Il nuovo anno inizia nella regione Karen con nuove violenze nei confronti della popolazione
civile. A fare le spese della brutalità delle truppe di occupazione birmane e dei loro cani da
guardia, i partigiani del DKBA, è stato il villaggio di Asoon, nell’est del paese.
40 partigiani e 60 soldati di Rangoon sono entrati nel villaggio la mattina del 2 gennaio,
radunando gli abitanti e iniziando a torturare alcuni di essi.
La vigliacca azione è una ritorsione nei confronti dei civili, accusati di aver dato ospitalità la
scorsa settimana a 6 disertori del DKBA, che avevano lasciato le fila dei collaborazionisti
per passare alla guerriglia patriottica dell’Esercito di Liberazione Nazionale Karen.
I soldati hanno aperto il fuoco anche contro alcuni contadini intenti a raccogliere noci e
contro l’abitazione della maestra della scuola, Ohn Cin, che si è data alla fuga.
Il regime birmano nei mesi scorsi ha proposto alla milizia del DKBA di trasformarsi in una
“Guardia di Frontiera” alle dirette dipendenze del comando militare di Rangoon. Il disegno
è chiaro: a pochi mesi dalle annunciate elezioni politiche (che si svolgeranno sulla base di
una costituzione-farsa che garantisce il mantenimento del potere ai militari), il regime vuol
mostrare alle diplomazie che non vi sono conflitti tra di esso e le minoranze etniche.
Questa menzogna ha bisogno di essere sostenuta attraverso l’incorporamento di reparti
Karen nelle forze armate. I comandi dei partigiani collaborazionisti si sono dichiarati
disponibili. Ma non tutti i combattenti hanno intenzione di aderire all’iniziativa. Infatti, le
diserzioni sono quotidiane: i miliziani del DKBA che decidono di tornare dalla parte del
popolo Karen abbandonano i loro reparti e si consegnano agli uomini del KNLA con armi e
munizioni che risultano preziose per la guerriglia antigovernativa.
“Colpiremo i responsabili delle violenze” dichiarano gli uomini del KNLA presenti nella
regione “La nostra missione è difendere il nostro popolo dalla persecuzione e
dall’ingiustizia. Non possiamo perdonare chi, avendo sangue Karen nelle vene, lavora con
gli invasori e fa del male alla sua gente.”
La direzione dell’Unione Nazionale Karen, 48 ore fa, ha lanciato un appello alla
riunificazione di tutte le fazioni in lotta perché si possa formare un fronte comune contro le
truppe d’occupazione.
Intanto le diplomazie occidentali proseguono nelle aperture nei confronti della giunta
birmana. E’ bastato far sentire loro “.odore di fasulle elezioni e, come d’incanto, guardano
i Generali con occhi più benevoli. A dispetto dei rastrellamenti e delle torture nei villaggi
dell’est”.