martedì 20 Agosto 2024

Αθάνατος!

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Mikis Mantakas, sangue d’Europa

 

Anche se sono passati quarantasei anni ricordo quel giorno come se fosse oggi.
La morte di Mantakas, il 28 febbraio 1975, mi ha colpito anche per i simboli che l’accompagnano.
All’epoca in Italia si credeva che tutti i greci fossero a sinistra, e invece l’unico martire fu dalla parte nostra. Si trattò poi di un greco caduto a Roma, come per sigillare le radici elleno-romane dell’Europa e della Civiltà. Fu soprattutto un camerata caduto e per noi camerata significava molto più che italiano o greco perché all’epoca noi pensavamo “la mia patria è là dove si combatte per le mie idee”. Camerata, in guerra, è al di sopra di qualsiasi distinzione.
Per noi la nazione era fondamentale, ma più in alto c’era qualcosa che la trascendeva. Il sacrificio di Mikis in terra straniera lo impersonò in modo estremo.
Quando il mio camerata Walter Spedicato morì in esilio a Parigi, il santino in suo ricordo portava questa frase tedesca scelta da Alain de Benoist. “Chi cade per le sue idee riposa in patria anche in terra straniera”.
D’altronde non esiste per noi alcuna terra straniera in Europa.

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