venerdì 19 Luglio 2024

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Giuliano Razzoli campione olimpionico nello slalom

Un sospiro di sollievo e un grido di liberazione. Dopo 15 giorni di delusioni e morale sotto i piedi, ci voleva il sorriso di un emiliano doc per far tornare l’allegria all’Italia. Il trionfo di Giuliano Razzoli nello slalom, che riabilita lo sci alpino alle Olimpiadi di Vancouver dopo lo zero in pagella di quattro anni fa a Torino, ha reso dolce la notte azzurra, regalando quell’oro su cui nessuno ormai sperava più.
Una vittoria arrivata nel finale, quando a Vancouver sta per calare il sipario sulla XXI edizione dei Giochi invernali. Ma l’Italia è abituata agli exploit dell’ultima ora: era già successo ad Atene, nel 2004, quando Andrea Baldini trionfò nella maratona. E dopo la cerimonia del podio alla Medal Plaza, con l’inno di Mameli risuonato per la prima volta a Whistler, a Vancouver, nel quartier generale azzurro è stata festa grande per il campione tutto tortelli e sci. 
Sceso dai monti canadesi, che d’ora in poi avrà nel cuore come il suo scorcio di Appennino, Razzoli ha fatto celebrare nel quartier generale azzurro, insieme al made in Italy gastronomico, un titolo vero.
Il grosso del lavoro lo fanno le gambe che si muovono come potenti stantuffi Giuliano Razzoli è nato il 18 dicembre del 1984 ed ha il compleanno un giorno prima di Alberto Tomba: quasi un destino. “Mi ricordo perfettamente che ad 8 anni vidi in tv Tomba vincere il gigante olimpico di Albertville. Mi emozionai tantissimò'”, racconta Razzoli. Ma paragonarsi e a Tomba proprio non osa: “irragiungibile”. Eppure le somiglianze sono tante. La prima è proprio il fatto di essere emiliani ed appenninici in un sport che si chiama alpino. Razzoli – che durante l’età del suo sviluppo fisico ha dovuto tribolare per risolvere problemi e alla vista ed alla schiena – ha imparato a sciare sulle piste del suo Appennino, a passo Cerreto e sugli impianti di Febbio. In nazionale è arrivato nel 2003 ed è stata una progressione lenta ma continua.
L’anno scorso il primo podio in speciale – la sua disciplina – terzo a Zagabria e poi terzo anche a Kranyska Gora. Quest’anno, un mese e mezzo fa, la sua prima vittoria, sempre a Zagabria, seguita dal terzo posto di Kitzbuehel. Alla vigilia di Zagabria, suo padre Antonio ( che in paese tutti chiamano però Giuliano, come il figlio) giurò che se il figlio avesse vinto in coppa avrebbe chiuso la sua officina meccanica, smettendo di lavorare. Poi partì per Zagabria a seguire il figlio insieme ai soliti tifosi ( sempre allegrissimi ed abbondamente riforniti di cappelletti, che altro non sono che i tortellini in versione emiliana). Tornato a casa, il signor Razzoli si è ritrovato il cancello dell’officina sbarrato con catene chiuse a saldatura: gli amici non avevano dimenticato la scommessa. Chissà cosa succederà ora al cancello di quell’ officina.

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