venerdì 19 Luglio 2024

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Amianto: condannati 3 ex dirigenti della Fincantieri per la morte di 37 operai

Palermo  – Tre ex dirigenti della Fincantieri, Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonio Cipponeri, sono stati condannati dal Tribunale di Palermo per omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime nell’ambito del processo per le morti bianche causate dall’amianto ai Cantieri navali di Palermo.

 

Il giudice monocratico della prima sezione del Tribunale di Palermo, Gianfranco Criscione, ha condannato a 7 anni e 6 mesi Lemetti; Cortesi a 6 anni e Cipponeri a 3 anni. A tutti e tre sono stati condonati 3 anni. Nei loro confronti i pm Carlo Marzella e Emanuele Ravaglioli avevano chiesto condanne a 23 anni complessivi di carcere.

 

Le vittime di mesotelioma pleurico e asbestosi, malattie provocate dall’inalazione di fibre di amianto usate dai cantieri navali di Palermo sono 37, mentre altri 24 operai sono ancora oggi malati. Il giudice ha disposto anche alcuni risarcimenti milionari, tra cui quello nei confronti dell’Inail (4,2 milioni di euro), che si era costituita parte civile insieme ai familiari delle vittime e degli operai malati.

 

Non ci possono essere attenuanti per chi, consapevole del rischio cui è sottoposto un lavoratore, pur in presenza di normativa sulla sicurezza, non fa nulla perché quel rischio sia evitato o ridotto al minimo – ha detto Mauro Marangoni, direttore regionale dell’Inail Sicilia, commentando la sentenza – un’opera preziosa nella prevenzione degli infortuni può essere svolta operando sulla formazione e sull’informazione”.

 

L’Inail ha contribuito all’avvio delle indagini, con la registrazione e trasmissione alla Procura della Repubblica di Palermo dei numerosi casi di malattie polmonari che avevano colpito gli operai del cantiere sin dagli anni Novanta. “Il prezzo che ancora oggi si paga all’insicurezza in termini di perdita di vite umane – aggiunge Marangoni – è moralmente inaccettabile, perché dietro ad ogni numero ci sono la storia e la vita di persone e di famiglie. Ritengo che occorra prima di tutto un cambiamento culturale, è necessario, infatti, radicare i valori della prevenzione e della sicurezza nel mondo del lavoro, in vista del miglioramento della qualità della vita di lavoratrici e lavoratori”.

 

Soddisfatto Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, per il quale si tratta di ”una sentenza storica per l’importanza delle pene comminate che non hanno precedenti nel nostro Paese”. ”Purtroppo, però – aggiunge -, questo non restituirà alle famiglie i propri cari che sono morti a causa del loro lavoro”. ”L’aspetto più importante di questa sentenza – spiega – è il fatto che stabilisce il nesso di causa-effetto fra la totale assenza di presidi di sicurezza nello svolgimento di lavorazioni ad alto rischio, per la massiccia presenza di amianto, e la morte dei lavoratori”.

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