venerdì 19 Luglio 2024

La pressione sulle nostre tasche

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Stipendi surtassati

Nel 2020 circa il 76% dei redditi lordi individuali (al netto dei contributi sociali) non supera i 30.000 euro annui: la metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70.000 euro. Lo rileva l’Istat nell’indagine ‘Reddito e condizioni di vita’.
Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 24.885 euro annui, con una riduzione del 5,9% rispetto al 2019. Il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale (17.046 euro): le imposte rappresentano il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali il 17,4%.
Il sistema fiscale e redistributivo consente di ridurre la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi di 4,2 punti percentuali, se misurata dall’indice di concentrazione di Gini (da 37,1 dei redditi familiari equivalenti lordi a 32,9 dei redditi familiari equivalenti netti), e di 1,5 punti in termini di distanza tra il quinto più ricco della distribuzione e il quinto più povero (da 7,3 dei redditi familiari equivalenti lordi a 5,9 dei redditi familiari equivalenti netti).

Per quanto riguarda il lavoro dipendente, il valore medio del costo del lavoro è pari a 31.797 euro nel 2020 ma, togliendo tasse e contributi, al lavoratore arriva ”poco più della metà” (17.335 euro pari al 54,5%). Nell’anno della pandemia i redditi netti da lavoro dipendente in calo del 5% annuo, mentre il valore medio del costo del lavoro è in calo del 4,3%.
Il cuneo fiscale e contributivo ”continua a superare il 45% del costo del lavoro” nel 2020, collocandosi al 45,5%. La quota di stipendio destinata alle tasse e alle pensioni ammonta, in media, a 14.600 euro ed è così distribuita: i contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali. L’Istituto sottolinea che a differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro arriva al 45,5% grazie a una riduzione del 5,1% rispetto al 2019.

 

 

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