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Benvenuti all’Inferno PDF Stampa E-mail
Scritto da repubblica.it   
Giovedì 09 Dicembre 2004 01:00

A Roma anziani sedati, legati, malmenati, nutriti con cibo avariato in un ospizio abusivo. Una società si giudica anche da come tratta gli anziani, che sono l’incarnazione della nostra memoria collettiva. Il che significa che noi decisamente siamo messi male…

ROMA - Sedati con farmaci che probabilmente nessun medico aveva mai prescritto. E anche denutriti. Legati e segregati in una casa di riposo abusiva scoperta alla periferia di Roma. Venti persone, di età compresa tra i 70 e i 95 anni, erano ospitate in pessime condizioni igienico-sanitarie e in regime sanitario abusivo. Cinque persone sono state arrestate, la responsabile della struttura - una commerciante in pensione - e quattro romeni di cui due senza il permesso di soggiorno. Le accuse per i cinque, che ora si trovano a Regina Coeli e Rebibbia, sono sequestro di persona, maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione sanitaria.

La retta era di circa mille euro al mese. "Il dato allucinante - sostengono i carabinieri che hanno condotto l'operazione - è che tra loro cinque sono stati trovati legati con lacci e corde e quattro erano addirittura chiusi a chiave all'interno di un piccolo vano".

Le indagini sono state avviate in seguito alla denuncia di un parente in merito a possibili maltrattamenti. I familiari credevano che la struttura fosse autorizzata. Agli anziani sarebbero stati anche somministrati medicinali vari, senza alcuna assistenza medica. Solo nei giorni di visita dei parenti, tutto sembrava normale: ma gli ospiti della casa erano stati sedati.

I carabinieri della compagnia di Pomezia non hanno dubbi nell'ipotizzare che a "Villa Elisa" le 20 persone anziane ricoverate avevano anche pochissimo cibo a disposizione. E quel poco che avevano, secondo riscontri dei carabinieri e dei loro colleghi del Nas, era anche avariato come la carne trovata in un frigorifero semivuoto. Quello che non mancava, invece erano il latte e le mele. Trentasette i cartoni di latte a lunga conservazione, sequestrati dai carabinieri nella cucina della struttura abusiva, insieme a cibi avariati, sistemati accanto a escrementi di gatto e pezzi meccanici di auto.

Ma lo spettacolo più raccapricciante i carabinieri lo hanno trovato in una stanzetta, che inizialmente sembrava un deposito, ma che invece era una delle cosiddette stanze da letto. Una camera piccola, angusta, senza bagno e finestre, dove su due divani, dormivano in sei. Tutti rigorosamente legati e sedati, in modo da non dare fastidio e non lamentarsi.

La struttura, sequestrata dalla magistratura, in via Monotype, hanno raccontato poi alcuni parenti delle persone anziane ricoverate, in realtà non sembrava il lager che poi si è poi rivelato. I familiari, infatti, nel giorno di visita trovavano quasi sempre i loro congiunti lavati e tranquilli, nel bel giardino a loro disposizione. Qualche volta si limitavano ad entrare nel salone di ricevimento. Mai nelle loro stanze.

Quello che succedeva negli altri 29 giorni che li separavano dalla visita dei familiari, lo sapevano solo le 18 donne e i due uomini ricoverati a Villa Elisa.

Ma è stato proprio uno di loro, che nonostante non riuscisse più a parlare per quanti sedativi aveva ingerito, ha mostrato i polsi al figlio, facendogli notare ecchimosi che non hanno lasciato spazio a dubbi. L'uomo si è rivolto immediatamente ai carabinieri e gli investigatori, coordinati dal capitano Collins Brait, hanno fatto irruzione, di notte, nella struttura abusiva.

Gli anziani ricoverati, con patologie più o meno gravi non erano assistiti dal punto di vista sanitario e psicologico. Per questo, per alcuni di loro, è stato necessario il ricovero in ospedali della capitale.

 


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