sabato 20 Luglio 2024

Decisivo il Francia il fattore Z

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Elezioni politiche: un trionfo per Marine; la strategia di Macron ha avuto comunque successo; per la sinistra è di fatto un disastro

Alle elezioni legislative in Francia la grande vincitrice è Marine Le Pen (RN) che risece a portare in Parlamento 89 deputati, ovvero il triplo di quanto le attribuivano le previsioni più ottimistiche.
L’unione delle sinistre (Nupes) che veniva spacciata come potenziale maggioranza parlamentare finge trionfalismo ma si assesta su un misero 131, ovvero al di sotto delle previsioni peggiori.
La destra liberale (LR) con 61 deputati è  perdente. Il partito-coalizione di Macron  (Ensemble) con 245 eletti è distante dalla maggioranza assoluta e perciò sono iniziati i “de profundis” degli esperti che, tanto per cambiare, non hanno capito assolutamente nulla.

Una morte annunciata ma mai sopraggiunta
Macron, o l’Eliseo, o chi per esso, ha invece compiuto un autentico capolavoro di alchimia politica. Il suo quinquennato è stato di gran lunga il più agitato della Quinta Repubblica. Si è scontrato subito con quella miscela d’individualismo e di ribellismo di folla tipico dei francesi quando ha posto sul tavolo la riforma delle pensioni. Nella programmazione della trasformazione energetica si è trovato contro la rivolta dei Gilets Gialli. Poi la pandemia con tutto quello che l’ha accompagnata (lockdown, ristori, disoccupazione, aumento dei prezzi). Infine la guerra in Ucraìna e il caro-energetico.
Alle elezioni amministrative il partito del Presidente era stato polverizzato, tanto che la rielezione all’Eliseo sembrava impossibile e più di un “politologo” prevedeva che non si presentasse nemmeno. Viceversa Macron si è presentato, ha chiuso in testa il primo turno ed ha vinto – contro Marine – con un terzo di voti in più. Ha poi formato una coalizione per vincere le legislative e, comunque vi è riuscito. Ora si tratterà di comporre con il solo partito con cui è possibile, i “repubblicani” (ovvero la destra più schifosa).

La presunta sconfitta del Presidente
I soliti geni parlano a vanvera di sconfitta di Macron e lo fanno per tre ragioni. La prima è che non ha ottenuto la maggioranza assoluta, il che era un’ipotesi ben remota mentre quello a cui si è andati incontro era un esito praticamente scontato. La seconda è che diversi ministri sono stati battuti nei propri collegi e, per una regola decisa proprio da Macron, dovranno dare le dimissioni. Salvo che, dovendo modificare l’immagine e la tendenza, questo lo toglie dall’impaccio di chi sacrificare a vantaggio di volti nuovi. La terza è che non potrà governare se la destra liberale non lo sosterrà e questo lo rende ostaggio della medesima e lo fragilizza.
Peccato che era scontato anche questo e che, al di là dell’esigua pattuglia repubblicana al Parlamento, quel partito controlla il Senato e le Regioni.
Si annuncia quindi una diarchia burrascosa, con continui rilanci della posta per gli accordi, ma sta anch’essa nella linea prevista alla vigilia, tanto più che serpeggia l’ipotesi che il testimone all’Eliseo tra cinque anni potrebbe essere destinato a Edouard Philippe, che fu il primo premier di Macron e che oggi è un indipendente di destra a guida di una formazione politica di recente creazione.
Insomma, a meno che le centrali straniere (inglesi, americane e/o russe) non abbiano un potere di nocività tale da soppiantare quelli del capitalismo francese, la seconda fase macroniana è bell’e pronta.

Marine batte Mélenchon
Si può fare il chiasso che si vuole ma la sola ad uscire sostanzialmente sconfitta dalle elezioni è la sinistra unita che non ha né i numeri, né il radicamento per contare davvero e si è fatta scippare da Marine, sempre che ella riuscirà a metterla a frutto, la potenzialità di esprimere quell’opposizione che si farà sentire. Peraltro la scelta “antagonistica” di Mélenchon che è risultata poco pagante mette la coalizione in un vicolo cieco per le prospettive immediate.
La destra liberale esce con le ossa rotte dalle due elezioni del 2022 ma si aggrappa ad un ruolo decisivo che potrà capitalizzare. I vincitori di entrambe le elezioni sono Macron e Marine, anche se gli sciocchi hanno considerato una sconfitta di lei le presidenziali e di lui le legislative: è solo perché ragionano con parti del corpo più adatte a concludere il processo digestivo.

Il fattore Z
Ci si chiederà come mai questa volta l’elettorato di Marine non si è smobilitato e ha votato in massa.
In parte per la radicalizzazione dello scontro politico in Francia che divide la “Macronie” dal resto, e in parte grazie a Zemmour che non ne ha azzeccata una e il cui unico effetto, non voluto, è stato di attirare su di sé gli strali per le sciocchezze dette e i toni utilizzati, il che ha permesso ai borghesi di votare per Marine senza il complesso di sentirsi scomunicati.
È questo che ha portato molti elettori di destra, che fino a ieri non se la sarebbero sentita, a sostenere l’RN nei ballottaggi contro la sinistra unita e in più di un caso anche contro la maggioranza governativa.
Miracoli della Z. Attaccando verbosamente Marine, Zemmour ne è stato il miglior vettore di crescita. Un po’ come Putin con gli Stati Uniti.
Questa Z non porterà un po’ sfiga a chi la usa?

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