giovedì 18 Luglio 2024

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Alla convention repubblicana Rudolph Giuliani se la prende con l’Italia di Craxi che con la vicenda di Sigonella ci ha dato l’unico bagliore di dignità nazionale in sessant’anni di democrazia mafiosa eterodiretta da Washington. Gli Americani ancora non si sono ripresi dal fatto di aver visto vent’anni fa i Carabinieri schierati contro i Marines, quasi come se il nostro fosse uno stato sovrano e non una loro colonia di cui disporre a piacimento.

NEW YORK – Alla convention repubblicana di New York prende la parola Rudolph Giuliani e arriva una stoccata all’Italia: «Il terrorismo non può essere combattuto con esitazioni come è stato spesso fatto in passato, in particolare dal governo italiano in occasione del dirottamento dell’Achille Lauro», ha detto l’ex di sindaco di New York rivolgendo una stoccata al governo dell’era Craxi. Giuliani è arrivato a parlare dell’Italia dopo aver fatto un breve excursus sulla storia del terrorismo, dall’attacco contro gli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco nel 1972 fino, appunto, al dirottamento della Achille Lauro nel 1985 che ci concluse con la morte di un passeggero di nazionalità americana, Leon Klinghoffer


FISCHI PER IL GOVERNO CRAXI – «Alcuni dei terroristi furono rilasciati e ad altri fu permesso di fuggire dal governo italiano per il timore di rappresaglie. Così i terroristi hanno imparato che potevano intimidire la comunità mondiale e che troppo spesso, specie in Europa, la risposta era “compromesso e pacificazione”». Le parole di Giuliani sono state accompagnate da fischi per il governo italiano di allora. «I terroristi – ha aggiunto Giuliani – hanno anche appreso che la loro causa sarebbe stata presa tanto più seriamente quanto più barbaro era il loro attacco».


«COME CON HITLER» – Gli atti di terrorismo diventarono un metodo di contrattazione a livello internazionale, ha proseguito Giuliani: «Come spiegare altrimenti la decisione di dare il premio Nobel a Yasser Arafat quando egli dava sostegno alla piaga terrorista nel Medio Oriente? Prima dell’11 settembre, vivevamo in una visione irrealistica del mondo, molto simile a quanto era avvenuto con Hitler prima della seconda guerra mondiale». «Bush ha deciso che non si poteva più scendere a patti con il terrorismo ma che bisognava passare all’offensiva», ha aggiunto tra gli applausi l’ex cittadino di New York.

MOORE SUPERSTAR – Oltre a Giuliani, l’altra star del primo giorno di convention è stato il regista Michael Moore, che dopo aver guidato domenica un corteo di protesta a New York che ha raccolto centinaia di migliaia di persone, è riuscito nella prima sera della Convention ad entrare al Madison Square Garden, grazie a un pass per la stampa ricevuto dal quotidiano «Usa Today». Con il suo solito cappellino da baseball in testa, il regista di «Fahrenheit 9/11», caustico atto d’accusa contro l’amministrazione Bush, ha attirato buona parte dell’attenzione della stampa, oltre a creare tensioni con gli uomini della sicurezza. «Mi hanno trattato bene, non ci sono stati problemi», ha detto Moore mentre entrava scortato nell’arena. Per tutta la durata del

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