venerdì 27 Settembre 2024

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Sui due fronti della guerra voluta dagli oligarchi

Il vulnus ucraìno dura da mesi.
E’ tempo di bilanci non trinariciuti, benché mi renda conto che l’abitudine a costruirsi dogmi e slogan proprio come i compagni che Guareschi immortalò nel ridicolo, sia oggi predominante e che, di conseguenza l’intelligenza sia la grande sacrificata sull’altare della demenza.
Proviamoci ugualmente.

Mai così divisi

Partiamo dalle contrapposizioni di quest’area, come la chiamano.
Dal punto di vista sentimentale o ideologico si riassumono sostanzialmente a due.
C’è chi preferisce i propri simboli, la propria tradizione, la propria gente a qualsiasi ipotesi teorica di un miglioramento futuro e chi, invece, è pronto a sacrificare tutto questo per il sogno di una partecipazione a qualcosa di nuovo che si raffigura come rivoluzionario. Ovviamente io sono nella prima schiera, lo sarei anche se i camerati si sbagliassero, cosa che finora non è risultato essere accaduto, se non altro tenuto conto dei comportamenti dei loro avversari; lo sarei comunque perché se da una parte sfilano le SS, si combatte con la Runa e si presentano programmi come quelli di Pravy Sektor e dall’altra si radunano le truppe nel nome della Guerra Patriottica contro il nazismo, si forma il Soviet Antifascista delle Federazione di Russia e si sfila con la Stella Rossa umiliando i prigionieri con comportamenti da canaglia partigiana, io non potrei mai avere dubbi, perché la gerarchia dei valori contrapposti è schiacciante.
Le alleanze spregiudicate della Russia con Israele e l’Arabia Saudita e la logica abbracciata dal Cremlino della guerra fredda nella Yalta energetica, fatti lampanti che alcuni non vogliono vedere solo per non disilludersi, alla fin fine sono corollari, non sono determinanti quanto lo è la fedeltà a se stessi che in linea di principio dovrebbe prevalere sempre su quella ai propri sogni.
Il secondo motivo di distinzione è di origine metafisica. Stare con Pravy Sektor significa preferire il Mito all’Utopia; stare con la presunta Eurasia significa scegliere l’Utopia sacrificando il Mito.
E infatti ecco che si parla di “fascismo superato”, di “terza posizione impossibile” e chi più ne ha più ne metta: seppellire il padre per far crescere in fretta il figlio ancora non concepito. Dimentichi dell’insegnamento di Enea che nell’aprire la strada a Iulo porta sulle spalle il padre Anchise.
Ecco perché, sic stantibus rebus, in nessun caso io avrei potuto né potrei stare dall’altra parte.

