venerdì 19 Luglio 2024

Sì c’è violenza in Italia

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Adriano Scianca (su Ideodromo)

“Non siete voi i colpevoli, lo sappiamo. Ma in fondo è come se lo foste lo stesso. Perché è così. Perché ci va. Perché non ci piacete”. Usa le parole un po’ più sfumate del corsivista patentato, Michele Serra, ma in fondo è questo che intende dire con la stilettata lanciata oggi dalle colonne di Repubblica. Lamentando, nel paesaggio urbano di Roma, una “iconografia dominante neofascista”, il giornalista propone una curiosa teoria criminologica che considera lo “Svastichella” di turno un mero prodotto di condizionamenti ambientali magari inconsapevoli ma pure di sicuro colpevoli, sempre e comunque. “Sappiamo distinguere – spiega – tra i lettori di Ezra Pound e quelli che ‘menano i froci’, tra i neofuturisti che arrossano la Fontana di Trevi e quelli che lavorano di coltello”; ma non di meno Serra non esclude che “il clima, il colpo d’occhio, l’ambiente” possano aiutare i balordi a sentirsi a casa propria.
La destra “neofuturista e che legge Pound” (un mago dei rebus, il nostro Serra…) non c’entra nulla, quindi, con aggressioni e pestaggi. Ma è come se c’entrasse, perché a Repubblica gli gira così. La menzogna è verità: miseria del giornalismo orwelliano. Sono gli stessi, del resto, che poi vanno in piazza a cianciare di “libertà di stampa”. E’ vero, c’è un problema di libertà di stampa, in Italia. Il problema sono loro. Sono le accuse gettate al vento, in totale impunità. Senza neanche il buon gusto di aspettare che il clamore (piuttosto ovattato, in verità) dell’irruzione a mano armata nella nostra sede di Pistoia si perdesse nelle nebbie del rumore di fondo. No, non hanno neanche questa eleganza. O forse lo fanno apposta: non sia mai che il cattivo designato possa apparire meno cattivo. Urge benzina per non far spegnere il fuoco.
Repubblica è del resto in buona compagnia, se il Corsera non ha di meglio da fare che scoprire, a mesi di distanza dal lancio on line e a settimane dalla campagna di affissioni, il nostro Manifesto del Turbodinamismo. Scoperta che viene disinvoltamente presentata insieme alle cronache sulle aggressioni omofobe sotto al titolo: “Casapound esalta i picchiatori”. Operazione scopertamente disonesta, che ignora il significato stesso dei termini arte, goliardia, metafora. Operazione alla quale seguiranno, è lecito credere, le chiamate in correità di Marinetti, Nietzsche, del Surrealismo, Sade, Foucault, D’Annunzio e tre quarti degli artisti e filosofi moderni, tutti egualmente impegnati a contraddire l’anestetizzazione politicamente corretta propugnata dai giornalai nostrani.
Alle grida scandalizzate da educande del Corriere e alle accuse mascherate di Repubblica, dal canto nostro, rispondiamo che sì, c’è un problema di violenza, in Italia. Lo sappiamo bene noi di CasaPound, con le oltre 40 aggressioni subite nel primo anno di attività. Ma attenzione: il problema non sono i gappisti in sedicesimo, grumi di viltà che di notte, ben nascosti, fanno scritte, rompono vetrate, mettono bombe, danno fuoco alle sedi. Il problema non sono nemmeno le aggressioni, le provocazioni, i cortei, i presidi. Un virus stupido e reazionario, questo dell’antifascismo militante, che sarebbe facile mettere in quarantena ed isolare, dato che in fondo trova anticorpi ormai vigorosi in corpi e menti che non ne vogliono sapere di tornare agli anni ’70.
No, il problema non sono gli utili idioti. Il problema, come sempre, sono gli altri, i cattivi maestri. Quelli che, senza aver mai rischiato in prima persona, giustificano, applaudono, incitano. Senza di loro, la mattanza quotidiana degli anni ’70 non sarebbe stata tale. Senza il consiglio comunale di Milano che applaude alla morte di Ramelli, senza i famosi scrittori accorsi nella villa di Fregene ad accogliere un Achille Lollo fresco di scarcerazione, i fanatismi armati dei reazionari rossi sarebbero rimasti negli scantinati, senza sentirsi legittimati da giornalisti, politici, intellettuali, sindacalisti e chi più ne ha più ne metta. Si mettano il cuore in pace, i guerriglieri brufolosi: non sono loro il problema. Loro sono semmai un sintomo, il terminale di un meccanismo più grande. A monte, nella preparazione della nuova guerra civile generazionale, c’è la supponenza baldanzosa di chi avalla e giustifica. E’ il napalm d’inchiostro dei quotidiani, sono i toni da guerriglia di un inacidito Erri De Luca che incita i napoletani al linciaggio contro gli irriducibili dell’Hmo, isola non conforme nell’oceano di occupazioni rosse partenopee. E’ l’odio distillato nelle battute ruffiane di un Ascanio Celestini, che accomuna il Blocco Studentesco al crimine organizzato.
Sì, c’è un problema di violenza politica, in Italia. E ha il volto rassicurante di chi a scannarsi in piazza non ci scenderà mai. Perché i veri violenti combattono con la penna.

 

 

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