Gheddafi è in piazza con il popolo.
(nella foto mercenari della Blackwater a Baghdad)
[update/5, 15.40] I “ribelli” avrebbero occupato la Radiotv. secondo le fonti giornalistiche classiche, avrebbero anche il controllo di Tripoli; non secondo le fonti alternative. Potrebbe essere solo questione di ore. Tuttavia la situazione permane caotica.
Non ci sono novità sui giornalisti Meyssan e Nazemroaya: cinque paesi si sono offerti di proteggerli, ma di fatto non possono lasciare l’hotel dove si sono rifugiati. i “ribelli” li hanno condannati a morte, la nato bombarda l’hotel dove sono rifugiati assieme ad una delegazione di funzionari libici che vi aveva casualmente trovato riparo e ad altri giornalisti.
[update/4, 15.20] ancora Grimaldi aggiorna sui Social Network: caos; centinaia di mercenari (Blackwater?) sbarcati dalle navi usa, inquadrati da ufficiali NATO; Tripoli sotto controlloLealista; non ci sono notizie sui figli di Gheddafi (che attualmente è a Tripoli e non fuggito chissà dove come titolavano mezzora fa, riprendendo Al–jazeera, Corriere e Repubblica).
[update/3, 14.20] i giornalisti Meyssan e Nazemroaya (vedi sotto) sono diventati un obiettivo da eliminare.lo riferisce réseau voltaire (qui il comunicato stampa).
La NATO ha ripreso i bombardamenti, dopo che i “ribelli” sono stati respinti per l’ennesima volta dalla popolazione locale e dall’esercito regolare, come riporta il network rt.
Si sono intensificati i bombardamenti anche nei pressi dell’hotel dove sono presenti i due giornalisti (più altri stranieri), la stampa libica e dove stanotte ha trovato rifugio una delegazione di funzionari libici attaccati lungo la strada.
“Lealisti sparano sulla folla”. non solo è smentita dalle voci sul campo (quante volte in questa sporca e maledetta guerra libica ci hanno raccontato bugie?), ma incredibilmente tace completamente, nello strillozzo del titolo, sul bombardamento a tappeto di cui i pochi coraggiosi non-embedded presenti stanno rendendo conto. Una sproporzione (ed una manipolazione, un’organizzazione del consenso) mostruosa.
PS: le foto festanti non sono di Tripoli, bensì di Bengasi, come riporta ad esempio il quotidiano messicano la jornada, qui.
[update/2] lo storico e giornalista t. meyssan, dal bunker di tripoli (vedi sotto), racconta perché i giornalisti sono stati portati lì sotto e cosa sta accadendo: gli squadroni della morte anglo-cirenaici in città, i bombardamenti sui civili per letteralmente spianare la strada ai mezzi dei “ribelli”.
il giornalista F. Grimaldi, anche lui lì, racconta con istantanee su Facebook e Twitter i bombardamenti NATO su una città che si vuole radere al suolo, ma anche sull’indomita resistenza della popolazione di Tripoli: non appena i raid terminano per permettere l’accesso ai “ribelli”, la popolazione esce fuori e li ricaccia indietro. Giusto il tempo per una foto. Ah, nell’aggiornamento di 1 ora fa, Gheddafi non è nel bunker, ma nella piazza.