venerdì 19 Luglio 2024

Green Pass e/o Libertà Obbligatoria

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Tra oligarchi e pseudo-oppositori il panorama è assai piatto

Giorgio Gaber è uno dei pochi “intellettuali” ad aver detto qualcosa di sensato dopo gli anni Sessanta: a tutt’oggi si contano sulle dita della mano di Capitan Uncino.
Quando, nel pieno degli anni di piombo e di lynch, venne a Roma a presentare “Libertà obbligatoria”, entrai nel teatro non appena iniziato lo spettacolo e ne sgattaiolai fuori un istante prima che finisse. Ero solo io in mezzo a un migliaio scarso di “compagni” e di certo non era stata una scelta prudente per l’epoca, ma avevo deciso che il gioco valeva la candela.

Siamo in piena “Libertà obbligatoria”
con un’oligarchia che ti concede tutto quello che vuoi meno la facoltà di cambiare le cose e con una plebe disintegrata e disarticolata che piagnucola appresso alle sue “libertà civili”, ai suoi “diritti,” e sembra intonare come un mantra la canzone “Si può” che apparteneva a quell’opera teatral/musicale, unico vero manifesto politico valido dell’ultimo mezzo secolo.
L’ultimo dei tormentoni pietoso, ridicolo e stucchevole che va oggi in onda a proposito del “Green Pass” conferma tutto ciò. Abbiamo ogni libertà meno quella di cambiare, ma le libertà a cui vi aggrappate e che rivendicate sono soltanto quelle penose e inaccettabili del “Si può”.

L’oligarchia è colpevole
per la gestione della pandemia e per il modo di trattare la popolazione come un insieme di bambini deficienti. Va anche detto che quando questi ultimi si manifestano sorge il dubbio che gli amministratori del potere li stiano però trattando anche meglio di quanto meritano.
L’oligarchia è colpevole per il racconto della pandemia e per la gestione politico-economica della medesima, lo è per la gestione sanitaria e lo è, infine, per la questione-vaccini.
Non perché – come piagnucolano gli individualisti viziati – la sua imposizione lede le libertà individuali, di cui francamente me ne frego, ma perché dopo aver cambiato mille volte versione sull’efficacia e sulla pericolosità dei vaccini, ora prova a renderli obbligatori di fatto ma non di diritto, per non dovere in futuro pagare pegno a causa di eventuali conseguenze deleterie.
Su tutto questo è lecito chiamare in causa l’oligarchia ed è giusto chiederle conto.
Purtroppo non è su questo che parte della plebe e una certa fetta della destra terminale la chiama in causa; lo fa su questioni completamente sballate e con un animo e un’ideologia assolutamente inaccettabili e incondivisibili.

Sempre in ritardo
Le destre terminali (o forse terminate) sono sempre in ritardo su tutto. Si “oppongono” (ovviamente solo con selfies, tweets e ululati di pattugliette in piazzetta) al Gran Reset che subiscono ininterrottamente da ventuno anni ma senza saperlo. Sono terrorizzate dalla tecnologia perché controllerebbe le menti (che, per difenderle, bisognerebbe prima dimostrare di possedere) quando gli effetti di questi tracciamenti post-pandemici che tanto temono sono pratica quotidiana da quasi trent’anni, ma ovviamente non se ne sono  mai accorti.
Sul Green Pass è esattamente uguale. Cosa comporta? Che chi lo possiede evita di andare in lockdown. Un’inaccettabile “segregazione sociale” dicono. Diamolo per buono: non si sono però resi conto che sono quindici mesi che le cose vanno esattamente così, che per aggirare il lockdown servono i tamponi, che il Green Pass dovrebbe semplicemente permettere di evitare.
Invece di mettere in discussione il lockdown in sé o di presentare ipotesi alternative, piagnucolano di libertà conculcate e vogliono scongiurare che accada quello in cui già vivono tutti i giorni!
Sempre all’avanguardia, non c’è che dire!

La libertà
quella non obbligatoria del “si può”, è come ogni altra conquista – e come ogni valore – qualcosa che si ottiene, che si afferma e di cui si paga il prezzo, non è la concessione del grano gratuito alla plebe abbrutita.
In questa circostanza ogni uomo libero – nel senso di autocentrato e responsabile di sé – deve soppesare i pro e i contro. Se ritiene più opportuna la libertà di manovra, si vaccina e assume il rischio delle conseguenze senza poi prendersela con nessuno se gli va male. Se ritiene più opportuna la sua renitenza, non si vaccina e ne paga il prezzo tramite le rinunce e i costi dei viaggi in macchina o dei tamponi.
Chi fuoriesce da queste due categorie non è un uomo.

Invece si parla di “libertà di scelta”
di difesa della democrazia, della Costituzione e dei diritti degli individui. Quando non si sconfina – e accade spesso – in distorsioni cialtrone e psicoturbate della dietrologia, che viene oggi trasformata in un contorto e grottesco complotto a fumetti per cerebrolesi, è  proprio sulla difesa della fase precedente della democrazia che si pretende di fare quadrato.
Va detto che certe frange urlanti della destra terminale sono affette da tempo da una turba psichica e mentale che le rende un po’ luddiste e un po’ hamish che le fa mettere in scena (perché solo di avanspettacolo si parla) ogni tentazione stupida e retriva, dall’Italexit al No Euro per finire oggi con la difesa delle libertà democratiche. Non è colpa loro: li disegnano così ed è questo il motivo per il quale tutti i migliori se ne vanno di corsa e chi resta lo fa per affetto o per abitudine.
Insomma, a tentazioni un po’ comuniste dell’oligarchia si oppone il liberalismo estremo del borghese atomizzato e capriccioso. Non si riesce a mandare ambo le devianze a ramengo. Senza  comunque equipararle, perché se al potere non si trovasse un’oligarchia democratica, materialista e internazionalista ma ci fosse un’autorità sovrana, qualunque decisione andrebbe immediatamente eseguita, senza discutere e senza interrogare i pareri individuali. E per chi discute dose doppia!

Democrazia e Tirannide
Non è di certo contro lo stato d’emergenza, contro il decisionismo e contro gli obblighi e i divieti che si deve andare, visto che, a prescindere, sono la sola cosa positiva di questa democrazia in trasformazione. Come per tutto il resto (Reset, Europa ecc) è sul come e sul chi che bisogna dare battaglia, ma assolutamente mai per difendere la purezza violata di un sistema politico, culturale e ideologico che data di otto decenni ed è matrice di ogni tirannide (anche di questa) la quale nasce sempre e soltanto dall’eccesso di democrazia. Più ogni imbecille pensa di poter avere un’opinione su tutto e alza la voce, più tutto marcisce nell’informe relativo e nella logica informe, fluida e transeunte della teoria di genere applicata a ogni cosa.  Col che l’oligarchia tirannica assume più facilmente in sé la sintesi di tutto quel che è basso e oscuro e lo amministra con forza.
Non è quindi contro la “dittatura” (che è un’istituzione positiva) ma contro la tirannide che ci si deve battere, ben sapendo che la tirannide è proprio il frutto di tutte quelle libertà individuali, atomizzate, isteriche, idiote, che si pretende di difendere oggi.
Morale della favola: abbiate una sana costituzione mentale e comportamentale e dite, una buona volta, qualcosa di fascista ché con il vostro terrapiattismo intrecciato al sodoma e gomorra democratico avete francamente rotto i coglioni!

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