venerdì 19 Luglio 2024

Dica trentatré

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La Germania al contempo pià sana ma ancora malata

Trentatré anni fa, il 9 novembre 1989, sessantaseiesimo anniversario del Putsch di Monaco, cadeva il Muro della vergogna che da più di ventotto anni separava in due Berlino. Ovvero il muro “antifascista” eretto dai comunisti – e dai russi – per impedire che l’esodo massiccio da est ad ovest svuotasse la Germania “democratica”. Fu un momento magico che aprì la strada alla riunificazione tedesca, al crollo del “socialismo reale” e alla dinamica europea. L’ovest era indiscutibilmente migliore del paradiso terrestre dei gulag e dei soviet, e su questo non ci piove. Non recava però più in sé la civiltà come un tempo, e quindi non avrebbe fornito tutta la soddisfazione ricercata, anche se le desolanti prigioni a cielo aperto del comunismo lasciate alle spalle lo rendevano comunque piacevole. L’accordo della riunificazione, che avrebbe avuto luogo circa undici mesi più tardi, avrebbe però comportato l’impunità per i tantissimi collaboratori della Stasi, il servizio segreto comunista, e avrebbe permesso a quella gentaglia di riciclarsi negli apparati della Germania intera, anche in quella dell’ovest dove la rete era già ramificata da tempo. Oggi la Germania unita è potente, ha una serie di limiti e difetti ed è minata dalla partecipazione – specie nell’attuale governo – di elementi della Stasi e dall’aids culturale, spirituale e mentale prodotto dalla Scuola di Francoforte, punto d’incontro strategico tra intelligences americane e comunismo.

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