Sostenuto dagli ambienti sarkozisti che sabotano l’Eliseo e spingono per Zemmour e Pécresse
Qualcuno forse ricorda Mukhtar Ablyazov, l’ex banchiere kazako accusato di aver rubato una montagna di denaro nel suo Paese ed una montagna leggermente più piccola in Russia. In Italia è diventato famoso in quanto marito di Alma Shalabayeva, espulsa dall’Italia nel 2013 per documenti falsi. In quell’occasione i media di regime si erano scatenati nel rappresentare il banchiere come una vittima della repressione. E la giustizia italiana aveva ovviamente seguito lo stesso indirizzo.
Salvo poi accorgersi che anche la giustizia britannica si era resa conto che Ablyazov non era una vittima di una persecuzione politica bensì un criminale che si era impadronito di 5 miliardi di dollari. Così il banchiere era fuggito dalla Gran Bretagna per rifugiarsi in Francia. Anche i tribunali transalpini avevano concordato sulla correttezza della richiesta di estradizione. C’era solo l’imbarazzo della scelta sulla destinazione: Russia, Ucraina, Kazakistan o Gran Bretagna. Era però intervenuto il governo di Parigi per salvare Ablyazov e tenerlo in libertà in Francia.
Ora questo personaggio ha approfittato della crisi in Kazakistan per cercare un po’ di visibilità. E si è presentato come leader della protesta. Pronto, ovviamente, a tornare in Patria per prendere il comando dello Stato. D’altronde l’immenso Paese è il più ricco dell’area centro-asiatica e finché ci sono le banche c’è speranza per Ablyazov. E per i suoi amici italiani sempre dalla parte del politicamente corretto, anche se con un’onestà non proprio esemplare.
Il banchiere afferma di guidare la rivolta per impedire che il Kazakistan ritorni sotto la diretta protezione di Mosca. Non proprio un simbolo della difesa dei poveri. In altri termini sarebbe il cavallo di Troia degli americani per spostare gli equilibri in una zona nevralgica dell’Asia e del mondo intero. Non a caso Tokayev, il presidente kazako, è corteggiato un po’ da tutti: russi, cinesi, americani. Ed un ingresso sulla scena di Ablyazov favorirebbe ovviamente i francesi, incuranti di ogni aspetto morale. Per Biden uno spostamento di Tokayev verso Washington consentirebbe di avere un’arma di ricatto in più nella vicenda Ucraina. E per questo Putin si è subito affrettato ad inviare le truppe per normalizzare la situazione in Kazakistan. Con il sostegno di altri Paesi ex URSS.
Dunque l’azzardo americano rischia di trasformarsi in un boomerang. Come è successo in Turchia con il fallito colpo di stato che ha spedito Erdogan tra le braccia di Putin. Un’amicizia non proprio sicura né trasparente, ma che per la Russia ha rappresentato un grande successo strategico con il rafforzamento delle proprie posizioni in Siria.
Insomma, se non è la farfalla che sbatte le ali e provoca un tifone, è un ladro che sconvolge gli equilibri mondiali.