Dice di non sapere se la casa patrimonio di AN è stata ceduta alla famiglia della sua donna
Non carte, contratti o documenti notarili. Sul tavolo della vicenda della casa di Montecarlo Gianfranco Fini si gioca la carta per lui più pesante e impegnativa: quella della sua permanenza della Camera se verrà dimostrato che suo cognato Giancarlo Tulliani è il reale proprietario dell’appartamento. Nel suo videomessaggio diffuso sul web da Farefuturo e dagli altri siti finiani, il presidente della Camera chiede con forza di fermare “il gioco al massacro”. Fini ammette di aver compiuto alcune “ingenuità “, ma giura di non aver commesso alcun illecito. Qualche “dubbio” dice di averlo anche lui sul ruolo di Tulliani, ma ciò nonostante si dice pronto a lasciare il suo incarico. “Anch’io mi chiedo – dice – chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? E’ Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so, Gliel’ho chiesto con insistenza. Lui ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera. Non per personali responsabilità, ma perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe”.
Se questo è un uomo.
Non sa, egli afferma, se il bene patrimoniale di AN è stato svenduto alla famiglia della sua donna. Già ma svenduto da chi visto che il presidente è lui? E come potrebbe non sapere che fine ha fatto il patrimonio del partito?
Si proclama onesto. Siamo signori, crediamogli pure, ma se lo è, evidentemente è un incosciente pericoloso, un immaturo aggrappato alla gonna, a cui non si può affidare né un centesimo né una decisione.
Un Camerier Bamboccione. Uno che non si rende conto di quel che dice né prova vergogna a mostrare in pubblico la sua imbarazzante sottomissione. Chi rammenta di esser stato uomo, in casi del genere, va a nascondersi, vuol sprofondare. Ma uomini bisogna almeno esserlo stati.
