domenica 18 Agosto 2024

T’imprigionano in una brutta riserva

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Tra rigurgiti Italexit, superstizioni anti Europa e velleitarismi alla forconi: chi ci casca è fottuto!

 

La società è in crisi continua; la tecnologia favorisce le gestioni autoritarie; il cambiamento degli scenari mondiali impone svolte rapide per players che devono essere decisionisti; c’è da amministrare, distrarre, far sfogare e possibilmente strumentalizzare il malcontento; con questi criteri si muove oggi un po’ tutto.
In uno scenario “post-democratico”, cioè di democrazia compiuta nelle sua essenza tirannica, ogni giorno di più viene messo in evidenza quanto desueto è il parlamentarismo ed è sempre più palese che nessuno fuori dell’oligarchia è in grado di esprimere uno straccio di alternativa non ridicola, non immatura, non isterica, non catastrofica.

Di democrazia in democrazia
Alla democrazia tirannica si è approdati lasciando dapprima libero sfogo alla democrazia a briglia sciolta. I Cinque Stelle, costruiti espressamente, hanno dimostrato come la retorica democratica sia fasulla e quanto non si possa improvvisare senza produrre immancabilmente degli incapaci. Il governo gialloverde è stato emblematico della cialtroneria. Il Parlamento messo poi in riga dall’emergenza pandemica, una volta liberato in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, ha pensato bene di ribadire urbi et orbi che sarebbe molto meglio se non ci fosse.
In realtà la narrazione democratica e la spartizione degli interessi perdureranno, ma la riduzione dei seggi – e della torta – dovrà andare a scopa con le necessità decisioniste.
Sarà quindi richiesto che chi siederà alle Camere sia un esecutore obbediente e acritico, inquadrato perfettamente, espressione di un qualche lotto.
Ergo si dovranno espellere i “populisti” e gli avventuristi, che saranno riciclati in un altro ruolo.
Ed eccoli, allora, a fare l’occhiolino a una presunta base di massa.

L’impotenza di piazza
Da qualche anno il malcontento si sfoga in piazza senza alcun obiettivo concreto da raggiungere, privo di prospettive, con lamentela, rabbia, frustrazione. Sono kermesse ripetitive che lasciano il tempo che trovano, anche nei rari casi in cui lo scontro diventa duro e cruento, come i Gilets Gialli in Francia. Queste rivolte popolari sono sfoghi di massa in cui operano apparati e infiltrati vari per manipolazioni e pressioni di ogni tipo. Le logiche trozkiste di conflitto permanente si sposano con quelle del controllo tramite il “pericolo” e a queste si aggiungono le manovre delle potenze nemiche (in primis angloamericane) per la guerra ai popoli europei, manovre che strumentalizzano il malcontento.
Ipnotizzati in questa dimensione di discordia da marciapiede, in molti vaneggiano di creare movimenti politici più o meno rivoluzionari senza accorgersi di venire risucchiati nel vortice di un tombino. C’è perfino chi paragona le attuali proteste, definite trasversali quando sono semplicemente confuse e destrutturate, a un nuovo ’68, individuando delle analogie piuttosto fantasiose. Sia ben chiaro che il ’68 registrava una spinta per cambiare tutto, non una resistenza passiva per tornare al giorno prima.
Comunque, pur mettendoci tutta la buona volontà, quando si partecipa alle lamentele pubbliche, nel migliore dei casi si sprecano tempo ed energie e nel peggiore si serve un nemico, magari per finire col fare pure da capri espiatori.

Non fate mosse idiote!
Stiamo attraversando una nuova fase di repressione spregiudicata e violenta (in Grecia, Spagna e Italia è così, in Francia solo formalmente, ma la tendenza è quella). Le aree sociologiche ed elettorali nelle quali si è immersi o alle quali si è contigui vengono ristrutturate e messe sotto un controllo che si può definire militare. È in atto la sostituzione ideologica e perfino etnica nel loro seno.
Chi non sia inquadrato a fare lo yesman  di partito (in pratica delle logge e dello stay behind) verrà sparato alla circonferenza del quadro politico, dove egli stesso anela a precipitarsi.
In nome di un falso e sterile “movimentismo” egli verrà attirato nello sciacquone “estremista” da cui verrà poi espulso quando tireranno la catena. E la tireraranno perché si tratta di formazioni rigorosamente agli ordini delle logge britanniche che uniscono immancabilmente i piagnistei a favore della democrazia e della Costituzione con la stupida logica nemica d’Italia, d’Europa e dell’intelligenza che predica l’Italexit.

Necrofilia e dissoluzione
È il sinistro ritorno da un sarcofago del residuo psichico emanante da un cadavere ucciso dalla messa alla prova del reale negli ultimi anni, ma anche dalla rigenerazione intellettuale, culturale, spirituale e ideale di cui ci vantiamo di essere stati tra i principali artefici quando, qualche anno addietro, questa sifilide del pensiero e del cervello sembrava dilagare indisturbata.
Oggi si presenta invece come parola d’ordine malaticcia per l’ultima palude in cui rinsecchire illudendosi di aver trovato un trampolino di lancio. Verso l’abisso.
Quelli che ci cascheranno verranno neutralizzati dopo essere stati parcheggiati in un luogo particolarmente imbarazzante, sempre che qualcuno non venga utilizzato a sua insaputa come provocatore antinazionale o non si trasformi in colui che apporta il marchio del cattivo.
Ci si dice che, anche se quello che si blatera in queste catapecchie politiche è al limite dell’ignobile, “almeno lì ci prendono”. Bravi e poi?
È tempo d’altro, di ben altro, ed è soprattutto ora di finirla d’inseguire progetti trasformistici e camaleontici di opportunismo elettorale che da trent’anni dimostrano soltanto come corrodono l’anima per neppure portare niente al corpo.
Recuperare volontà di potenza e purezza del sogno no?

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