lunedì 19 Agosto 2024

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Un farmaco contro la lebbra potrebbe funzionare contro la covid

Potrebbe presto far capolino una nuova arma da poter utilizzare contro il Sars-CoV-2. Non si tratta di un vaccino appena testato da una qualche casa farmaceutica, quanto piuttosto di un farmaco noto e conosciuto da decenni. Stiamo parlando della clofazimina, fin qui usata per curare la lebbra. Alcuni ricercatori di Hong Kong, Stati Uniti e Danimarca hanno scoperto una sua efficacia nel sopprimere il Covid-19.
Il paper, intitolato Clofazimine broadly inhibits coronaviruses including SARS-CoV-2, e in attesa della peer review, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature. Certo, la novità deve essere ancora approfondita nel dettaglio, ma la scoperta lascia ben sperare. Se non altro perché la clofazimina, come ha sottolineato il South China Morning Post, rappresenta un’opzione di trattamento alquanto accessibile e, in teoria, facilmente impiegabile nella lotta contro il coronavirus.
Al momento, il farmaco si è rivelato attivo in provette e criceti. “Ma questo è solo il primo passo. È necessario uno studio clinico randomizzato di fase 2-3 per sapere se il farmaco può trovare posto nel trattamento del Covid-19”, ha spiegato Yuen Kwok-yung, uno dei ricercatori del team.

Che cos’è la clofazimina
La clofazimina è stata impiegata per la prima volta nel lontano 1969 per trattare la lebbra. Adesso gli scienziati hanno scoperto che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) impedire al Sars-CoV-2 di penetrare nelle cellule dell’organismo colpito e, quindi, di interrompere la replicazione genetica dell’agente patogeno. Non è finita qui, perché la clofazimina potrebbe rivelarsi efficace anche contro altri tipi di coronavirus, tra cui la Mers, la sindrome respiratoria del Medio Oriente, e la sindrome respiratoria acuta grave.
Al momento, come detto, il farmaco ha mostrato interessanti effetti se applicato sui criceti siriani dorati. Quali? Ha soppresso la carica virale nei polmoni degli animaletti infettati da Covid, ed è poi riuscito a limitare i danni ai polmoni e prevenire la reazione immunitaria della tempesta citochinica. In generale, come spiega nel dettaglio l’Istituto clinico Humanitas, la clofazimina viene somministrata per trattenere la lebbra, comprese le sue forme più resistenti. Esercita un’azione battericida sul microbo che causa la suddetta malattia, unendosi al suo Dna. Ha, infine, proprietà antinfiammatorie e viene solitamente somministrata assieme ad altri farmaci.

Un mix che fa ben sperare
Gli stessi ricercatori hanno poi scoperto che la clofazimina potrebbe aiutare i pazienti gravemente malati e ospedalizzati a recuperare dal Covid, se unita al remdesivir. “Nel loro insieme, la sinergia antivirale tra remdesivir a basso dosaggio e clofazimina ha migliorato significativamente il controllo virale, con una riduzione della perdita di peso corporeo, una soppressione del titolo del virus polmonare e l’eliminazione del virus nasale, nonché una diminuzione dei dosaggi dei farmaci”, si legge nell’articolo su Nature.
Dal momento che la clofazimina è biodisponibile per via orale, e che ha un costo di produzione relativamente basso, si candida ad essere un candidato interessante per il trattamento ambulatoriale e la terapia combinatoria a base di remdesivir per i pazienti Covid ospedalizzati. Soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. “Presi insieme, i nostri dati forniscono la prova che la clofazimina può avere un ruolo nel controllo dell’attuale pandemia SARS-CoV-2 e, forse la cosa più importante, dei CoV emergenti del futuro”, hanno aggiunto gli esperti. Prima di cantare vittoria, però, saranno necessari ulteriori approfondimenti.

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