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A chi il cielo?

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Lotta tra gli aeroportuali e l’antenna clericale

C’erano una volta le radio pirata, che trasmettevano il rock dalle navi ormeggiate fuori dei confini territoriali della Gran Bretagna. C’erano una volta, appunto. Perché, da qualche anno a questa parte, l’etere è normato in ogni anfratto. E trasmettere su onde non registrate è vietato. Peggio: penalmente perseguibile.
Lo ha scoperto il parroco del duomo di Asolo, romantica cittadina arroccata sulle colline trevigiane a pochi chilometri da Bassano del Grappa. Il quale si è visto gli agenti della polizia giudiziaria piombare in chiesa, intenti a sequestrargli l’antenna e il ripetitore coi quali diffondeva la messa in paese. Colpa delle interferenze: la sua radio usava le frequenze riservate ai piloti per comunicare con la torre di atterraggio. Don Giacomo Lorenzon, denunciato per danneggiamento di sistemi informatici e telematici, martedì non se ne faceva una ragione: “E’ una cosa improvvisa, non so neppure io cosa dire”.
Per raccontare questa storia bisogna fare un salto nel tempo di più di 30 anni.
Era il 1976 quando apriva i battenti Radio Asolo, un’emittente locale che ancora oggi trasmette, diretta da Lucio Baruffa. Una decina d’anni dopo, si trovò un accordo per porre il trasmettitore e l’antenna in centro al paese. E dove meglio se non sul campanile del Duomo, che svetta sotto la rocca della Regina Cornaro? Era il 1986 quando iniziarono le trasmissioni in centro. Poco dopo la Radio decise di cambiare sede. Ma quell’antenna rimase lì, galeotta. I sacerdoti, negli anni, non ci hanno più fatto caso. Ogni volta che c’era da celebrare una messa o una liturgia, accendevano i microfoni. E tutti, in paese, potevano sentire la parola di Dio. In realtà l’eucarestia volava anche più lontano, se è vero che qualche volta s’è udita fino a Castelfranco Veneto, a una ventina di chilometri da Asolo. Nelle ultime decadi molto è cambiato. La radio è stata sostituita dalla televisione e da internet. Ma soprattutto, a Treviso, è stato aperto un aeroporto, il Canova, che, complici le compagnie low cost, è diventato punto nevralgico di passaggio per centinaia di vo­li. E così alcuni piloti hanno iniziato a lamentarsi. Quando passavano in zona di Asolo, c’erano delle interferenze. Particolarmente tra le otto e le nove del mattino, l’orario della messa. Disturbi in cabina. Voci. Parole.
Le segnalazioni sono giunte alla polizia postale di Venezia, che ha inoltrato le carte all’Ispettorato telecomunicazioni e assistenza al volo e al Ministero. Gli agenti, a poco a poco, hanno individuato la sorgente delle onde. La parrocchia di Santa Maria Assunta, appunto. E’ stata formalizzata la notizia di reato, quella prevista dall’articolo 635 bis del codice penale, che punisce chi danneggia sistemi informatici o telematici con il carcere da sei mesi a tre anni. Il pm Francesca Torri, titolare dell’inchiesta, ha disposto il sequestro delle apparecchiature. E così siamo arrivati a venerdì scorso. Quel giorno, don Giacomo non era neppure in canonica. C’era un altro sacerdote, in pensione, che è rimasto basito di fronte alla determinazione degli agenti. “Potevate almeno telefonare prima di sequestrarci tutto”, avrebbe detto il religioso.
Ma alla legge non si comanda. E sebbene le interferenze non avrebbero mai pregiudicato seriamente il volo aereo, così sostengono gli addetti ai lavori, quel trasmettitore e quell’antenna andavano eliminati. Così finisce la storia. Don Giacomo, parroco ad Asolo da soli due anni, si trova a pagare per tutti. Ieri sembrava più dispiaciuto che irritato: “Non mi sono ancora fatto un’idea di cosa sia successo — ha spiegato — sono davvero sprovvisto di informazioni. Non so cosa dire. E’ una cosa improvvisa, meglio non commentare”. Non è chiaro adesso cosa succederà al sacerdote. Gli inquirenti stanno valutando la sua posizione: oltre all’inchiesta penale, rischia pure pesanti sanzioni amministrative. Di certo, per queste feste natalizie, ad Asolo nessuno potrà più sentire la sua voce comodamente seduto in casa. O nella cabina di un aereo.

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