sabato 20 Luglio 2024

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Tony Negri: il peggiore tra i leaders dell’ultrasinistra

Cosa può fare una persona in una domenica fresca e piovosa? Tante cose, una normale, ma un masochista va in rete e riascolta alcune interviste a Toni Negri.
Ascolta e gode, contento di aver partecipato ad una storia opposta e di vedere la povertà morale, politica e intellettuale di chi è stato ritenuto un pericoloso cattivo maestro ed ora è considerato dal potere liberal-capitalista internazionale uno dei pensatori attuali più importanti.
Di fronte a contestazioni educate, ad esempio, sul suo ruolo di indicatore, di facilitatore in qualche misura della lotta armata, il luminare del contropotere o nega, denunciando delle false interpretazioni delle sue parole, o attacca, parlando di difesa davanti ad uno Stato terroristico e assassino, oppure, con la stoffa del delatore, elenca i gruppi che la pensavano come lui.
Sui rapporti con Renato Curcio è sfuggente, autoriducente, comunque si pone in una posizione di fastidiosa distanza ideologica, di superiorità culturale.
Se poi passiamo ad alcune interviste a personaggi semiliberi, che sono stati protagonisti della lotta armata a sinistra, arriviamo all’autocompassione più becera e irritante, con l’usuale frasario sociologista del tipo “questo Stato non ha superato l’emergenza”, “bisogna contestualizzare le nostre scelte”, “è indispensabile rielaborare quei fatti”, “sarebbe opportuno riconoscere il momento storico”. Insomma, distinguo, precisazioni e puntualizzazioni, ma mai un’assunzione di responsabilità del fallimento e delle conseguenze.
Io non ho partecipato alla lotta armata, anche se per una coincidenza di circostanze ho avuto amici finiti lunghi e distesi su alcuni marciapiedi, amici che tuttora sono incarcerati dopo un paio di decenni dall’arresto, amici che non si sono mai pentiti in senso giuridico, ma che hanno, loro sì, rielaborato coscientemente quella vita senza chiedere né comprensione né sconti.
Non ho mai ucciso nessuno, per caso forse, ma mi assumo pienamente la responsabilità anche per quello che non ho fatto, perché l’ho politicamente e moralmente condiviso in quegli anni di inaudita ferocia.
Se quei personaggi della sinistra rivoluzionaria che volevano colpire al cuore lo Stato e hanno disseminato di morti le strade d’Italia, sono questi che hanno recuperato posti di potere, che si sono inseriti nelle istituzioni, che pontificano sui loro formidabili anni, che disquisiscono di filosofia politica e di sociologia umanitaria, che piagnucolano per non essere considerati sufficientemente dal sistema, l’unica cosa che mi sento di fare è di ringraziare gli dèi per non avermi fatto nascere né diventare comunista.

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