venerdì 19 Luglio 2024

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L’esercito israeliano ha sparato e ferito gravemente un ragazzo palestinese di 21 anni durante una manifestazione non violenta ad Abasan, villaggio a sud della Striscia, vicino Kan Younis. Il corteo si svolge una volta alla settimana in contemporanea in tre punti diversi lungo il confine con Israele, ma stavolta la manifestazione aveva un significato particolare. Oggi è il 26 settembre, giorno in cui scade il blocco delle colonie israeliane concesso per dieci mesi dal governo di Netanyhau in Cisgiordania, con l’esclusione di Gerusalemme Est, dove i coloni hanno continuato a costruire e dove è andata avanti la distruzione delle case palestinesi.
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha già fatto sapere che non riprenderà i negoziati diretti se Israele non prolungherà il blocco. E oggi i gazawi, i palestinesi di Gaza, uomini, donne e ragazzi che hanno partecipato alla manifestazione, urlavano proprio questo al megafono; stop agli insediamenti, niente trattative dirette senza moratoria. A organizzare ogni settimana i cortei, che si svolgono a Abasan, Magazi e Beit Hanoon rispettivamente al sud, al centro e al nord della Striscia, è il Comitato contro la buffer zone, la zona cuscinetto lungo il confine israeliano larga dai 300 ai 700 metri dove i contadini non possono più entrare a coltivare le loro terre. La buffer zone rappresenta il 30% delle terre cultivate a Gaza. Del comitato fanno parte semplici cittadini, ma anche rappresentanti di partiti come Al Fatah e Fronte popolare, anche se quando si sfila le uniche bandiere ammesse sono quelle palestinesi, mentre è vietato esporre qualsiasi simbolo di partito.
Ad Abasan la manifestazione è cominciata alle 10,30. Prima gli uomini e i ragazzi, dietro le donne, tutte velate. Striscioni con la scritta “No alla zona di sicurezza. La terra palestinese appartiene ai suoi legittimi proprietari”, oppure “Chiamiamo la comunità internazionale a intervenire per interrompere le violazioni di Israele contro la Palestina”. “Siamo qui per difendere i nostril diritti e per proteggere i nostri terreni confiscati dagli israeliani”, dice Iman Abu Draz, 24 anni. “Gli insediamenti non finiranno mai, questa è la poilitica dell’occupazione. La nostra è una lotta non violenta, non abbiamo armi con noi”. ” Invitiamo I nostri fratelli di Hamas ad andare a firmare la carta di pacificazione egiziana che Al Fatah ha già firmato”, dice un’altra voce al megafono. “Chiediamo ai nostri fratelli di smettere di litigare. L’unione della Palestina è la nostra forza”, ribadisce Abdoul Aziz, membro di Al Fatah. “Siamo qui per dare un messaggio al mondo e dare sostegno ai palestinesi che hanno avuto I terreni confiscati”, fa sapere Abu Isa, del Fronte della Rivolta popolare.
Il corteo, 300 persone circa, si ferma a 300 metri dal confine. Le torri di controllo israeliane sono vicinissime. I soldati sparano. Souleiman Abu Anza, 20 anni, studente, viene colpito all’addome da un proiettile. La sua situazione è gravissima. Ora lo stanno operando all’ospedale europeo di Kan Younis. Nell’addome I medici gli hanno trovato un proiettile dum dum, considerato un’arma illegale. Da febbraio, fa sapere l’Ism, l’International Society Movement, nelle manifestazioni non violente contro la buffer zone ci sono stati nove feriti e un morto, Ahmed Deeb.

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