Quest’anno gli dice male.
Il sessantacinquesimo anniversario di non si sa più bene cosa capita di domenica e così la gente lo vive distratta.
Peccato.
Peccato per quelle vecchie mummie che, sbalzate di sella dal fluire degli eventi, si aggrappano al ruolo di custodi di dogmi fondativi nella speranza di mostrar fieri le lucenti e traballanti dentiere. Dice male e tra un anno chissà quanti di loro saranno ancora di questo mondo.
Peccato per quei giovani mitomani maleducati che, nell’illusione di vivere – ma senza troppi rischi – emozioni da anni di piombo, s’iscrivono (avete letto bene) nelle fila dei partigiani. E perché non dei reduci di Annibale visto che ci siamo? Anche a loro dice male la coincidenza del calendario.
Peccato per i (pochi) segugi di Fini che, pur di essere accreditati dai fantasmi, accusano i colleghi del Pdl di essere fascisti. E per tutti quegli ex di An che si prosternano, con la lingua penzolante all’infuori, ossequiosi e scomposti nel portare – essi soli – accuse al fascismo, accuse che non pagano più e che sono fuori tempo massimo da almeno quindici anni.
Peccato per tutti questi pochi, mediocri, fossili ambulanti, prigionieri di ologrammi, di ectoplasmi, di patologie e di complessi, che non si sono ancora accorti di non essere più soltanto degli individui umanamente riprovevoli e indecenti ma dei personaggi oramai fuori era: rigurgiti statici e inerti di un’epoca che non c’è più.
Buona domenica.