L’angelo del focolare |
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Scritto da repubblica.it |
Martedì 16 Novembre 2004 01:00 |
Una serie TV americana mostra il vero volto della famiglia statunitense su cui tanta retorica spende la destra moralista: ipocrisia, tradimenti, disperazione. Il tutto, ovviamente, dietro la maschera del migliore dei mondi possibili, dove tutti sorridono e va tutto a meraviglia. È l’immagine del nostro mondo post-sociale. ![]() MARY prende una pistola e si spara. Eppure Mary aveva una vita perfetta, una casa perfetta, un marito perfetto e un figlio perfetto. Mary una mattina qualunque, nella sua casa middle class qualunque, staccionate e fiori e viali alberati e un sole sempre splendente, dopo aver preparato la colazione a suo figlio e stretto il nodo della cravatta al marito, prende una pistola e si spara. Inizia così, con Mary che la fa finita apparentemente senza ragione e con il suo sguardo che sopravvive come voce narrante, la serie televisiva numero uno in America dallo scorso ottobre (su Abc), quella che la domenica sera ha colmato il vuoto scoperchiato dalla fine di Sex and The City, diventando, con 21, quasi 22 milioni di spettatori a puntata, il dramma più popolare in tv da dieci anni a questa parte, dall'inizio di ER per intenderci. Desperate housewives è ambientata in un sobborgo, qui chiamato Wisteria Lane, come ce ne sono a migliaia negli Stati Uniti, una periferia patinata ed idilliaca, dove tutto è bello e tutto funziona, dove i cittadini sono i prototipi dell'americano della upper o middle class, lui lavora e lei cresce i figli, auto grande, stipendio buono, cultura media, barbecue in giardino, profumo di biscotti, week end sul lago, niente fuoriposto o "brutto", proprio come in pubblicità, o in una cerimonia. |
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