lunedì 1 Luglio 2024

E’ una vera ossessione

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altFini: ora e sempre antifascismo

Gianfranco Fini Tulliani si è recato a Bari il 29 ottobre dove ha ricevuto simbolicamente le chiavi del capoluogo pugliese dal sindaco del Pd Emiliano.
Il gesto di Emiliano si spiega agevolmente. In primis per la forte presenza dei tatarelliani in città, ovvero dei seguaci dell’uomo che costruì ed impose l’ex delfino di Almirante e che, quindi, sono in parte ancora suoi sostenitori ed è bene accattivarseli.
Poi perché, insieme con altri personaggi quali De Luca, Chiamparino, Renzi, Cacciari, Emiliano è rappresentante del populismo speculare a quello berlusconian-leghista; un populismo, diversamente da quello delle destre al governo, politicamente corretto e filo-immigrazione. Con il Gianfranco di via della scrofa, il nuovo Pannella che inalbera i colori di Soros, essi intendono provare a costituire un’alleanza trasversale che compiaccia le multinazionali.
Fini ha colto al volo l’occasione e se n’è uscito dicendo che bisogna difendere l’indipendenza della Magistratura (indipendenza?) perché i giudici sottomessi al governo significano fascismo e – ci dice il prode – non si può tornare al fascismo. Tralasciando le inesattezze contenute nella formula, qualcuno potrebbe magari ricordare a Fini che, in linea teorica (la democrazia è sempre e solo teoria), in democrazia i poteri sono tra loro indipendenti. Dal putsch tecnocratico guidato dagli Usa che va sotto il nome di “mani pulite” tutta la procedura è stata però stravolta, al punto che la stessa polizia che indaga si trova, oggi, ad essere guidata dai magistrati e, quindi, ha perso la sua originaria  indipendenza.
La Magistratura poi, con i poteri speciali di cui fattualmente gode, ha sottomesso il Governo.
Siamo nel quadro opposto a quello paventato da Fini.
Come lo chiama dunque il Presidente della Camera questo autoritarismo?
Fascismo di certo non è. Dia allora un nome a questo potere che si ostina a servire.
Nell’attesa, quel che si  evidenzia dalle esternazioni del cognato di Tulliani è che costui non perde occasione per sbraitare, peraltro contro la tendenza storica, culturale e sociale in atto, il suo trogliditico antifascismo.
Forse  ciò piacerà agli arancioni di Soros e ai lacché di Murdoch, probabilmente sarà gradito dai Montezumolo, riscalderà forse il cuore delle sue magre truppe in disperata ricerca di un’identità dell’abiura e di un’accettazione nei salotti degli incartapecoriti post-sessantottini sempre più liberal.
Forse centrerà questi modesti obiettivi. Di sicuro però attesta una vera e propria ossessione.
Se sospettassimo che il signore in questione avesse una coscienza, ci verrebbe il dubbio che urli più forte solo per tacitare i rimorsi  e nascondere la vergogna.
Purtroppo non nutriamo questo sospetto.
La spiegazione l’attenderemo da un buon psicanalista.

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