venerdì 19 Luglio 2024

Un esempio di “società” multirazziale

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Un italiano e un tunisino d’accordo sugli affari. Rapinavano e violentavano spartendosi il bottino. Alla faccia di chi dice che l’italiano è razzista.

Spacciandosi per poliziotti, rapinavano coppiette appartate in auto nell’Agrigentino e a volte violentavano le ragazze. Ma la loro regia degna del film “Arancia meccanica” è stata presto interrotta da carabinieri e polizia. Così, un tunisino di 30 anni, operaio in un macello di Favara, e un pregiudicato 38enne sono finiti in manette. Per loro il gip del tribunale di Agrigento, Chiara Coppetta Calzavara, ha emesso un ordine di custodia cautelare.


In manette sono finiti Hammouda Mejri, di 31 anni, operaio, e il pregiudicato Michele Bellavia, 38 anni, pastore, di Favara. Gli inquirenti hanno spiegato che sono state raccolte prove del coinvolgimento dei due arrestati in almeno quattro rapine compiute contro coppie di fidanzati (due avvenute ad Agrigento, le altre a Naro) e di altre due rapine, nei confronti di un privato e di un distributore di benzina di Racalmuto.

I due si presentavano alle coppiette armati di pistola e fucile a canne mozze e dicevano di appartenere alle forze dell’ordine. Facevano poi scendere dall’auto l’uomo, che veniva picchiato e poi la donna, che veniva violentata. Li rapinavano dei soldi e degli oggetti preziosi che trovavano addosso alle vittime, e poi bucavano le ruote dell’auto e mettevano fuori uso i telefoni cellulari per impedire di essere inseguiti.


Secondo gli investigatori il tunisino, sposato con una ragazza di Favara, e il pregiudicato, avrebbero iniziato a compiere le rapine dallo scorso 3 luglio. Polizia e carabinieri hanno individuato i due indagati attraverso una serie di indagini partite da alcuni piccoli indizi trovati sui luoghi in cui sono avvenute le violenze. Le abitazioni degli arrestati sono state passate al setaccio.

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