giovedì 18 Luglio 2024

C’era una volta un lupacchiotto buono

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Poesia, teatro, farsa: Casa Pound e i copioni degli Alemanno e degli Zingaretti

 

Erase una vez un lobito bueno: c’era una volta un lupacchiotto buono. E’ il primo verso della poesia di José Goytisolo “Un mundo a revès” che significa un mondo a rovescio.
La poesia è questa: “C’era una volta un lupacchiotto buono al quale davano fastidio tutti gli agnelli, e c’erano anche un principe cattivo, una strega bella e un pirata onorato: tutte queste cose c’erano una volta quando io sognavo la terra capovolta”. Ha più di mezzo secolo ma è la poesia del giorno. Perché fuori dal sogno e dalla fiaba c’è un copione scritto con mediocrità. Assegna dei ruoli precisi: la strega è brutta, il pirata è furbo, il lupo è cattivo e gli agnelli sono buoni. E’ questa la recita della vita, quella  che, per averla messa a nudo, non  ha lesinato a Pirandello la feroce ostilità di milioni di conformisti che mai gli hanno  perdonato di aver immesso luce, vita e prospettiva sul palcoscenico. Secondo quella commedia ognuno deve avere un ruolo preciso. Magari non è cattivo, anzi è buono? Non può essere un lupo;  deve chiedere scusa di esserlo stato, rinnegare il branco e i genitori e mettersi a brucare. E’ cattivo? Non può essere un agnello, quindi è semmai “agnello che sbaglia”. Ognuno al suo posto rigorosamente oppure cambi squadra e pelle. E’ il pelo che fa il vizio mica l’animo.

Maschere nude: così si chiama la raccolta teatrale di Pirandello, ma mettere a nudo le maschere e dimostrare che non sono le apparenze che contano ma le singole nature è anche il grande pregio e il grande delitto di Casa Pound. Lupi erano, lupi sono e lupi resteranno; ma non sbranano gli agnelli. Il copione li vorrebbe intolleranti e chiusi ma fanno cultura, propongono leggi sociali, non aggrediscono, si aprono. Sono riconosciuti ogni giorno di più dal mondo della cultura, nel loro covo non spolpano gli ossi della selvaggina, anzi invitano e ascoltano comunisti, socialisti, pidiellini, perfino ex brigatisti.
Danno tribuna a tutti, non hanno pregiudiziali e non conoscono alcun anti.

Alla vigilia della cerimoniale fiaccolata contro l’intolleranza organizzata dalle istituzioni comunali, provinciali e regionali competenti su Roma hanno addirittura annunciato la loro partecipazione non di gruppo, non con striscioni o bandiere, non per cavalcare chissà quale onda, ma in piccola delegazione perché hanno osato pensare -o ingenui lupi! – che sia giusto opporsi ad ogni spirale di violenza a ogni grettezza mentale e ad ogni discriminazione nei comportamenti.
Neanche un’ora ed ecco che i maestri di cerimonia (Alemanno, Marrazzo e Zingaretti) hanno tuonato: “non tolleriamo Casa Pound alla fiaccolata contro l’intolleranza”. Perché mai? Perché qualcuno di essi nasce agnello e qualcuno si è pentito di non essere nato così ma anzi di aver debuttato da lupo. “E’ stato un errore di comunicazione” ha anzi avuto modo di comunicare urbi et orbi e soprattutto agli orbi il sindaco de noantri.

Ma come? Non vorrete mica che abbia fatto tanta fatica e tante piroette per niente. Povero sindaco, un po’ di considerazione!
Agnelli e agnellizzato si sono visti irrompere nella recita, quasi come un deus ex machina, il lupo buono, ogni giorno sempre più apprezzato da chi dovrebbe odiarlo, da chi esso stesso dovrebbe odiare o sbranare. Il lupo che ha dimostrato che si può essere lupi e fieri di essere lupi senza per questo chiudersi in tane, rosi da idrofobia, temuti dai contadini, banditi.
Non sia mai: la schiuma è comprensibile, è dello stesso ordine di quello dei farisei quando si accorsero che il Nazzareno parlava al cuore del popolo e, soprattutto, che il popolo parlava il linguaggio del Nazareno.
Non si può fare, no proprio non si può. Liberate Barabba!
Anni e anni di accademia per strappare un ingaggio non possono essere svalutati dalla presenza di sei personaggi che non hanno neppure bisogno di un autore perché sono autentici, sono etimologicamente persone: da phersu, la maschera del nume che, non essendo una nullità, non ha bisogno di maschere artificiali. Essi sono; nella società dell’apparire? No, proprio non si può.
Quindi tanto peggio per gli appelli ai dialoghi, per le crociate contro le discriminazioni, per chi chiede un impegno diffuso e condiviso contro le violenze e le intolleranze. Non ci sarà condivisione per decisione presa di autorità: il lupo minacci cappuccetto rosso!
Deve restare fuori: condicio sine qua non.
E non importa se questa presa di posizione impulsiva e poco ragionata del sindaco sarà letta come incoraggiamento e avallo per chi vorrà attaccare i cattivi e magari perseverare a incendiarne sedi e locali. Roba di poco conto rispetto al grande pericolo rappresentato dalla messa in discussione del copione generale.

C’era una volta un lupacchiotto buono, quando sognavo un mondo capovolto; cioè, con i piedi per terra e non per aria come accade oggi signor sindaco e signori agnelli.
Oggi che il principe principe realmente non è ma malvagio sempre più e che gli agnellini sono molesti, ma per davvero.
Buona fiaccolata. The show must go on

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