giovedì 18 Luglio 2024

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Milleduecentesima puntata: lo zio ritrova il cellulare della ragazza

AVETRANA (TARANTO) – La prima traccia è stata trovata dopo 35 giorni: il cellulare di Sara, senza batteria e scheda Sim, era in un podere ad alcuni chilometri di distanza dal paese e dal luogo – viale Kennedy, la strada che da Avetrana porta al mare – del presunto ultimo avvistamento della quindicenne, scomparsa il 26 agosto mentre andava a piedi a casa della cugina Sabrina per andare al mare. A trovare il telefonino é stato proprio il padre di Sabrina, Michele Misseri. Lo zio di Sara ha raccontato di aver lavorato ieri sera in un uliveto con un amico. Il terreno si trova sulla provinciale 116 Avetrana-Maruggio, ala periferia di Porto Cesareo (Lecce).

Lì i due hanno bruciato delle stoppie. Stamattina Michele Misseri è tornato sul terreno da solo per recuperare un cacciavite che aveva dimenticato ed ha notato il cellulare, rimasto parzialmente danneggiato dal fuoco, riconoscendo che era quello di Sara: c’erano legati un lucchettino e un ciondolo a forma di lattina. Misseri ha quindi chiamato la famiglia affinché allertasse i carabinieri, che poi hanno prelevato il telefonino. “Forse è stato il destino”, ha commentato in serata la mamma della ragazzina, Concetta Serrano Spagnolo, riferendosi all’improvviso ritrovamento da parte del famigliare dopo giorni e giorni di ricerche da parte delle forze dell’ordine, anche con l’ausilio di unità cinofile. Mamma Concetta questa mattina era in Procura, a Taranto, insieme ai legali della famiglia, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, che avevano preannunciato un colloquio con i magistrati titolari dell’inchiesta, il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto procuratore Mariano Buccoliero. Proprio durante il colloquio è giunta la notizia del ritrovamento del cellulare di Sara.

“Ora sono più confusa di prima” ha detto in serata mamma Concetta, rientrata a casa dopo il lungo colloquio con gli inquirenti, ribadendo la convinzione che Sara “sia stata rapita, di sperare che sia ancora viva e che bisogna indagare su tutti, la famiglia, gli amici”. Di certo, quel telefonino Sara non può averlo gettato via di sua spontanea volontà, per di più togliendo batteria e scheda. Più facile che sia stato lanciato dal finestrino di un’auto da qualcuno che, non da solo, aveva prelevato poco prima Sara con cattive intenzioni. In giornata ha avuta eco anche l’ipotesi di una figlia segreta del papà di Sara, Giacomo, che vive per molti mesi a Milano dove lavora come muratore. Un anno fa una foto della bimba sarebbe stata notata da Sara maneggiando il telefonino del padre, episodio che avrebbe provocato un violento litigio.

“A me non risulta” ha dichiarato la madre di Sara, così come i legali della famiglia hanno riferito che questa circostanza non risulta da alcun atto d’indagine. Domani le ricerche, avviate nella zona del ritrovamento del telefonino con l’ausilio di unità cinofile, riprenderanno in grande stile, col supporto di una ventina di uomini in più. Ma cercare Sara resta sempre come cercare un ago in un pagliaio. Gli inquirenti continuano a non tralasciare alcun indizio; quel cellulare abbandonato in aperta campagna, però, non fa altro che rafforzare l’angoscia di un paese.

 

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