giovedì 18 Luglio 2024

Saddam era disarmato. Quindi era colpevole.

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L’ennesimo rapporto sull’Iraq dimostra che le famose armi di distruzione di massa erano un’invenzione. Grazie, lo sapevamo tutti. Eppure Colin Powell non demorde e accusa: “Saddam voleva la fine delle sanzioni per riprendere ad armarsi”. In pratica: intanto fanno la guerra, per la motivazione si stanno attrezzando.

L’Iraq di Saddam Hussein non possedeva arsenali di armi di sterminio e non aveva avviato programmi per svilupparle: stavolta a sostenerlo è il nuovo rapporto sulle armi irachene curato da Charles Duelfer, il responsabile dell’Iraq Survey Group. Il rapporto verrà presentato oggi in un’audizione di fronte alla Commissione difesa del Congresso Usa. Ma lo stesso rapporto ipotizza che l’Iraq intendesse avviarne la produzione dopo un eventuale sollevamento delle sanzioni economiche imposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sin dall’invasione del Kuwait nel 1990.


Nuove prove dei tentativi del regime di aggirare le misure restrittive e di promuoverne la cancellazione, con una campagna molto più coordinata di quanto fino a ora emerso, sono infatti contenute nel rapporto di oltre mille pagine.

Il programma di sviluppo di armi di Saddam Hussein nel 2003, prima dell’inizio dell’intervento militare anglo americano, era meno avanzato che non nel 1998, quando Baghdad impose la fine selle ispezioni internazionali. L’unico piano di sviluppo di armi proibite erano quelli per i missili con gittata fino a mille chilometri, ben al di sopra dei 150 consentiti dall’Onu. Il rapporto “renderà molto, molto chiaro che quello che Saddam Husseim stava cercando di fare era interrompere le sanzioni al fine di tornare a sviluppare queste armi”, ha dichiarato ieri il segretario di Stato, Colin Powell, anticipando il modo in cui l’amministrazione Usa, colpita dalle false accuse sulle armi di sterminio, userà in queste ultime settimane pre elettorali le conclusioni del rapporto per giustificare le ragioni della guerra

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