Non bastano i controlli capillari effettuati dalla NSA, ora fa fortuna anche il “piccolo fratello”. In Italia l’industria dello spionaggio familiare ha fatto un gigantesco balzo in avanti, altro sintomo del disagio epocale
Guardie private e investigatori: paura, bisogno di sicurezza, ma anche sentimenti meno nobili come il desiderio di spiare il coniuge, hanno contributo all’esplosione di un settore che in 3 anni è aumentato del 23%.
Secondo dati della Camera di Commercio le imprese che in Italia si occupano di investigazione e vigilanza sono 2.482. A queste poi bisogna aggiungere le 358 aziende (più 8.8% in 3 anni) che fabbricano casseforti, forzieri e porte blindate. Un’industria fiorente che tra Sherlock Holmes all’italiana, bodyguards e sistemi si sicurezza dovrebbero scacciare tutti gli incubi e rendere i sonni più tranquilli.
La guardia del corpo personale è un fenomeno che riguarda l’intero paese, ma i più interessati al servizio sembrano essere i lombardi. Un’impresa su sette (354, 14,3%) del settore si trova in Lombardia. A Milano ci sono addirittura il 7,1% di tutte le imprese nazionali. La voglia di essere protetti investe infatti una larga categoria di persone, e spesso la guardia del corpo e’ anche uno status symbol.
Non e’ infatti insolito imbattersi per strada in stilisti o showgirl con il loro angelo custode alle spalle. Alle volte sono anche due o tre: sempre vestiti di scuro, giacca e cravatta, sguardo che perlustra vigile attorno, auricolare sempre in funzione. Il desiderio, o la necessità, di avere vicino questi protettori a Milano e’ talmente urgente, che in tre anni nel capoluogo lombardo le imprese del genere sono aumentate del 67%.
Oltre a garantire i bodyguard queste imprese offrono i servizi di investigazione. I detective privati sono aumentati da quando anche gli avvocati possono fare le loro indagini e portare prove in tribunale. Ma l’uso più diffuso e’ ancora dovuto a motivi personali: gelosie tra coniugi, papà e mamme che vogliono controllare i figli, spionaggi industriali.
Dopo Milano, la città con più imprese è Napoli con il 6% delle imprese (243 in tutta la Campania). Roma e’ al terzo posto con il 4,3%. In Puglia ci sono 240 imprese, in Puglia 240), in Sicilia 224 (ad Agrigento sono aumentate dell’85,7%).
In Lombardia si registra la maggiore presenza di imprese che producono casseforti, porte blindate, porte metalliche (79 imprese, 22,1% sul totale italiano). Seguono: Lazio (40, 11,2%), Emilia Romagna (36, 10,1%), Piemonte (32, 8,9%), Campania (30, 8,4%), Puglia e Toscana (29, 8,1%), Veneto (23, 6,4%). Milano al primo posto (223 imprese, 7,9% sul totale nazionale). Seguono: Napoli (162, 5,7%), Roma (140, 4,9%), Bari (106, 3,7%), Torino (101, 3,6%), Catania (73, 2,6%), Foggia (66, 2,3%), Firenze, Genova e Venezia (54, 1,9%).
L’unica zona dove non esiste neppure un’impresa del genere e’ la Valle d’Aosta. Nella regione ai piedi delle Alpi, dove pure ci sono ben 8 aziende che offrono servizi di investigazione e vigilanza, pare si possa fare a meno di casseforti, forzieri e soprattutto di chiudere il mondo fuori casa con porte superblindate.