Quel conflitto recepito tra est e ovest

Tutto questo però conta fino ad un certo punto perché è palese che i sentimenti dell’area – mi riferisco alla gente sana non, ovviamente, ai pidocchi e ai vermi della dissociazione e del rinnegamento che si sono esibiti squallidamente e volgarmente sbavando livore e ostentando anima canaglia via internet – sono controversi, inquieti e non sono affatto identici tra loro. C’è chi è più filorusso di un russo, c’è chi è diventato antirusso e poi, soprattutto, ci sono quelli a disagio e sono parecchi. Perché in ogni caso, nella logica della nuova guerra fredda, l’impressione quotidiana è quella di un conflitto est-ovest.
Il conflitto non c’è, o meglio c’è ma solo nella logica classica dei confronti di potenza ed è perciò un mix di accordi, lottizzazioni e forzature. Insomma siamo nella riedizione degli anni settanta. Allora in pochi dicemmo che lo scontro era ingannevole ma i sentimenti generali furono comunque manipolati a prescindere da noi, anche perché da ambo le parti volevano ingannarsi, né più né meno di quanto accade oggi.
Il reale non è mai quello che appare ma come viene percepito conta comunque molto e incide su di esso. E la percezione oggi è quella di una contrapposizione che non c’è. 
Qualcuno allora, invertendo le cause con gli effetti, accusa i camerati ucraìni di aver imposto uno scenario di rottura e di averci costretti a guerre intestine. Le cose non stanno così. Se Yanukovtch non avesse siglato un accordo energetico con la Shell e la Chevron, preludio alla necessità di destabilizzazione dell’arteria est, e se Putin non avesse lasciato crollare appositamente Yanukovitch, non sarebbe accaduto assolutamente nulla. Né sarebbe successo alcunché se non fosse stato utile anche a Mosca il macello nell’est ucraìno. o Novoryssia come lo chiamano loro.
Pravy Sektor è effetto e non causa del cambio di atteggiamento russo e della scelta moscovita di allontanarsi da Berlino.
Pretendere da loro che dovessero tradire il loro popolo, la loro patria, i loro ideali, le loro tradizioni affinché noi potessimo continuare a cullare nei nostri salotti l’illusione di un blocco continentale antimondialista che non sta affatto nei piani del Cremlino, è veramente eccessivo.
Così com’è assurdo pretendere che, mentre sono in guerra, con centinaia di volontari caduti, essi marcino su Kiev. Ed è insensato sostenere che siano agli ordini del governo visto che quest’ultimo ha già assassinato quattro dei suoi militanti e ne ha arrestati a decine e che, minacciando appunto un’insurrezione, Yarosh è riuscito a farli liberare.

Il magma si sedimenta

Il tempo ormai è trascorso e il magma si sedimenta: non ci sarà rivoluzione nazionale in Ucraìna e questo lo si sapeva da prima. La Russia gioca le sue carte per l’acquisizione, anche a fiumi di rubli, dei partitelli nazionalisti da utilizzare dietro le linee. Kiev si comporta in modo osceno e Mosca in modo a dir poco cinico. A questo punto gli idealisti, e come tali intendiamo quelli che si sono fatti coinvolgere generosamente in qualsiasi campo senza averne tornaconto, saranno sfruttati quando non siano stati sacrificati. Che sia il gatto o la volpe a farlo cambia poco o niente. Questo se ci atteniamo a un ragionamento razionalista e utilitarista, perché ci sono anche tutte altre motivazioni nella vita e sono ben più importanti del dare e dell’avere.
Gli idealisti sono spaccati tra loro e non esiste una linea comune, neppure potenziale, per il futuro. Apparentemente è un dramma.
Dico apparentemente perché le disillusioni sono una panacea e perché si finirà col capire che non esistono soggetti alternativi al Big Brother, che non siano l’Isola della Tortuga, ovvero la capacità di far perno su di sé, di liberarsi da soli con l’autonomia e con la logica nicciana e jungeriana.
Tuttavia il cammino dall’illusione alla coscienza della disillusione è lungo e il passaggio ha luogo sempre nella palude.
Allora che fare nel frattempo?

Capitalizziamo questa crisi

Capitalizzare la frontiera che si è delineata, ovvero lo scarto di livello umano e di qualità.
La prima scrematura deve verificarsi tra gli uomini e i vermi. Prescinde dal campo che si è scelto, dipende dallo stile, dall’animo con cui si è effettuato.
La seconda scrematura riguarda l’esclusione degli sfruttatori e dei parassiti. Tutti coloro che sono andati a raccogliere rubli e sostegni, incuranti di sedersi dietro il paravento di un Soviet Antifascista, vanno tenuti accuratamente lontano perché sono riusciti in un colpo solo ad offendere, specie se italiani, tutti quelli che per circa un secolo, fino a ieri, sono stati uccisi in quanto fascisti e al contempo i volontari tra i separatisti russi, dato che vanno all’incasso sul sangue altrui. Nauseante!
Infine, e qui è il punto centrale per il futuro, si deve fare leva sui volontari di ambo i fronti non soltanto per la pace dei bravi, che purtroppo non ci sarà, quanto per l’avvento delle avanguardie del mondo nuovo. Così come avvenne con il ritorno di coloro che si erano reciprocamente scannati nella Grande Guerra di un secolo fa che, spiace tanto per Papa Francesco, non fu una follia. Oppure fu una magnifica follia che generò la più bella primavera europea dell’ultimo millennio.

