venerdì 19 Luglio 2024

Stretta di Damasco sulle spie del Mossad

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored

Nelle ultime settimane si sono moltiplicati i casi di spie libanesi in favore di Israele arrestate o in fuga verso lo stato ebraico.

Mettete un disabile in carrozzella al confine superprotetto e ipercontrollato tra Libano e Israele. Immaginatevi il disabile, che di professione fa la spia in favore del Mossad, attraversare indisturbato verso lo Stato ebraico il recinto di filo spinato e la barriera elettronica sorvegliati 24 ore su 24 non solo da telecamere israeliane ma anche da centinaia di soldati libanesi e da migliaia di soldati dell’Unifil, la missione Onu schierata a ridosso della Linea Blu di separazione tra i due Paesi.

Non è la scena di un irrealistico film di spionaggio, ma è quanto è invece realmente accaduto nella notte tra domenica e lunedì scorsi (18 e 19 maggio). Almeno secondo il racconto della stampa di Beirut e dell’agenzia di notizie France Press.

Elie Hayek, professore di matematica poliomelitico, cristiano, originario della cittadina libanese di Qulayaa, una decina di km dalla Linea Blu, presunta spia in favore di Israele, si è dato alla fuga attraversando il confine ultrasigillato.

Anche la moglie e i suoi tre figli da lunedì mattina sono introvabili, forse, come Hayek, hanno passato indisturbati la frontiera. La auto di Hayek è stata trovata parcheggiata in una strada poco lontano dal confine, nei pressi della località di Yarun, nel settore centrale della Linea Blu.

Nelle stesse ore, un’altra presunta spia libanese ingaggiata dal Mossad, Hanni Qazzi (pronuncia “Azzi”), originario di Rmeish, enclave cristiana lungo la frontiera dominata da località sciite e sunnite, si sarebbe dileguato attraverso la barriera elettrica israeliana assieme alla moglie e ai figli. Anche la sua vettura è stata ritrovata poco lontano dalla strada per Yarun. Lui e Hayek si saranno dati l’appuntamento.

Una settimana prima, due fratelli libanesi, Camille e Rizq A., anch’essi cristiani e indicati dalla stampa come “spie in favore di Israele” si erano dati alla fuga probabilmente attraverso il confine meridionale con “la Palestina occupata”. Magari anche loro parcheggiando vicino alla strada per Yarun.

Questo fuggi-fuggi non può esser casuale: da settimane, l’esercito e i servizi di sicurezza libanesi hanno lanciato una campagna di arresti nei confronti di presunte spie, non solo nel sud del Paese ma anche nella valle orientale della Beqaa.

Domenica scorsa, il sunnita Ziad Homsi, vice sindaco di Saadnayel, ridente località agricola della valle, è stato arrestato perché sospettato, assieme al presunto complice Naser Khattab, di spionaggio in favore del “nemico”. Nella sua abitazione e nel suo ufficio – riferisce martedì la stampa di Beirut, citando un comunicato dell’esercito – sono stati rinvenuti strumenti altamente sofisticati di comunicazione.

Dal gennaio scorso, in tutto 18 libanesi sono stati imputati di fronte al tribunale militare di Beirut accusati di “aver collaborato con Israele, di esser entrati nel suo territorio e di aver fornito informazioni su personalità e posizioni militari libanesi”. Di questi, 12 sono finiti dietro le sbarre, altri sei sono in fuga. Se giudicati colpevoli rischiano la pena capitale, o comunque l’ergastolo e i lavori forzati.

A leggere i resoconti della stampa locale, non sempre basati su informazioni verificate e verificabili, si delinea l’esistenza di una ramificata rete spionistica in favore di Israele composta per lo più da cristiani e drusi originari delle ‘sacche’ non sciite del sud del Libano. Sin dai tempi dell’occupazione israeliana del sud (1978-2000), la cristiana Marjuyun, nel settore orientale della zona frontaliera, era la “capitale dei collaborazionisti” filo-israeliani.

Dalla stampa libanese si apprendono anche numerose “storie” raccontate, sembra, durante gli interrogatori, dagli stessi spioni arrestati: c’è chi, da Nabatiyye, una delle roccaforti sciite, gestiva un benzinaio e un autosalone e riusciva a monitorare gli spostamenti di alti ufficiali di Hezbollah, montando sulle vetture che il Partito gli affidava delle microcamere collegate a un trasmettitore satellitare “letto” direttamente da Tel Aviv.

