giovedì 18 Luglio 2024

Se Parigi val bene una messa

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Un discorso sull’islamofobia

 

L’ 11 novembre a Parigi sono intervenuto nell’incontro internazionale organizzato dalla rivista Synthèse Nationale, dall’insieme dei piccoli partiti francesi, con ospiti da Portogallo, Spagna, Italia (io) e Germania.
Dalla Germania il partito anti-moschee e dalla Catalogna quello anti-Islam.
La tiritera era la solita. Il mio intervento è andato controcorrente.
In sintesi ho detto:

“L’immigrazione non è prodotta dall’Islam e non è neppure maggioritariamente islamica.
L’immigazione è voluta, in alto, da Usa e partito atlantico in chiave anti-europea e, in basso, dall’associazionismo clerico-marxista.
Ed è risolvibile solo con la cooperazione euro-araba meglio se con ambienti a logica Baat. In ogni caso che sia la cooperazione la strada efficace lo attestano le scelte governative con la Libia e i risultati che iniziano a produrre.

L’integralismo islamico è utile a Usa e Israele per la fandonia dello scontro di civiltà ma non è da confondersi con la religione islamica.
Quattro anni fa (11 novembre) moriva qui un grande uomo che fu musulmano, Arafat.
Musulmano era uno dei più grandi rivoluzionari del dopoguerra, Nasser.
Saddam, uomo da cui tutti abbiamo da imparare, è morto da grande con il Corano in mano.
Mi rifiuto di considerare la religione islamica in sé come un nemico.
Né capisco perché ve la prendiate tanto con le Moschee e non battiate ciglio con le Sinagoghe.

Non è che vi state facendo manipolare ancora una volta dagli americani?
Cosa fate e dite per l’Europa?
Quando ero giovanissimo la gioventù del Msi, non ancora inquinata dai monarchici, aveva uno slogan in tre parole: Fascismo, Europa, Rivoluzione.
Ora che corrisponde ad una realtà possibile perché abbandonarlo alla ricerca di scenari impossibili, perdenti e dettati dal nemico?
Ribadisco: Fascismo, Europa, Rivoluzione!”

 

Immaginavo di scatenare reazioni furiose ma pochi sono stati i mugugni e, soprattutto, mi hanno dato ragione gli oratori, in particolare quelli che si battono in chiave anti-islamica a Colonia e Barcellona.
Dal che deduco che la battaglia cultuale, psicologica e politica per riscattare un mondo dai condizionamenti che gli hanno imposto i suoi dirigenti incapaci, agenti inconsapevoli, spesso e consapevoli, talvolta, degli americani, non è perduta.

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