sabato 20 Luglio 2024

Caffé lungo

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“Costa meno di un caffè. Meno di un euro”. Quante volte lo abbiamo detto e sentito, ma presto questo modo di dire potrebbe non avere più senso. Negli ultimi mesi infatti il costo del caffè al banco del bar è progressivamente aumentato fino a raggiungere picchi di 1,30 euro (+30% rispetto alla cifra abituale di un euro). E le cose potrebbero peggiorare ancora: a lanciare l’allarme sono le associazioni di categoria, secondo le quali il costo della tazzina potrebbe arrivare a quota 1,50 euro entro la fine dell’anno.
Le cause – A far lievitare il prezzo di una delle bevande più amate dagli italiani hanno contribuito diversi fenomeni. Una prima causa è da rintracciare nell’inflazione e nell’aumento del costo delle materie prime: tra la primavera e il novembre dello scorso anno, la qualità arabica, la più nota, è passata da 2,765 a 4,587 dollari a tonnellata. Attualmente siamo attorno ai 4,768: un aumento superiore al 70%.

Senza dimenticare il caro-energia e il conseguente aumento delle bollette: “Tra le voci più rilevanti che hanno pesato sull’aumento della tazzina – dice Luciano Sbraga, vicedirettore della Federazione italiana pubblici esercizi – c’è sicuramente il costo dell’energia elettrica dei locali. Quest’anno la bolletta energetica di un piccolo bar è passata da 5.500 euro a 12.000 euro all’anno, fino al 120% in più”. Completano il quadro aumento del costo del lavoro e quello dei canoni di locazione.

Cosa c’entra il cambiamento climatico – C’è un altro fenomeno che ha contribuito all’aumento del prezzo del caffè: nel 2021 il Brasile, uno dei maggiori produttori dei preziosi chicchi, è stato colpito da un’anomala ondata di maltempo, che ha prodotto bruschi cali nella temperatura, finendo così per rovinare intere piantagioni di caffè. ”Ormai è assodato un problema di clima, di raccolti, di agricoltura – sottolinea il presidente di Assoutenti Furio Truzzi – e secondo alcune ipotesi il climate change potrebbe provocare nel prossimo periodo un calo nella produzione del caffè arabica tra il 27 e il 45%”.

Dove costa di più – Nella classifica delle città dove sono stati segnalati i prezzi più elevati, il primo posto indiscusso spetta a Venezia. Nel capoluogo veneto la tazzina è aumentata di circa il 10%. Seguono Roma (+5,3%) e Milano (+4,8%), ma non va meglio nemmeno nel resto d’Italia. Ad esempio, a Bologna e Cagliari gli aumenti si attestano su incrementi del 3,6 e del 3,8%. Non esistendo listini nazionali, “ogni barista – conclude Sbraga – fa pagare un espresso com’è più consono per la propria attività”.

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