venerdì 19 Luglio 2024

In morte di Chavez

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Visto che chi tocca i fili muore potremmo risvegliarci dal sonnambulismo

 

Il Venezuela piange Chavez.
E’ stata una figura complessa che noi semplifichiamo forse in modo eccessivo.
Fatto sta che Chavez è stato avvelenato. Soppresso come Arafat.
A qualcuno molto potente Chavez dava dunque fastidio ed è stato eliminato.
Parliamo di qualcuno che non si fa scrupoli su nulla: stragi, assassinii, persino droni sulle proprie città.
Gente che, quando serve, non esita a suicidare gli avversari politici con un’automatica lasciandogli però, per ostentare la propria intoccabile onnipotenza,  in mano una colt (come nel White Gate) o facendo sì che il suicida una volta morto posi la pistola sul comodino (come nel golpe di Eltsin). Gente che ha usato per decenni delle formazioni terroristiche, quasi sempre comuniste, per seminare il terrore e che ora fa lo stesso con gli jihadisti, quando serve.
Ma serve sempre meno perché l’Occidente si autoterrorizza e si autocondiziona; e se proprio proprio servisse dargli una bottarella in più ci sono sempre i Lone Wolfs alla Breivik, impostati scientificamente secondo programma.

Potremmo dire molte cose di Chavez, della sua politica, del rapporto con il suo popolo.
Potremmo anche rilevare che è morto il 5, data fatale per i guerriglieri neri, cifra che rimanda alla cavalcata delle Walchirie che scelgono, o scartano, chi condurre con sé.
Così non avremmo difficoltà a scegliere il campo tra coloro che lo onorano e quelli che lo insultano. I quali ultimi non gli perdoneranno mai il delitto dei delitti: la sua opposizione a Israele così netta da chiamarsi qui antisemitismo. Ha persino osato, Chavez, esprimere qualche perplessità sull’Olocausto, il che qui dove muore il sole è la cosa più imperdonabile che esista, molto più della pedofilia o del traffico di stupefacenti.
Ma se parlassimo di Chavez per le sue scelte di campo finiremmo col ritrovarci a fare come al solito i tifosi, i supporters, i detrattori o, nel peggiore dei casi, i giudici da tastiera.

Qualunque cosa si pensi di Chavez si deve convenire che non si è limitato a scherzare e giocherellare, altrimenti non lo avrebbero assassinato.
E dovremmo soffermarci a riflettere su questo e su tutto quello che, in Siria, in Palestina, in Iraq, in Libia, in Egitto, ha preceduto il suo assassinio, per convenire che chiunque dia oggi fastidio muore.
Il nemico è forte, perfido e inflessibile.
Non c’è dialettica che tenga; essa è solo teatrale, superficiale, di cornice.
Chi ami autocelebrarsi, vantarsi degli I Like, degli applausi nei social network, dei suffragi classici, chi s’illuda o finga d’illudersi che inciderà democraticamente nella democrazia, in fin dei conti non corre rischi e potrà continuare senza paura.
Chi non si renda conto che dietro il teatrino c’è un potere chirurgico, deciso e spietato, non potrà però mai superare lo stadio della messinscena, per drammatica ed emotiva che sia, né l’inganno delle aspettative riposte nella commedia.
Non assumerà quindi mai una mentalità strategica perché non ha la percezione esatta della tragedia e del conflitto. Se il conflitto è spettacolarizzato non è percepito e se non è percepito non lo si combatte se non – ma solo qualora lo voglia il nemico – nelle vesti delle vittime o dei capri espiatori.
In ogni caso, senza una consapevolezza ferma e assoluta non si può assumere una logica di comando e di lotta, non si può andare oltre la dimensione dei portoricani di una West Side Story ambientata al di qua dell’Atlantico.

Forse l’assassinio di Chavez potrebbe servire a questo: a spingere qualcuno a guardare in faccia la realtà e, mai dire mai, a consentirci di recuperare qualche unità al polemos politico e alla coscienza dello scontro di civiltà, quello vero, nella consapevolezza dello scarto di forze che ci obbliga – allegoricamente – alla guerriglia politica e al rifiuto delle seduzioni comuni.
E’ questo che ci manca. Del tutto.
E’ per questo che non abbiamo un futuro autentico, nemmeno quello che ci pone di fronte al plotone d’esecuzione.
Nostalgia di tragedia.

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