venerdì 19 Luglio 2024

Il principe ha sempre avuto le palle

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Nelle strade della Capitale è conosciuto come “Il Principe”, l’indimenticato ex capitano giallorosso Giuseppe Giannini, che ha vestito la maglia della Roma per ben quindici anni prima di dedicarsi alla carriera da allenatore. Un soprannome regale, che gli era stato affibbiato per la sua tecnica raffinata di gioco. Per quell’eleganza che lo contraddistingueva quando sfiorava il pallone sul campo di calcio. Un’eleganza che Giannini, almeno in un’occasione, avrebbe decisamente lasciato da parte: attaccate le scarpette al chiodo e diventato preparatore tecnico della Sambenedettese, aveva minacciato e preso a pugni l’allora patron della squadra marchigiana Alberto Soldini, per una questione di soldi.

Ne era scaturita una lite furibonda, che si è appena risolta sul banco degli imputati del Tribunale di Roma dove, ieri, il Principe è stato condannato a sei mesi di reclusione con l’accusa di lesioni e minacce, su richiesta del pubblico ministero Gianluca Mazzei. Mandato a giudizio con citazione diretta dal pubblico ministero Marcello Cascini, Giannini è accusato di avere «minacciato di morte Soldini Alberto», si legge nelle carte della Procura, e di averlo massacrato di botte, colpendolo con una raffica di calci, pugni, testate e investendolo «con una sportellata della sua autovettura». Una vera e propria spedizione punitiva, insomma, che il Principe aveva organizzato insieme ad un suo amico di nome Pietro, che non è mai stato identificato.
L’AGGUATO 
Tutto era successo il 17 ottobre del 2006. Alberto Soldini all’epoca era presidente della Sambenedettese calcio, una squadra di serie C di San Benedetto del Tronto che Giannini aveva allenato per poco tempo: da dicembre a febbraio. Il club marchigiano navigava in cattive acque, e il Principe non aveva percepito gli ultimi mesi di stipendio. Così, secondo l’accusa, avrebbe deciso di recuperare i soldi per conto suo, presentandosi sotto casa del patron per battere cassa. Soldini aveva raccontato di essere stato vittima di un agguato: era uscito di casa alle nove di mattina accompagnato dalla moglie e, proprio di fronte al cancello della sua villa a Roma Nord, era stato intercettato da Giannini. Il Principe lo stava aspettando a bordo del suo fuoristrada grigio metallizzato, parcheggiato nel vialetto d’ingresso. Insieme a Giannini c’era un uomo di nome Pietro, che Soldini non aveva mai visto. I due, avevano messo subito le cose in chiaro: si erano presentati per reclamare il denaro e non erano disposti ad aspettare. Il presidente aveva spiegato che la Sambenedettese era prossima al fallimento, che c’era una curatela in atto e che per il momento quei soldi non potevano essere recuperati.
L’AGGRESSIONE
 Le spiegazioni erano state inutili: «Dammi i soldi sennò ti ammazzo», avrebbe gridato Giannini. Poi, era partita una testata e Soldini era caduto in terra ed era stato preso a calci e pugni. Pietro gli aveva anche afferrato la cravatta «tirandola a mo’ di cappio», si legge nelle carte della Procura. Infine, il Principe aveva dato al presidente il colpo di grazia, investendolo con una sportellata del suo fuoristrada. «Oggi ti sei salvato, ma domani mattina sto qua e t’ammazzo», aveva sentenziato Giannini prima di andarsene. Dopo l’aggressione, Soldini aveva sporto denuncia al commissariato di Polizia, ed era stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, dove gli erano state diagnosticate lesioni guaribili in trenta giorni: «Contusioni, abrasioni multiple del volto e frattura del terzo distale del V metacarpo».
Soddisfatto per la sentenza l’avvocato Antonio Moriconi, difensore di Soldini: «Giannini era stato riconosciuto da testimoni attendibili, era difficile sbagliarsi perché è un personaggio molto noto». Oltre ai sei mesi di condanna, il Principe, che ha ottenuto le attenuanti generiche e la sospensione della pena, dovrà anche liquidare a Soldini una provvisionale immediatamente esecutiva di circa seimila euro.

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