associazioni e sigle per manifestare contro il liberismo globale.
La domanda sorge spontanea? Chi paga queste decine di migliaia di militanti itineranti, alloggiati e mantenuti per una settimana, fra concerti, conferenze, ospiti d'onore invitati dall'estero ?.
Personalmente sono arrivata a ipotizzare finanziatori di Paesi lontani che nel mondo globalizzato hanno "spinto ed aiutato" questa come le altre manifestazioni antiglobal.
Ad una prima analisi sembrerebbe un pensiero in antitesi, ma riflettendoci meglio le cose non sembrano poi così strane.
A conferma un giorno casualmente leggo che……
Il Wall Street Journal il 13 agosto del 2001 spiega in parte il mistero di chi paga gli antiglobal.
Così il quotidiano finanziario di New York riferisce che, il Genoa Social Forum è ricalcato sul modello di un International Global Forum, finanziato dalla "Foundation for Deep Ecology" una fondazione culturale creata dal miliardario D.Tompkins, e dotata di 150 milioni di dollari. Lo stesso è il padrone della Esprit Clothing Co, una multinazionale dell'abbigliamento giovanile, quindi grazie a questi fondi, l'International Global Forum a detta del Journal " funziona come una finanziaria che fornisce i capitali iniziali per il lancio di gruppi antiglobal in tutto il mondo".
Altro denaro arriva anche dai " fondi di solidarietà" che molte organizzazioni sindacali hanno creato. Domanda: Ma questi fondi non dovevano servire per l'aiuto economico ai lavoratori in caso di sciopero prolungato?
Anche la cosiddetta "Sinistra al caviale" d |
Emergency: Il colore dei soldi |
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Scritto da Paolo Zanetto
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Venerdì 16 Aprile 2004 01:00 |
Solidarietà rossa e politically scorrect.  "Pecunia non olet", dicevano i latini. Ma ne è passato di tempo da allora, e oggi ci sono soldi e soldi. Ci sono i denari sporchi di sangue, quelli degli imperialisti, dei governi guerrafondai, delle persone malvagie. E ci sono quelli delle persone perbene, delle anime belle, di chi sa elevarsi sopra al popolo rozzo sulle ali della solidarietà. Ad annusare i soldi ci pensano alcuni specialisti: sono i nuovi giudici della morale, e il loro giudizio non ammette appello. Gino Strada, il chirurgo con una passione per l'Afghanistan, ha fondato l'associazione Emergency con lo scopo di aiutare i poveracci che ne hanno bisogno. Il governo italiano gli ha offerto quattro miliardi per le sue attività umanitarie: Emergency li ha rifiutati. "Non accettiamo contributi da parte di un governo che ha deciso di prendere parte al conflitto in corso" ha spiegato il grande Gino ai pochi che non l'avessero capito. Sono soldi che puzzano, e non vanno bene.
Per fortuna di Strada e dei poveracci di tutto il mondo esistono anche soldi profumati. In ogni libreria si può acquistare il best seller della fronda di Emergency, il regalo definitivo per un Natale politicamente corretto: "Afghanistan, anno zero". L'ha scritto Giulietto Chiesa, inviato di guerra de La Stampa, uno che il suo mestiere lo conosce bene, dato che per anni ha fatto l'inviato a Mosca de L'Unità. Il libro è brillantemente illustrato da un altro amico "emergente", il vignettista Vauro, famigerato per le sue vignette talmente caustiche da essere interpretate dagli ignoranti che non votano Rifondazione solo come stupide. Emergency in questi giorni ha lanciato appelli contro la guerra in Afghanistan, teoricamente in favore del popolo afgano: quasi nessuno ha raccolto queste parole, con l'eccezione di alcuni Social Forum orfani della perdita di Luca Casarini, l'ex antiglobalizzatore oggi leader politico di un partito del 15 per cento virtuale (molto virtuale).
Tra i pochi che hanno saputo apprezzare lo spirito elevato dell'appello di Gino Strada c'è un signore milanese, Massimo Moratti, che l'ha fatto sottoscrivere ai giocatori della sua squadra di calcio. Il signor Moratti, come noto, fa il petroliere, mestiere capitalista e imperialista se ce n'è uno. Ma la moglie del signor Moratti, la celebre Milly, è un simbolo delle anime belle meneghine, una che conduce tutte le battaglie ambientaliste e politically correct dall'alto della sua frequentata terrazza con vista Duomo. Per andare a prendere un aperitivo con i suoi amici Gino Strada non deve fare molta strada, dato che la nuova sede della sua associazione, gentilmente offerta da quei volgari borghesi che governano il Comune di Milano, è in via Bagutta, tra Piazza San Babila e Via Montenapoleone. Molto chic, non c'è dubbio: il posto giusto dove intrattenere gli amici. Come il trio Jovanotti - Pelù - Ligabue, che per Emergency ha registrato la canzone "Il mio nome è mai più". Era dedicata all'intervento in Kosovo, ma è sempre d'attualità. Il testo? "Voglio i nomi di chi ha mentito, di chi ha parlato di una guerra giusta". Semplice ed efficace, specie per i teenager.
In occasione del lancio del disco Gino Strada aveva compilato un dettagliato elenco dei conflitti dimenticati, che si apriva - in rigoroso ordine alfabetico - con la tragedia dell'Afghanistan: "Le donne non hanno il diritto di essere curate, e negli ospedali si muore nell'indifferenza della comunità internazionale". A Strada va riconosciuto un primato: dopo l'11 settembre è stato il primo, almeno in Italia, a scagliarsi contro qualunque intervento della "comunità internazionale". Per correttezza è anche giusto ricordare che l'associazione Emergency ha aperto da anni due ospedali in Afghanistan, e che l'attività di Gino Strada aiuta migliaia di persone in tutto il mondo. In discussione non è il chirurgo delle zone di guerra, ma il giudice della moralità di noi altri. In altre parole: saremmo stati liet |
Disinformazione all'italiana |
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Scritto da Noreporter.org
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Giovedì 15 Aprile 2004 01:00 |
Il terrorismo che fa "scomodo"
Vi segnalo un curioso caso di disinformazione all'italiana.
Accendo il Televideo della Rai verso le 10:00 del 10 marzo 2004. Nella sezione "Esteri", leggo che ad Istanbul si è fatto esplodere un kamikaze, presumibilmente appartenente ad un gruppo fondamentalista islamico. La deflagrazione ha causato la morte di 10 persone ed il ferimento di altre 30. Il palazzo colpito ospitava la riunione di una loggia massonica turca, che doveva prendere una importante decisione riguardo l'ingresso del proprio paese nella UE.
Ho avvertito subito alcuni amici che si interessano di politica intrenazionale, per controllare se tg e quotidiani ne avrebbero parlato. I risultati sono scoraggianti: il 10 marzo nessun telegiornale ne parla. Il giorno seguente riscontriamo articoli solo su "Libero", "Il Patto" e "Rinascita"; il giornale di Feltri pubblica un lungo pezzo con una precisazione interessante. Già nei precedenti attentati alle sinagoghe ed al consolato inglese un gruppo islamico, legato ad Al Quaeda, aveva indicato nei massoni il vero nemico della Turchia, in quanto setta ebraica infiltrata nei posti di comando dello stato.
Tutto ciò conferma quanto scrive Maurizio Blondet da molto tempo a proposito di sefarditi, Giovani Turchi ed Ataturk. Aggiungo che il 9 marzo il ministro turco dell'economia era giunto a Bruxelles per illustrarela compatibilità del bilancio statale con i parametri di Maastricht |
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