lunedì 19 Agosto 2024

Di lui tutto si può dire tranne che è scemo

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored


Kissinger e l’italianità nel calcio

Quando i mondiali si tennero negli Stati Uniti, nel 1994, un qualche giornale americano chiese ad Henry Kissinger di spiegare ai suoi connazionali il ‘soccer’, che all’epoca veniva considerato dagli yankee poco più che un buffo passatempo.
Kissinger, classe 1923, ebreo d’origine tedesca emigrato a New York nel ‘38, fu Segretario di Stato durante le presidenze Nixon e Ford, ed era – e rimane tuttora – il più noto appassionato di calcio statunitense. In quell’articolo di giornale svelò agli americani che il calcio era interessante soprattutto perché ogni paese aveva il suo modo di giocare a pallone, ed in quel modo si esprimeva l’autentico carattere nazionale. Per Kissinger l’esempio più eclatante in merito a compatibilità fra gioco e carattere nazionale era rappresentato dall’Italia. Voi pensate, diceva agli americani, che gli italiani siano dei gaudenti estroversi, amanti del bello e dell’effimero, ma è nel calcio che si vede come sono veramente: gente tosta, sparagnina, che non concede nulla alle apparenze e dà il suo meglio quando è in difficoltà. Per gli italiani le vittorie memorabili non sono quelle in cui dominano l’avversario con un gioco brillante e fantasioso, ma quelle in cui sono assediati per novanta minuti da un nemico soverchiante, soffrono, stringono i denti e riescono con un’unica sortita a mettere a segno il colpo decisivo”.

Ultime

Economia così così

Una visione lucida

Potrebbe interessarti anche