venerdì 19 Luglio 2024

La carta del suprematismo ebraico

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Nei risvolti della sottomissione americana secondo il Nuovo Centro Destra

dal suo giornale online: 

“Ecco perché è realistico parlare della superiorità del genio ebraico”

di Daniela Coli

Il dibattito in corso negli ultimi anni negli Stati Uniti sulla superiorità dell’intelligenza  ebraica  e le recenti  posizioni di alcuni genetisti e scienziati sociali analizzate con cura  da Alia K. Nardini non sono stravaganze di un gruppo di accademici esaltati. Charles Murray non è considerato un ciarlatano negli Stati Uniti, ma un prestigioso scienziato sociale. Al lettore italiano il dibattito sul Jewish Genius può apparire antisemita, vagamente nazista, ma non agli americani, i quali credono nelle differenze genetiche, come nel caso dell’omosessualità, e hanno una profonda ammirazione per gli ebrei. Da noi, quando si è scoperto che molti teorici neocon di Bush, a cominciare dal più importante, Irving Kristol, erano ebrei si è subito iniziato a parlare di complotto ebraico. In realtà, i più autorevoli cervelli neocon sono ebrei per la semplice ragione per la quale sono ebrei anche i più importanti pensatori democratici. Questo perché sono ebrei la grande maggioranza degli intellettuali, degli accademici delle università più prestigiose, degli scienziati che vincono i Nobel, degli editorialisti più famosi, dei giornalisti più noti, senza contare i migliori registi  e attori di Hollywood. 

I Kristol, informa il Times, sono una famiglia potentissima: Irving Kristol, nato nel 1920,  consigliere di Bush, è il padrino dei neocon  e  la moglie, Gertrude Himmelfarb, nata nel 1922, teorica del ritorno ai valori vittoriani, è attualmente la guru di Gordon Brown, oltre a essere la regina dei neocon di Bush. Il figlio William è soprannominato “il cervello di Dan Quayle”, perché era capo dello staff dello scialbo vicepresidente di Bush senior.  Il “cervello di Dan Quayle” è ora il direttore del Weekly Standard e il  presidente del più importante think tank neocon. Lo stesso vale per i democratici, i cui migliori cervelli sono ebrei. 

Con una tale supremazia è abbastanza comprensibile che uno scienziato sociale ebreo americano parli di genio ebraico. Non è neppure anomalo che Charles Murray parli degli ebrei come di una razza geneticamente superiore, perché il paradigma della superiorità intellettuale ebraica è già stato formulato in due importanti libri usciti nel 2004 da Princeton University Press. Sono due libri famosissimi e stimatissimi come “Jews and the American Soul” e “The Jewish Century” di due storici  come Andrew R. Heinze e Yuri Slezkine. Jews and the American Soul demolisce il mito delle origini protestanti – presbiteriane e puritane – dell’America e sottolinea come già nella dichiarazione d’indipendenza di Thomas Jefferson fosse presente l’ideale del perseguimento della felicità, che anticipava la passione nazionale americana per la pace interiore, definita da Heinze un carattere psicologico tipicamente ebraico. Gli ebrei, presenti dalla fondazione degli Stati Uniti, erano studiosi della natura umana e su questo piano sfidarono i protestanti. Gli ebrei usavano molti termini ed espressioni entrate ora nel linguaggio comune degli americani per descrivere il perseguimento della felicità: espressioni come ricerca dell’identità, desiderio di realizzazione, volontà di superare il complesso di inferiorità, il bisogno di compensazione e di  razionalizzare impulsi potenti e proiettarli sugli altri per avere con essi un’autentica relazione. Queste espressioni americane, entrate anche nel nostro linguaggio quotidiano, sono espressioni ebraiche. Per questo, per Heinze gli ebrei hanno plasmato l’anima americana. 

Per Heinze dal 1880 al 1920 nasce la psicologia moderna – purtroppo Heinze non distingue tra psicologia e psicoanalisi – e  l’America è conquistata dalle nuove idee. Gli psicologi ebrei erano pensatori di grande valore e ci fu interazione tra valori ebraici e americani a cominciare da  Benjamin Franklin. Secondo Heinze, l’attitudine intellettuale e morale degli ebrei a migliorarsi costantemente condusse alla psicoanalisi di Freud e Alfred Adler, il cui approccio alla mente è tipicamente ebraico. Insomma, per Heinze tra il 1890 e il 1940, gli psicologi ebrei modellarono la psiche americana e dopo il 1945 questo processo si accentuò. Il libro più importante uscì nel 1946, fu scritto da un rabbino americano, Joshua Loth Liebman e si intitolava “Peace of Mind”. Liebman era un rabbino e uno psicoanalista: il libro divenne un bestseller, fu preso sul serio dall’opinione pubblica. Liebman predicò dalla radio l’ebraismo come religione dell’amore, come una nuova idea della democrazia. Sul freudismo Liebman si scontrò con i due leader cattolici più carismatici, Fulton Sheen e Clare Booth Luce: quest’ultima per le sue critiche a Freud fu accusata di antisemitismo. Martin Buber, Eric Fromm, Abrahm Maslow, insieme  a scrittori come Saul Bellow, Philip Roth e Allen Ginsberg plasmarono direttamente o indirettamente l’anima americana. Donne ebree come Betty Friedan, Ayn Rand, Ann Landers, Abigail Van Buren, Joyce Brother davano consigli al pubblico americano dalla radio e dalla televisione. L’Olocausto fu poi fatto conoscere agli americani attraverso testimonianze come quella di Elie Weisel, che divenne il simbolo della sofferenza ebraica. Insomma, per Heinze, se gli Stati Uniti sono la grande nazione generosa piena di amore verso tutto il mondo è per l%E2.

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