domenica 22 Dicembre 2024

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La terza età cambia faccia: droga, farmaci, alcol mettono a rischio due milioni e mezzo di connazionali over 65. Che, sempre più longevi, si devono occupare dei parenti più anziani, 80enni e 90enni ai quali gli anziani figli offrono una pesantissima assistenza.
E’ un quadro pieno di ombre quello che arriva dal decimo Congresso della Società Italiana di Psicogeriatria in corso a Gardone Riviera in provincia di Brescia.
Cresce infatti la quota di anziani che fa uso di droghe illegali: si stima ad esempio che oggi siano circa 10.000 gli anziani che consumano cocaina o altre sostanze illegali come marijuana e anfetamine. Il rischio maggiore nell’anziano è quando si crea una situazione di abuso multiplo, cioé si associano il bere smodato con l’autosomministrazione incontrollata di ansiolitici o analgesici. “Spesso ciò avviene in chi già assume farmaci in numero elevato per motivi clinici (talvolta si arriva anche a 12-15); si può quindi formare un ‘cocktail esplosivo’ con danni al fegato, ai reni e al cervello.
Un anziano su dieci – spiega Marco Trabucchi, presidente della Società Italiana di Psicogeriatria – assume cinque o più farmaci psicoattivi al giorno: spesso si tratta di analgesici oppioidi, ansiolitici e sedativi. Il metabolismo dell’anziano è però più lento rispetto a quello degli adulti e i suoi organi sono anche più sensibili agli effetti dei farmaci: cresce così la probabilità che si sviluppi una vera e propria dipendenza”. Cresce anche al ritmo di 50mila all’anno il numero di chi si prende cura di un familiare anziano non più autosufficiente e aumenta anche l’età media di chi assiste: i cosiddetti caregiver, coloro che offrono cure e assistenza, in un caso su quattro ha più di 65 anni. In tutto sono oltre due milioni gli italiani che curano un parente anziano e mezzo milione è over 65. Il conto è impressionante: oltre venti milioni di ore passate ogni giorno a occuparsi di anziani fragili o non autosufficienti, più di sette miliardi di ore di assistenza all’anno per un periodo di 8-10 anni, in continuo aumento.
Il lavoro prestato da chi si prende cura di familiari anziani e malati è oneroso e otto volte su dieci si tratta di donne: mogli, figlie e nuore che dedicano all’assistenza dell’anziano parente oltre 15 ore al giorno. In aumento anche il fenomeno dei caregiver che hanno a loro volta i capelli grigi: uno su quattro ha oltre 65 anni. A rischio il benessere psicofisico di chi aiuta: uno su due va incontro ad ansia, depressione o un vero e proprio esaurimento emotivo e fisico. “Non è più raro che donne over 65 si trovino ad assistere le madri novantenni – osserva ancora Trabucchi, presidente della Società Italiana di Psicogeriatria – Una situazione fragilissima, esposta alle malattie dell’una e dell’altra e all’angoscia di chi presta assistenza per il timore di perdere nel tempo la capacità di essere d’aiuto in maniera efficace.
Il 60 per cento delle donne caregiver non lavora o è casalinga, le altre spesso sono costrette prima o poi a lasciare il lavoro o a chiedere impieghi part-time perché in molti casi non ricevono alcun aiuto dall’esterno”.
Così spesso si prendono poca cura di se stessi, finiscono per mangiare poco e male, non di rado sono a rischio di abuso di tranquillanti o di alcol. Uno su due, entro due tre anni, finisce per sviluppare ansia o depressione; sei su dieci si sentono sempre stanchi, dormono poco e male, riferiscono una sensazione di rinuncia; il 70 per cento di loro finisce per assumere farmaci ansiolitici o antidepressivi.

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