giovedì 18 Luglio 2024

IL NOBEL PROSSIMO VENTURO

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Feltrinelli ha appena pubblicato Il ritorno dell’hooligan, il capolavoro dello “scrittore romeno” Norman Manea.

Romeno? Si fa per dire. In realtà Manea, che è di famiglia ebraica, ha lasciato la Romania nel 1996 e adesso risiede a New York. Dopo avere “scelto la libertà”, lo scrittore è tornato in Romania una volta sola, e per un breve periodo, perché non nutre nessun amore nei confronti di quella gente barbara.


I Romeni, da parte loro, temono che il prossimo Nobel per la letteratura venga assegnato proprio a Manea. Secondo quei barbari antisemiti, dice lo scrittore miracolosamente scampato all’Olocausto, “io sarei in cima alla lista spinta dalla cospirazione ebraica. Sono convinti che il premio sia assegnato da ebrei che manipolano e controllano tutto. Anche se ciò è ridicolo, farebbero carte false per convincere l’Accademia svedese a evitare un altro terremoto, come quello scatenato dal Nobel all’ungherese Imre Kertész, un mio caro amico”. (Imre Kertész ungherese? Anche in questo caso, si fa per dire… Quanto alle doti di scrittore di Kertész, gli Ungheresi le negano recisamente. Olvashatatlan, “illeggibile” – dicono. Ma si sa, gli Ungheresi sono “antisemiti” quanto i Romeni… Per gli Italiani, sarà sufficiente leggere Kertész in traduzione, per rendersi conto che il suo unico merito consiste nell’essere miracolosamente scampato, anche lui, all’Olocausto).


A detta del suo confratello Heinrich Böll, Norman Manea è uno scrittore che “più di ogni altro merita di essere conosciuto in tutto il mondo”. Più di Franz Kafka, di Robert Musil, di Bruno Schulz. Norman Manea ha preso sul serio il paragone, e dice all’eletta intervistatrice del “Corriere della Serva”, Alessandra Farkas: “Forse non sono conosciuto dalla massa, ma neppure Kafka e Proust lo sono”.


Di questo Kafka o Proust redivivo sono già usciti, in Italia, alcuni libri: Ottobre ore otto (Serra e Riva 1990 e Il Saggiatore 1998), Un paradiso forzato (Feltrinelli 1994), La busta nera (Baldini e Castoldi 1999), Clown. Il dittatore e l’artista (Est 1999).


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