lunedì 19 Agosto 2024

La prova del 19

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A parte tutto il Covid è stato un onestissimo rivelatore

Il Covid è (stato?) anche un banco di prova, una cartina di tornasole e, come ogni evento drammatico, ha strappato la maschera benché noi indossiamo le mascherine. Sono così emersi tutti i pregi e i difetti, tutti i limiti e le potenzialità, da parte di ognuno.
Per chi avesse intenzione di svolgere un’attività politica e non nutrisse solo l’ambizione di fare gargarismi, c’è materia su cui riflettere, al fine di non fare affidamento sull’inesistente e di non gettare fondamenta sulle sabbie mobili.

La situazione ha messo a nudo i governi e i sistemi di tutte le nazioni colpite
La Germania ne è uscita, finora, alla stragrande; Cina e Usa ne sono emersi abbastanza bene ma senza uscire dalle fortissime contraddizioni economiche, sociali e culturali in cui versano.
La Francia se l’è più o meno cavata, come la Polonia, la stessa Grecia e perfino la Bulgaria.
Al di qua degli oceani i due governi totalmente fallimentari sono risultati l’italiano e lo spagnolo.

Il livello di solidità delle popolazioni è stato messo alla prova ed è risultato rivelatore.
Tedeschi e inglesi, come sempre, hanno mostrato qualità ataviche, che si ravvisano anche in altre popolazioni nordiche. Questo attraversa perfino la geografia etnoculturale di nazioni composite. I normanni in Francia hanno dato ottima prova di sé. Da noi lo hanno fatto i veneti.
La reazione, interna ed esterna, di fronte ai pericoli e alla minaccia economica, è stata diversamente degna o indegna. Dobbiamo registrare con raccapriccio che gli italiani, nell’insieme, hanno reagito in modo pavido e con acrimonia nei confronti degli altri, di tutti gli altri, sperticandosi nello sport di accusare un estraneo. (Va di moda prendersela, non si sa proprio perché, con la Ue e con i tedeschi, vabbé….)
Questa reazione significa che non ci sono, nello spirito collettivo, la tenacia e la caparbietà necessarie per reagire, ma che si continua a nutrire la speranza che qualcun altro venga a tirarci fuori dai guai, alternando nei suoi confronti uno spirito accattone, un revanscismo ricattatorio e una furbizia ammiccante.
Sia chiaro che se, esattamente come nel 1943, i responsabili e il grosso degli italiani si sono dimostrati disgustosi, un’ammirevole minoranza si è data molto da fare, per dovere o per volontà.
Questa salverebbe l’onore collettivo (parola forse troppo grossa, onore), se l’autogratificazione e il tripudio d’italianità alla Toto Cotugno della massa non stessero seppellendo anche quest’esempio.

La pandemia ha sottolineato le differenze sociali
Lo ha fatto per le ricadute economiche che, ovviamente, sono state peggiori per i meno abbienti e per coloro che sono stati confinati in abitazioni piccole o addirittura in monolocali.
Ha colpito in modo particolare i lavoratori al nero che, al netto del razzismo sociale dei nazional/liberisti, rappresentano una bella fascia di produttori di ricchezza nella società italiana e in quelle di molte contrade mondiali.
Peraltro, sia per fattori di distanziamento impossibile, sia per questioni igieniche, sia per condizioni sanitarie già compromesse, le fasce più povere sono state falcidiate molto più delle ricche.

Neanche si trattasse di una formula matematica, le cifre della mortalità sembrano dettate dal rapporto numerico dei posti letto per cittadino. Unica eccezione di rilievo è che la Spagna (ventiquattresima in questa classifica nella Ue) sta meno peggio di noi (ventitreesimo posto). Sarà questo il modello italiano così decantato?

Un altro elemento importante nella lettura epidemica è l’inquinamento industriale ed alimentare nel territorio. Il che si aggiunge ad altri fattori quali la prossimità di aeroporti  con voli diretti dalla Cina, la pericolosità strutturale di alcuni impianti d’aerazione, specialmente ospedaliera. E anche il clima e la temperatura, ovviamente.

Il Covid ha anche dimostrato che il politicamente corretto può nascondere gli elementi sostanziali ma non riuscirà mai a modificarli, perché il dna resiste per interi millenni.
Così sono emerse la maggior fragilità maschile rispetto a quella femminile, di fronte alla malattia. Se poi si osserva la cartina dei contagi e la si compara con le diffusioni etniche o protoetniche ci si accorge che a questo virus, almeno per quello che riguarda il mondo europeo, la tipologia celtica è più vulnerabile delle altre.
Deliri ideologici a parte, è notorio che medicine e terapie sono prescritte in modo diverso a seconda del gruppo etnico, specie nelle società multirazziali. Il che non produce gerarchie medico/biologiche perché nulla di più facile che di fronte a qualche altro virus il tipo celtico si dimostri meno permeabile di altri oggi meno colpiti.
D’altronde è dall’inizio dell’epidemia che ci ripetono che il gruppo sanguigno produce reazioni diverse al Covid e che il meno esposto è lo Zero.

In conclusione
: il Covid, come ogni elemento rivelatore, ha messo a nudo tutto l’essenziale e il sostanziale. Chiunque intendesse fare qualcosa non di privato, ma di politico, che s’intenda questo a livello di massa o d’élite, deve ripartire da constatazioni di questo genere.
Altrimenti si muoverà in sonnambulismo.

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