C’è chi – sempre secondo la stampa locale – usava un’agenzia fittizia di impiego per badanti provenienti da Paesi del Corno d’Africa e dell’Asia sud-orientale come copertura alla sua sotto-rete spionistica. Ma c’è anche chi, un ex alto ufficiale della polizia in pensione, nascondeva gli strumenti di comunicazione con Israele in un thermos da pic-nic e in vecchie lattine d’olio d’auto.

Gli incontri tra queste numerose “spie” e gli agenti israeliani avvenivano, nel rispetto della migliore letteratura di genere, in Europa, in particolare a Roma. Ma anche a Parigi o in Svizzera, e persino nella stessa Israele. Cipro, come vuole la tradizione, era un altro snodo e centro di scambio, “ma ormai troppo sorvegliato”. La nuova frontiera era così diventata la Cina, tanto che Pechino descritta come la “nuova centrale degli appuntamenti” tra spie libanesi e israeliane.

Al di là di queste “confessioni” sulla cui autenticità è bene ancora non pronunciarsi, rimane aperta la domanda: com’è possibile che in pochi giorni, se non in poche ore, due intere famiglie di libanesi riescano indisturbate ad attraversare il confine più blindato del Medio Oriente? Dove si addensano almeno tre eserciti (Tsahal, Laf libanesi, Unifil) e dove si concentrano le tensioni dell’intera regione?

Ufficialmente la missione Onu nel sud del Libano non ha finora risposto in maniera esaustiva.

Chi invece conosce bene il terreno e il modus operandi non solo dell’Unifil, ma soprattutto di Israele e di Hezbollah non ha altra spiegazione se non ipotizzare una completa collaborazione dello Stato ebraico nel passaggio illegale del confine.

“Gli israeliani avranno dato la luce verde e avranno anche monitorato la zona di confine di Yarun per assicurarsi che al momento del passaggio non ci fossero né caschi blu né soldati libanesi”, afferma una fonte vicina all’Unifil.

Lungo la barriera elettrica di Yarun, inoltre, si apre una delle porte militari del confine israeliano, quindi è probabile che anche il professore di matematica paraplegico abbia potuto attraversare con calma e sulla propria sedia a rotelle la frontiera provvisoria tra i due Paesi.

“E poi non dimentichiamo che Hezbollah non ha più i suoi uomini schierati al confine”, aggiunge la fonte vicina alla missione Onu, riferendosi al fatto che dopo la guerra dell’estate 2006 la milizia del movimento sciita ha ufficialmente arretrato la propria linea del fronte al fiume Litani (40 km a nord).

In ogni caso, le notizie di questi arresti e di queste rocambolesche fughe notturne in versione “family pack” fanno molto comodo al Partito di Dio, lanciatissimo in campagna elettorale in vista delle prossime legislative del 7 giugno.

La retorica del “nemico” è ribadita dai suoi massimi leader al ritmo di un discorso a settimana, così come accade per il refrain di Hezbollah sulle presunte inadempienze dell’attuale maggioranza parlamentare. Vicina agli Stati Uniti e all’Arabia Saudita e che dal 2005 domina l’esecutivo di Beirut, la maggioranza è accusata di non fare abbastanza contro i “collaborazionisti” e i “nemici interni dello Stato”.

Sarà forse un caso, ma più ci si avvicina all’appuntamento elettorale e più aumenta la frequenza con cui si apprende dell’arresto di presunte spie in favore di Israele. “Siamo riusciti a penetrare la rete di spionaggio libanese in favore di Israele”, aveva dichiarato con orgoglio qualche giorno fa il generale Ashraf Rifi, responsabile della polizia (le Forze di sicurezza interne, Fsi) e uomo vicino alla maggioranza parlamentare vicina a Washington e Riyad.

Se Hezbollah usa la questione delle presunte spie in chiave elettroale per denigrare la maggioranza, quest’ultima, sempre in vista del voto, potrebbe invece cercare di mostrarsi come attiva nella lotta alle infiltrazioni filo-israeliane. Come a giustificarsi: “Non siamo collaborazionisti. Noi le spie le scoviamo e le mettiamo in carcere”. Altre avranno già trovato una casa oltre confine, priva di barriere architettoniche…

Ultime

Progressi nel disagio demografico

Sarà più facile avere figli

Potrebbe interessarti anche