Gli uni, gli altri e la Bhagavad Gita

Non mi sogno di confondere i volontari per Pravy Sektor con quelli per la Russia eurasiatica. Non lo faccio per le ragioni esposte più su e anche per delle considerazioni antropologiche molto spicce. Finora nel campo russo sono accorsi dei nazionalisti provenienti dall’ex blocco sovietico o, più ad ovest, dalle piccole minoranze nazionalbolsceviche il cui estetismo eccita in particolare il gusto celtico. Poi abbiamo qualche individuo che a furia di stabilire chi è il nemico da combattere non sa più individuarlo fuori dagli schemi preconfezionati, non lo riconosce quando ce l’ha vicino e soprattutto, ha dimenticato un piccolo dettaglio: chiedersi chi è lui ed affermarlo ancor prima di pensare al nemico che è tale solo se prima si esiste. Non ci si può identificare per negazione, pensarlo vorrebbe dire esser passati dalla Weltanschauung alla nevrosi. Prova ne è che, non conoscendosi o non riconoscendosi più, quando ci si proietta in un’ottica diveniristica e trasformista si cerca d’identificarsi in qualcosa che non ha contorni così come attestano più o meno tutte le dichiarazioni fatte in merito alle scelte di chi si è diretto a Donbass da est sperando che dall’antiamericanismo puro e semplice nasca un qualcosa che non si più fascista né comunista.
Quindi non confondo i volontari tra loro, visto che nel campo di Maidan si è andati e si va orgogliosamente e dichiaratamente da fascisti, ma li metto sullo stesso piano, perché è la guerra, il padre di tutte le cose, che lo fa. E l’epistolario pubblicato ieri tra volontari contrapposti ne è la riprova assoluta.
Se i volontari sono andati a combattere non per un senso di appartenenza ma per ottenere un risultato concreto si sono certamente sbagliati.
Ma se la guerra all’occidente da parte russa è solo un artificio e una fuffa e da parte dei tifosi internet è un trip e un delirio, da quella di chi combatte invece diviene reale nella sua singola dimensione. Egli lo fa in carne e ossa così come il Battaglione Azov  e il Duk compiono rivoluzione nazionale e rivoluzione europea.
Nessuno, al di fuori di loro, farà l’una o l’altra cosa, ma, nella loro dimensione sacrale, tragica e metafisica, essi sì. Secondo la dottrina aria di lotta e vittoria espressa dalla Bhagavad Gita.

Il ritorno dei centurioni

Poiché disgraziatamente non credo che si possa riportare la Russia sulla retta via e riproporre un’alleanza germanorussa che spazzi via la nuova Yalta e, quindi, scarse sono le possibilità di un esito politico costruttivo sul quale puntare, il mio auspicio è che in futuro i volontari di ritorno dal fronte fraternizzino tra loro e siano il preludio alla costituzione di cittadelle dall’animo guerriero, vere e proprie rivoluzioni in atto, Tortughe fuori dalla Compagnia delle Indie.
Non è fantascienza e neppure chissà quale illusione: è potenzialità realistica.
Va da sé che tutto questo non porterà a nulla senza l’utilizzo della bussola che solo chi è fedele al Mito possiede mentre chi persegue l’Utopia, per definizione, non sa cosa sia.
Ma diamo tempo al tempo. Per ora puntiamo sui centurioni, almeno quelli li hanno lasciati arruolare e formare. Follia Papa Francesco? Auguriamocelo perché il resto, tutto il resto, è demenza.

