giovedì 18 Luglio 2024

EVOLA NEL TERZO MILLENNIO E.V.

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“Render ben visibili i valori della verità, della realtà e della Tradizione a chi, oggi, non vuole il ‘questo’ e confusamente cerca l’ ‘altro’ significa dare sostegni a che non in tutti la grande tentazione prevalga, là dove la materia sembra essere ormai più forte dello spirito”

“In ogni caso potrebbe salvare l’occidente soltanto un ritorno allo spirito tradizionale, in una nuova coscienza unitaria europea…Questo è il vero problema”.

Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno.

Tempo di anniversari, tempo di commemorazioni.


Ma allora anche momento di consultivi e di propositi per questo terzo millennio d.C. già iniziato nella guerra e nel sangue, tra invasioni, torture e stragi che preannunciano scontri epocali di popoli e continenti.


L’ 11 giugno 1974 Julius Evola, presàgo della fine imminente, si era fatto portare dal letto alla sua scrivania; quella scrivania che negli anni era divenuta la sua trincea, la linea del fronte, da quando era rimasto paralizzato a Vienna nel ’45, riemergendo dalle macerie dei bombardamenti alleati.



30 anni sono passati e gli invasori di allora sono ancora all’opera: in Afganistan, in Iraq, in Medio Oriente, in tutta l’Eurasia e sull’intero pianeta.


In questo giugno ricorre anche l’anniversario dello sbarco in Normandia, il sessantesimo, come quello dell’occupazione di Roma da parte degli angloamericani, date celebrate dai vincitori e dai governi collaborazionisti.


Allora fu tutta l’Europa a perdere, anche quei francesi e inglesi che oggi “festeggiano la liberazione”. La guerra civile europea oltre ai milioni e milioni di morti, alle distruzioni materiali, alla perdita degli impero coloniali e della centralità dell’Europa nella politica mondiale, ha determinato l’occupazione permanente del continente, che si perpetua da ben oltre mezzo secolo !


E con il crollo dell’ URSS e la vittoria statunitense nella III Guerra Mondiale, la cosiddetta “guerra fredda”, oggi è la Russia stessa ad esser minacciata ai suoi confini e nella sua stessa integrità territoriale, dopo aver perso l’impero.



I “liberatori” sono rimasti, non se ne sono più andati, hanno impiantato le loro basi militari nei paesi europei, i partiti collaborazionisti dell’occupante nei parlamenti nazionali e in quello dell’ U.E.







Anzi, nonostante la fine della divisione europea di Yalta e il dissolvimento d

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