venerdì 19 Luglio 2024

Kosovo è Serbia

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‘Diario dal Kosovo’, Gianluca Iannone racconta la missione di
CasaPound Italia e dell’Uomo libero nella ex Jugoslavia

Epilogo – Kosovo è Serbia

Sono appena tornato alla base. Stamane sono uscito dall’albergo alle 4 e, arrivato ad aeroporto ancora chiuso, perché lo aprono alle 4 e 15, mi sono visto annullare il volo Sarajevo/Belgrado a causa della nebbia. Anziché tornare alle 9 a Roma, quindi, mi sono trovato costretto a passare tutto il giorno dentro l’aeroporto di Belgrado, aspettando il fatidico volo delle 18 e 25. Che poi è diventato delle18 e 35 e infine delle 18 e 46. Ultimamente non sono poi molto fortunato con gli aerei… ma andiamo avanti.
Sono appena tornato da sette giorni vissuti intensamente, svegliandoci all’alba e visitando posti speciali. Siano stati monasteri del XIV secolo, monumenti commemorativi, enclavi serbe o luoghi istituzionali per incontri formali con le autorità. Una settimana piena, vissuta con profonda amarezza e senso di sconfitta da un lato, e voglia di costruire, di combattere, di riaccendere la speranza dall’altra.
Di questo viaggio quello che mi rimarrà in mente è un insieme di attimi fermi, nitidi come le centinaia di foto scattate da Fabio. E sono tutte insieme, senza un senso logico, senza una didascalia…
Pianure innevate, ruderi crivellati di colpi, birra serba Jelen, e racchia, e kruscha bevuti sia per combattere il duro freddo nei posti più improponibili della ex Jugoslavia sia per esser davvero cordiali con i nostri interlocutori. E poi le tombe disseminate ovunque senza una logica, le centinaia di pompe di benzina che invadono le strade kosovare quando di macchine non ne girano in realtà così tante, e le filiali bancarie che brulicano, come le bandiere albanesi appese nei palazzi e lungo le strade di Pristina, che non hanno neanche un semaforo o una rotatoria ma hanno la statua di Bill Clinton il liberatore.
E le casette costruite dai serbi, che vengono attaccate di notte dagli albanesi che non li vogliono, o i casermoni costruiti dagli albanesi per circondare le enclavi, attaccati dai serbi per sopravvivere e
difesi dai militari della K-for. E ancora gli ospedali senzamedicinali e con poca apparecchiatura; le macchine senza targa; isegni della guerra ad ogni angolo, su ogni volto; le poltrone anni ‘70 degli uffici ministeriali e degli aeroporti in stile sovietico, con stoffe dai colori orribili e deprimenti e dal ferro indistruttibile; la musica serba presente in ogni locale e sempre a volume alto; il poter ancora fumare nei bar, nei ristoranti; il costo delle sigarette sotto i 2 euro; le fogne a cielo aperto delle enclavi; i lupi squartati e messi in vendita da vecchie megere all’angolo della strada; i bambini albanesi che urlano, scalzi, e ti chiedono con insistenza l’elemosina, i bambini serbi che raramente sorridono e non ti chiedono nulla. Le bandiere sgualcite, i manifesti logori, lemmacerie, le bancarelle di frutta. I monti innevati, i fiumi gelidi, i check point da passare in silenzio, il caffè espresso in tazze giganti. E poi ci sono loro a chiudere il tutto. Uno stormo di corvi neri intenti ad analizzare il contenuto di un cassone, bruciato chissà da quanto tempo.
L’esperienza affrontata con Fabio, Giovanni e Stefano è stata anche un’occasione unica per cementare le collaborazioni con la splendida realtà della Onlus “L’Uomo Libero” e con i ragazzi della Comunità Giovanile di Busto Arsizio. In queste poche righe vorrei esprimere
tutta la stima e l’affetto che provo verso Walter Pilo e tutti i ragazzi di Busto, per le loro attenzioni e per i messaggi che in queste sere ci sono arrivati a flusso continuo.
Quanto ai miei compagni di viaggio voglio ringraziarli dal profondo per avermi sopportato in questi giorni e per aver assecondato alcune mie decisioni non sempre dimostratesi idonee. Nello specifico,
ringrazio Fabio Franceschini per il suo impegno e per la professionalità che ha dimostrato in tutti gli incontri avvenuti e nella creazione dei filmati video; Stefano Gussoni lo ringrazio per la sua naturale simpatia, per il suo accanimento alla guida a base di Redbull e per la serenità che dispensa a getto continuo; Giovanni lo ringrazio per esserci stato in assoluto e per avermi seguito anche e soprattutto “in quella notte da lupi”.
Ringrazio ovviamente Mia, Cristiano e Finita per il loro indispensabile aiuto dalla base, e i web supporters di Cpi e quanti hanno contribuito a diffondere questo Diario dal Kosovo. Ringrazio
anche mia moglie Mari e i miei piccoli Giulia ed Enea che dividono tutto con me e che oggi mi sono venuti a prendere all’aeroporto facendomi sentire l’uomo più ricco del mondo.
Anche questo viaggio si è dunque concluso, gettando il seme per una nuova, grande azione di solidarietà che vedrà impegnata in tutta Italia la nostra Comunità di CasaPound Italia. Verso fine gennaio 2011 è prevista l’uscita del libro edito da L’uomo Libero. Il libro avrà al suo interno vari approfondimenti sulla questione kosovara e sarà scritto prevalentemente da chi il viaggio lo ha fatto. Anche questo mio diario sarà pubblicato al suo interno. Il ricavato della vendita di questo libro sarà interamente devoluto alla scuola di Osojane e all’ospedale di Silovo.
In tutta Italia è nostro compito diffondere la vera storia della minoranza del Kosovo e fare il possibile per aiutarla anche attraverso la presentazione del libro in questione.
Abbiamo promesso che entro maggio 2011 porteremo in Kosovo i due generatori di corrente elettrica, lo scuola bus, l’automobile per il trasporto dei pazienti per la dialisi, vario materiale didattico e medico, un proiettore, del materiale sportivo. Interverremo anche nella creazione della “serra delle fragole”. Insomma, c’è tanto, tanto lavoro.
Ovviamente sappiamo tutti che non sarà facile raggiungere questi obiettivi, ma sappiamo anche che siamo capaci di cose grandissime, e che noi le promesse le manteniamo sempre.
Kosovo è Serbia, amici miei, diciamolo a tutti.

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