sabato 20 Luglio 2024

Siamo in guerra ma l’abbiamo persa

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Parigi, gli agnelli sgozzati e le pecore tosate

Abbiamo analizzato altrove le responsabilità dei pupari nell’offenisva terroristica di Parigi e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Le analisi e le inchieste hanno però al tempo stesso un pregio e un limite. Il pregio, quando non sono completamente sballate, è di indicare le direzioni da prendere ; il limite sta nella loro obbligata incompletezza e poi inducono ad assumere uno sguardo esterno alle cose. Più se ne colgono i meccanismi più ci si allontana dalle vibrazioni.
Ebbene, torniamoci allora alle vibrazioni. Che lo jihadismo sia stato a lungo preparato e sospinto dalle centrali del potere atlantista non significa che non esista oggi ; che si nutra di minoranze non significa che sia irrilevante. Dunque siamo in guerra ? Sì lo siamo. O meglio la subiamo. Dallo jihadismo ? Anche, ma non solo.

Subiamo la guerra in tutto e per tutto, è la guerra contro l’uomo, contro il maschio, contro il vir, contro l’indoeuropeo. L’offensiva è ovunque : dall’educazione castrarice ai precetti alimentari e di vita : niente alcool, niente fumo, niente carne rossa, possibimente niente donne tranne per ragioni fisiologiche, per svuotarsi ma con tiepido e borghese amoruccio. Perfino l’omosessualità che si tende a rendere doc deve ormai comportarsi così.
In questo regno delle Boldrini, di esseri che in tempo normale non sarebbero state né etere né ancelle, né schiave né amazzoni, subiamo altre guerre. La guerra alla produzione e quella alla natalità e poi l’invasione di massa che produrrà una sostituzione della popolazione e delle classi produttrici e proletarie. Il Piano Morgenthau è al suo culmine, e non possiamo che dire Vae Victis. Non si perde una guerra mondiale senza subirne conseguenze continue e devastanti.
Almeno cinquant’anni di dis-educazione, di continuo lavaggio del cervello, di destrutturazione della personalità, di castrazione, hanno lasciato il segno. Basti vedere come reagisce la Francia a quest’offensiva terroristica. Ben diversamente di come lo fecero i Pieds-Noirs ai tempi della Guerra d’Algeria, o di come hanno reagito i siriani fin dall’inizio della loro guerra, o i libanesi. Un mix di senso di colpa (« scusateci per il colonialismo e per il razzismo » e di assunzione di valori bislacchi (« siamo tutti buoni, vigliamoci bene, abbracciamoci, con la ragione diventeremo tutti come vuole il Grande Fratello ») si è sposato con uno stile di vita assistito e tranquillo per il quale qualsiasi incognita diventa un dramma e qualsiasi responsabilità un peso intollerabile.

Ridotti a pecore e ad agnelli sacrificali i francesi – ma potrei dire gli italiani, gli spagnoli e perfino i più rudi greci – si lamentano, si stupiscono, si sbalordiscono . A chi li sgozza chiedono « perché ? Io non hoi fatto niente ». Ebbene, neanche l’agnello ha fatto niente al pastore che lo sgozza e che fino al giorno prima scambiava per un padre amorevole.
Non resistono, i francesi– ma potrei dire gli italiani, gli spagnoli e perfino i più rudi greci – alla pressione, saltano loro i nervi, domandano disperatamente protezione al Grande Fratello, cioè al pastore che li sgozza, sperando che ne sgozzi altre di pecore e che a loro si limiti soltanto a tosare la lana.
Siamo in guerra ? Sì lo siamo, ma non siamo in grado di combatterla. Mancano gli uomini e senza uomini non c’è nulla da fare. Ricreiamo gli uomini e basta ! Il resto, tutto il resto, è follia, anzi, demenza.

 

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