venerdì 19 Luglio 2024

Fermate i libici in Libia!

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altL’occidente pietosamente in difesa dei miliziani in rotta. Degna solo la Germania

Le forze del colonnello Gheddafi hanno attaccato la città di Zuwarah, 100 km a ovest di Tripoli, vicino al confine con laTunisia. Il prossimo obiettivo, secondo fonti del governo libico che ha affermato di poter contare su 100 mila volontari, è Ajdabya, 250 km a sudovest di Bengasi. Da stasera a Parigi il G8 dei ministri degli Esteri che affronterà la crisi libica. Prima del vertice, incontro del segretario di stato Usa Hillary Clinton con il presidente francese Sarkozy. Secondo il ministro degli Esteri Frattini “l’unica soluzione” “è un cessate il fuoco immediato che si accompagni ad una misura internazionale”. La Germania ha ribadito la sua contrarietà alla no fly zone; il ministro inglese Hague ha detto che le potenze occidentali dovrebbero discutere la possibilità di armare la ribellione. Stamani Bankitalia ha disposto l’amministrazione straordinaria per Ubae bank, controllata dalla Lybian Foreign Bank e nel cui azionariato figurano Unicredit e Intesa Sanpaolo.
TV, USA-GB-FRANCIA PROMESSO NO-FLY ZONE A INSORTI – Il Consiglio Nazionale libico transitorio ha ottenuto promesse da Washington, Londra e Parigi, per la creazione di una ‘no fly zone’ sulla Libia. Lo afferma la tv satellitare Al Jazira, in una notizia urgente apparsa con una scritta sullo schermo televisivo.
RUSSIA METTE AL BANDO GHEDDAFI E FAMIGLIA – Il presidente russo Dmitri Medvedev ha annunciato  che il leader libico Muammar Gheddafi e la sua famiglia non potranno entrare in Russia e che sarà bandita la possibilità di condurre operazioni finanziarie libiche in territorio russo.
GHEDDAFI AVANZA, ‘MARCIAMO VERSO BENGASI’
Una blitzkrieg in piena regola: in cinque giorni, le forze armate fedeli a Muammar Gheddafi hanno ripreso Zawiya a ovest di Tripoli, riconquistato i pozzi petroliferi, accerchiato Misurata, e ora marciano verso Bengasi, tra notizie di offensive e controffensive. Stamane la Tv di stato libica ha annunciato che Brega, centro petrolifero a metà strada tra Sirte e Bengasi, “é stata ripulita dalle bande armate” ma in serata l’emittente panaraba Al Jazira, citando un comandante militare, ha reso noto che la città era tornata sotto il controllo delle forze ribelli e che aspri combattimenti erano in corso. Notizie ancora impossibili da verificare, come la stessa Al jazira ha ammesso. A Tobruk, a est di Bengasi, secondo i militari in quattro quartieri periferici è stata issata la bandiera verde. Tanto che il governo invita le compagnie petrolifere a tornare a caricare il greggio e i lavoratori degli impianti a tornare al lavoro, e si dice favorevole all’ingresso nel Paese di un comitato dell’Unione Africana che aiuti la soluzione della crisi che per un mese ha attanagliato il Paese. A Misurata, oramai stretta nell’assedio, i militari trattano la resa con i “terroristi al soldo degli stranieri”, mentre più a est le truppe avanzano, prossimo obiettivo Ajdabiya, che dista circa 250 chilometri da Bengasi, prossimo obiettivo, sostengono, dopo la caduta di Ras Lanuf e di Brega, ammesso che la città sia ancora sotto il loro controllo.
Meta finale Bengasi, dunque, dove la popolazione “è ostaggio di pochi terroristi che minacciano una mattanza”, dicono i militari, per i quali questi “gruppuscoli” non rappresentano un problema tattico. E se a Tobruk, ultima grande città prima del confine egiziano, la situazione rischia di infiammarsi dopo l’annunciata sollevazione delle forze fedeli al governo, che hanno issato i vessilli in alcuni quartieri, a Tripoli si è tornati alla normalità, con il traffico compulsivo tipico di una qualsiasi metropoli araba, con tutti i negozi aperti, la gente in strada e un presenza assai discreta di forze dell’ordine. Sul fronte diplomatico, il governo di Gheddafi incassa il sostegno di alcuni Paesi vicini, e bolla come “inaccettabile” la risoluzione approvata a maggioranza dalla Lega Araba, che ha invitato il Consiglio di sicurezza Onu a imporre una ‘no-fly zone’ sulla Libia. La Lega, invitata da Saif Al Islam, il figlio del leader, ad “andare all’Inferno”, ha sospeso Tripoli e affermato, sulla scia di quanto già fatto dalle monarchie del Golfo, che il governo libico ha perso ogni legittimità. La no-fly zone sarà al centro della missione di Hillary Clinton, che martedì arriverà al Cairo. Il segretario di Stato statunitense incontrerà i vertici militari egiziani ma anche esponenti dell’opposizione libica, arrivati nella capitale egiziana già ieri per prendere parte alla riunione straordinaria della Lega Araba.
A rendere più incandescente la situazione ci ha pensato oggi anche Al Qaida, che per bocca di uno dei suoi leader ha esortato gli insorti in Libia a proseguire “la lotta”. E’ la prima posizione ufficialmente espressa dal network del terrore di Osama bin Laden dall’inizio, il 15 febbraio scorso, dei disordini. Una dichiarazione questa che finisce con il confermare le accuse lanciate dal governo: i rivoltosi sono terroristi, non hanno mai avanzato richieste politiche, si sono armati e hanno compiuto stragi perché vogliono destabilizzare il Paese e consegnarlo agli occidentali, ivi compresi quelli che Gheddafi non manca mai di ricordare, gli ex padroni italiani di cui un tempo i libici erano “schiavi”. “Non stiamo utilizzando le armi sofisticate di cui disponiamo”, ha detto oggi il portavoce dell’esercito, Milad Hussein Al Ghilani, “e non le useremmo mai contro la nostra gente”. Ai giornalisti sono stati consegnati i video raccapriccianti di esecuzioni sommarie, decapitazioni, brandelli di carne umana mostrati come trofei. “Vi porteremo a vedere altre città, altre barbarie”, promettono i militari. Fino a Bengasi.
MISSIONE UE GIA’ A BENGASI, GUIDATA DA MIOZZO – Una missione della Ue guidata dall’italiano Agostino Miozzo è stata inviata  a Bengasi. Lo ha reso noto Maja Kocijancic, portavoce della rappresentante della politica estera europea Catherine Ashton.
 

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