venerdì 19 Luglio 2024

Prove d’invasione

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La Cia agisce contro la Siria dal confine turco

Piccoli passi. Per aiutare i ribelli siriani senza esporsi troppo. E’ questa la strategia americana nella crisi. E per farlo usa l’intelligence. La Cia, secondo il New York Times, ha schierato un nucleo di agenti al confine tra Turchia e Siria. Il loro compito primario è di individuare i gruppi ai quali inviare armi. Materiale bellico fornito dagli alleati di Washington, come Qatar, Arabia Saudita, Libia e Turchia. Gli Usa vogliono evitare che fucili e sistemi anti-tank finiscano nelle mani di formazioni qaediste così fanno la «selezione».
PASSAGGIO DI INFORMAZIONI – Le rivelazioni – anche se non sono una sorpresa – seguono le notizie su una visita a Washington di alcuni esponenti della ribellione. Missione centrata proprio sull’assistenza militare. Oltre al ruolo di coordinamento, la Cia è impegnata nel passare agli insorti informazioni sui movimenti delle truppe siriane. Dati raccolti con i satelliti spia, i voli degli U2 e dei droni, l’intelligence elettronica. Grazie a queste «dritte» gli insorti possono bilanciare, in qualche modo, la forza del regime. Sempre i consiglieri stranieri – oltre agli americani ci sono francesi, britannici e arabi – hanno lavorato sodo in questi mesi unificare il più possibile un insieme di gruppi scollegati.
ARMI E ORGANIZZAZIONE – Agli insorti non solo mancano le armi (e le munizioni), ma hanno soprattutto problemi di organizzazione. Combattono a livello locale, con scarso coordinamento e sono forti le divisioni interne. Gli esperti ritengono che in Siria, in questo momento, agiscano più di 100 fazioni, di varia consistenza. E questo è un chiaro punto debole. Anche se gli insorti continuano ad avere serie difficoltà, è però evidente che le armi arrivate – in particolare razzi anti-tank – hanno inciso sulle operazioni militari. Lo rivelano le perdite del regime, non solo in uomini ma anche in mezzi. I ribelli sanno come usare gli anti-carro, hanno studiato i nemici, fanno largo uso di bombe rudimentali ma potenti. In questo modo l’attività repressiva incontra una forte resistenza. Lo dimostra quanto avviene a Homs, dove pure gli insorti appaiono molto divisi. La città sembrava «pacificata» – a colpi di cannone – e invece continua a sfidare Assad.
IRAN E RUSSIA ALLEATI DI ASSAD – Il regime, a sua volta, può contare sul sostegno di Iran e Russia, gli unici due alleati. Mosca, che ha personale militare in Siria, ha di recente riattivato una stazione d’ascolto nel nord, poco lontano dal confine con la Turchia. Una base per monitorare l’attività dei ribelli e di chi li appoggia. E al largo delle coste siriane mantiene due fregate alle quali potrebbero aggiungersi presto altre tre navi. C’è poi il capitolo dei mercantili che portano rifornimenti russi alla Siria. Mosca, dopo giorni di bugie, ha confermato che la “Alaed” trasporta elicotteri d’attacco destinati al regime. E dopo che la compagnia d’assicurazione britannica le ha tolto la copertura costringendola a fermarsi a nord della Scozia, i russi hanno preparato la contromisura. Il mercantile dovrebbe raggiungere Murmansk per cambiare bandiera: adotterà quella della Russia. Successivamente ripartirà per la Siria e, secondo Mosca, nessuno a questo punto potrà intercettarla. Mosse che fanno sembrare la crisi in Siria un episodio della Guerra Fredda.
 

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