L’estremismo è una brutta bestia, ma non è mai troppo tardi perchè nasca un’autentica forza terzaposizionista. Ma la cosa non è fattibile senza che riemerga un determinato tipo umano. Codreanu, Degrelle, altri, furono chiari. Lampanti. Non si sfugge.

Resto dell’idea che sia posizione corretta.

Oggi però vedo un’estremizzazione. Perchè? Resto dell’idea che su Maidan siano state dette parecchie menzogne e che una certa componente ‘nazionalista’ ucraina (probabilmente quella di Yarosh o di persone a lui vicine, più ‘moderata’ rispetto alla SNA-WotanJugend di Biletskyi-Azov) abbia un potenziale rivoluzionario. Ma devono dimostrarlo, logicamente. Analogamente, bsogna essere onesti, a Est sta accadendo qualcosa.

a) che tra i separatisti ci sono volontari europei anche camerati, fascisti o ns dichiarati, di prospettiva ‘eurasista’ che tentano il superamento di alcuni steccati ideologici stretti e troppo marcati;

b) che la prospettiva politica di alcuni vertici ‘novorussi’ è interessante (nazionalizzazioni, spirito comunitario marcato, richiami imperiali, rifiuto del modello mercatista e psicologico occidentale ecc.) e va presa in considerazione. Lo stesso Strelkov, militare russo o meno, va riconsiderato: le sue posizioni sono estremamente scomode alle logiche di potere, dato che come a ovest minacciano gli oligarchi di Kiev lui e altri minacciano quelli di Mosca invitando Putin a fare pulizia tra i suoi consiglieri (riferimento principale, probabilmente, a Medvedev);

c) soprattutto, che le riflessioni del vecchio fronte antimondialista (Murelli, Terracciano ecc.) non sono TUTTE da scartare, che l’impianto generale resta valido e che va corretto. Non si è stati capaci di fare una cosa del genere, ci si è scannati rompendo un fronte che poteva dare frutti. la contrapposizione non deve essere tra Eurasia e anti-Eurasia, ma tra due concezioni diverse – semmai – del mito eurasista e valutare se detto mito abbia o meno ragione di esistere. Stupido, idiota e davvero aberrante è poi il costante ‘fuoco amico’ sulla Geopolitica in quanto tale, anziché su UNA determinata geopolitica, discutibile nelle premesse e in altre cose. Idem per Putin: un conto è evidenziare le manovre militari e di politica estera a Est, un altro è riconsiderare TUTTO il suo ruolo sullo scacchiere mondiale: piaccia o meno, e lo dice anche Gabriele, a Putin non si può rinunciare. E l’assurdità delle sanzioni, che sta mettendo ulteriormente in ginocchio la nostra già disastrata economia, dimostra una volta di più, nelle reazioni russe, la tempra di quest’uomo. Non scherziamo: Putin, Ucraina o meno, è irrinunciabile e i suoi meriti ci sono sono innegabili, a vari livelli. E’ lo stesso Adinolfi a dirlo.

icevo dei nazionalisti: un conto è Yarosh, un altro è Poroshenko, e se va a finire che Yarosh appoggia Poroshenko anziché appenderlo a un palo ebbene, contrordine camerati. Inoltre, a titolo puramente personale, dico che al di là dei meriti militari l’ideologia della SNA non mi convince affatto: la SNA presenta non pochi aspetti problematici (razzismo biologico in primis) che dovrebbero far riflettere attentamente chi, in Italia, si richiama a una tradizione ben più nobile di quella delle destre estreme est-europee. Poi, insomma, questa è una mia questione personale che magari non tange minimamente altri, dipende dalla formazione e impostazione.

Poi c’è il discorso della condotta militare di Kiev, a dir poco aberrante. La popolazione civile, è innegabile perchè numerosissimi video lo testimoniano, ODIA il governo per i bombardamenti indiscriminati.

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