venerdì 27 Settembre 2024

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Guerra e affari nel controllo del Grande Fratello

Dopo l’incarico come inviato Onu in Libia, un posto da direttore generale dell’«Accademia diplomatica» degli Emirati Arabi. Con un compenso di 50.000 euro al mese. E’ il futuro che attende Bernardino León, secondo quanto riportato dal britannico Guardian. Il suo addio al ruolo di mediatore era già noto, a sostituirlo arriverà il tedesco Martin Kobler. Quello che ancora non si sapeva era che durante l’estate Léon stava già negoziando per il suo nuovo incarico negli Emirati. Proprio uno dei paesi accusati di sostenere una delle parti coinvolte nella guerra civile che il diplomatico spagnolo si era impegnato a cercare di portare a conclusione. Gli Emirati Arabi, insieme all’Egitto, sono accusati di sostenere il governo di Tobruk, a differenza di Qatar e Turchia accusati di sostenere quello islamista di Tripoli 

Il Guardian cita alcune email dalle quali emergere come León già a giugno avesse avviato i contatti per il nuovo incarico, a luglio poi era stato lui stesso a richiedere un aumento di compenso. Ad agosto l’annuncio del trasferimento con la famiglia ad Abu Dhabi. Poi, la conferma del nuovo incarico, con un compenso da 50.000 euro mensili. Una decisione che, secondo il giornale britannico, mette in dubbio l’imparzialità del suo lavoro in Libia. 

«Nessun conflitto di interessi»

Il diplomatico spagnolo, che giovedì conclude il suo incarico con l’ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, replica alle accuse sottolineando «non c’è nessun conflitto di interessi». E ricordando poi di aver annunciato il 1 settembre l’intenzione di lasciare il suo ruolo. «La mia difesa a questi attacchi è il mio lavoro» conclude. Sempre il Guardian pubblica però un mail datata dicembre 2014, ovvero solo 5 mesi dopo l’inizio dell’incarico di León presso le Nazioni Unite, e indirizzata al ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Abullah bin Zayed. Si legge: «Non intendo lavorare ad un piano politico che includa tutti». E poi è lo stesso diplomatico iberico a parlare di una strategia per delegittimare il Parlamento di Tripoli. Anche rispetto a questo scambio di corrispondenze, l’inviato Onu però si difende sostenendo che il suo obbiettivo era quello di «conquistare la fiducia di tutti gli attori in gioco».

 

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